Da oggi LA VITA dei malati, degli anziani e dei portatori di handicap è in PERICOLO

Martedì 11 febbraio la Regione Toscana, prima regione italiana, ha approvato una legge sul suicidio assistito ponendo anche le condizioni per accedervi, ovvero, “una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente”.

 

Perché preoccuparci? Le esperienze Internazionali

A questo punto molti potrebbero chiedersi: “Con una regolamentazione così ferrea, dove sta il pericolo per malati e fragili?”. La risposta la diedi già un po’ di tempo fa nel mio libro: “EUTANASIA. Se la conosci la combatti. Dall’ideologia al reale”. Net testo, trattai il fine vita, non da una prospettiva religiosa ma societaria, esaminando la storia di alcuni Paesi dove l’eutanasia è legale: Belgio, Olanda, Canada da molti anni e Gran Bretagna dove si sta approvando la legge.
Tutte queste nazioni hanno seguito lo stesso iter. Prima la legalizzazione del suicidio assistito, poi dell’eutanasia per i casi più gravi, infine, con il trascorrere del tempo, “le maglie si sono allargate” e tutti i “paletti” sono saltati, e ora in molti la esigono per ogni tipologia di malattia e di disabilità, anche per i minori. Ma, peggio ancora, tanti sono vittime di questa barbaria e il loro ultimo grido straziante prima della “dolce morte” è: “non voglio l’eutanasia”. Ma, ormai, è troppo tardi!
Di conseguenza, non serve possedere una “sfere di cristallo”, per comprendere che l’approvazione della Legge Toscana fa intraprendere anche all’Italia lo stesso percorso. Prendiamo come esempio il Canada, dove la legge BILL C-7 del 17 marzo 2021 ha ampliato le opportunità di accedere all’eutanasia. Ora, per avvalersi della pratica eutanasica, non necessita più essere affetti da gravi malattie fisiche o accentuate disabilità, ma l’accesso è accordato a chi è sofferente di qualsiasi infermità o fragilità; anche la solitudine e l’isolamento. E, dall’11 marzo 2022, è toccato ai malati psichici. Il report del 2024 è drammatico: 1 morte su 20 è provocata dall’eutanasia.
Inoltre non possiamo, scordare quello che io definisco il “problema dei problemi” della nostra Nazione: l’inverno demografico. Poche nascite, una popolazione che invecchia, e ciò comporterà a breve, prima la riduzione e poi l’abolizione dell’attuale sistema sanitario “universalistico” come pure dovrà essere riformulato il sistema pensionistico. Le proiezioni riguardanti il 2030 mostrano che l’assegno mensile del pensionato non potrà superare il 60% dell’ultima mensilità percepita da lavoratore. Pertanto, quale soluzione migliore di avviare i più vulnerabili alla morte? Così l’eutanasia potrebbe divenire una “formidabile pressione” sugli “scarti della società”, dal momento che il malato, l’anziano, il disabile, il sofferente di patologie psichiatriche sono liberi solo formalmente, vivendo una condizione di totale fragilità esistenziale, psicologica e emotiva. Si pensi, esempio, alle sollecitazioni a “togliere il disturbo” che potrebbero essere esercitare su questi sofferenti colpevolizzandoli per i loro costi sanitari e sociali.

Le “cure palliative” una soluzione

E’ giusto e doveroso ridurre la sofferenza; come?
Impegnandosi con serietà e sollecitudine per diffondere la cultura delle “Cure Palliative”. Il dramma maggiore a cui spesso si condanna l’ammalato terminale o il disabile grave è quello di non offrirgli adeguate cure palliative, nonostante che legge 38/2010: “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”, avesse come obiettivo la costituzione di cure palliative e terapie del dolore in tutti gli ambiti assistenziali, in ogni fase della vita e per qualunque patologia ad andamento cronico ed evolutivo, per la quale non esistono più terapie per stabilizzare la situazione. A quindici anni dall’approvazione della legge, sono presenti in Italia solo 242 hospice per un totale di 3.076 posti letto (5 ogni 100.000 abitanti), oltre pochissime Reti Locali di Cure Palliative, mentre si stima che ogni anno, in Italia, oltre 200mila persone dovrebbero essere accompagnate da un approccio palliativo e i numeri aumentano per l’invecchiamento della popolazione.
Ebbene, “la medicina palliativa costituisce una scelta attiva di accompagnamento alla vita, per darle ancora tutto il significato possibile, compatibilmente con una malattia che distrugge a poco a poco il corpo, ma generalmente mantiene integro e vivo ciò che di più significativo c’è nell’uomo: lo spirito e la mente, che dal corpo non sono mai disgiungibili” (Diakonìa della vita. Manuale di Bioetica, Ed. Santa Croce, pg. 383).

I paladini della morte

Leggiamo nel sito dell’Associazione Coscioni, una delle promotrici della legge toscana: “Ogni giorno ci sono malati terminali che si suicidano nelle condizioni più terribili. Sono persone alle quali la legge italiana nega la possibilità di essere accompagnati alla fine della vita senza soffrire, condannando al carcere chi li aiuta”. Che falsità, poiché questa Associazione non ha mai indicato le Cure Palliative, essendo la loro metodologia unicamente l’influenza al “sentire emotivo e pietistico” e, fanno di tutto, affinchè i cittadini si abbeverino alle loro menzogne.

Cittadini fate sentire la vostra voce

Mi auguro che ogni cittadino, gli operatori sanitari e le Associazioni di Volontariato, tutelino le persone sofferenti e fragili con la convinzione che dobbiamo curarle e accompagnarle con la vicinanza, la cura e la compassione, anche mediante una reale applicazione delle cure palliative.
Tra dieci anni come vorrei non aver avuto ragione!

Don Gian Maria Comolli

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