Comolli

La ricorrenza dei 125 anni della Rerum novarum (1891-2016) ci invita non solo a rileggere l’enciclica leonina, considerata la prima pietra nella costruzione della Dottrina sociale della Chiesa nella modernità, ma ci obbliga anche a riconsiderare l’insieme del progetto di Leone XIII, per chiedersi se sia ancora valido. La Rerum novarum, infatti, non è isolata nell’insegnamento di quel Pontefice, ma è inserita in un contesto di altre otto encicliche che costituiscono, insieme, un corpus unitario. Quello, e non solo la Rerum novarum, costituisce il progetto di Leone XIII.

Vediamo innanzitutto il contesto da cui nasce quel progetto. Gli Stati europei, compreso quello italiano, avevano espulso la Chiesa da tre ambiti fondamentali per la sua missione storica: il matrimonio, l’educazione, la solidarietà nella società civile. La legislazione liberale sul matrimonio civile e il divorzio, la statalizzazione della scuola, l’abolizione delle corporazioni e delle opere pie avevano fatto piazza pulita della presenza della Chiesa nell’ambito pubblico. Molti Stati europei avevano poi perseguito iniziative anche più direttamente di vilipendio della religione cattolica, abolendo gli ordini religiosi contemplativi e incamerando i loro beni e avocando a se – con l’exequatur – l’approvazione delle nomine dei vescovi. Formalmente le costituzioni facevano ancora riferimento a Dio come fonte dell’autorità, ma le politiche si dissociavano da questo principio, cercando l’espulsione di Dio dall’ambito pubblico. LEGGI

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