In questo nuovo Anno Liturico, nelle varie settimane, saremo accompagnati dall’evangelista Marco, che scrive il suo racconto della vita di Gesù attorno al 70 d.C., molto probabilmente a Roma, per aiutare i primi cristiani a conoscere profondamente “Gesù Cristo, Figlio di Dio” (Mc. 1,1). Dunque, i destinatari di questo Vangelo, erano coloro che, pur essendo battezzati, rimanevano ancora incerti e superficiali. “Incerti” sulla reale identità del Signore Gesù; “superficiali” nell’aderire al Vangelo. Annota Maggioni nell’introduzione: “In tanti anni sono cambiati gli studi sul vangelo di Marco e, nella misura del possibile, ho cercato di servirmene. Ma, in tanti anni, sono cambiati soprattutto i miei occhi che leggono. Mi pare d’aver capito che l’essenziale non è sempre la ricerca di significati nuovi, ma la penetrazione della bellezza e della profondità di ciò che è detto, che è lì, quasi in superficie, ma di cui bisogna accorgersi. Per accorgersi è necessaria una lettura partecipata e sempre capace di stupirsi. È questo che mi sono proposto nel mio commento. Aggiungo che il mio scopo è di far incontrare la Parola con la vita e la vita con la Parola. È “scontrandosi” con l’esistenza che la Parola svela il suo vero significato”.