CHI E’ L’UOMO NELLA VISIONE CRISTIANA ?(2)

L’UOMO NELLA VISIONE CRISTIANA (2)

Il punto di partenza per descrivere l’uomo nella visione cristiana è l’affermazione di sant’Ireneo di Lione: “l’uomo vivente è la gloria di Dio“! E la giustificazione di questa frase è presente nel “concetto di uomo” proposto dall’antropologia biblica.

Per comprendere questa visione è oppportuno esaminare i primi capitoli del libro della Genesi che descrivono le radici teologiche, metafisiche ed etiche della persona.

Tre quadri (cfr.: Gen. capp. 1-11).

Nel primo quadro è narrata la relazione che si stabilisce tra Dio e l’uomo: “allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Gen. 2,7). L’uomo, plasmato dal fango, non sorge in continuità con il dinamismo biologico inferiore, cioè non segue l’iter di creazione di tutto il resto poichè acquisisce da Dio: un soffio divino, cioè l’anima immortale; la superiorità sulle altre creature; la capacità d’introspezione che per amore Dio la trasmette all’uomo creato a Sua immagine e somiglianza.

-Nel secondo quadro troviamo l’argomento del “nome”: ” allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome” (Gen.2,19). Mostrando I’ uomo che entra in contatto col cosmo ed è invitato ad attribuire il nome alle varie creature, è riassunta l’avventura della scienza, della tecnica e del lavoro. “Dare il nome”, significa la superiorità dell’uomo su tutto. Ma, è opportuno puntualizzare: poiché immagine di Dio, e quindi collaboratore di Dio, l’uomo non è l’arbitro insindacabile o il padrone assoluto del creato: è unicamente, “l’economo di Dio”. Ma anche con molteplici attività da svolgere, Adamo prova solitudine e infelicità.

-Nel terzo quadro entra in scena la donna, creatura umana, plasmata con lo stesso “tessuto” dell’uomo ed avente uguale dignità (cfr.: 2,18-24). Tra i due si stabilisce immediatamente una omogeneità totale, che raggiunge il suo vertice nell’atto d’amore divenendo “una carne sola”, ma mantenendo la propria specificità: l’uomo da uomo, la donna da donna.Da qui ha anche origine la struttura fondamentale della società: il matrimoni tra uomo e donna e la famiglia. La donna, inoltre, rappresenta l’annullamento dell’isolamento solitudine, poichè dolore, gioia, amore, interrogativi…, si trasfonderanno nell’altro e viceversa.

Nel passaggio tra il capitolo 2 e il 3 della Genesi notiamo un’elemento fondamentale che esalta nuovamente l’unicità dell’uomo nel contesto delle altre creature: la libertà. E questa, sarà da Dio, sempre rispettata ed è la risposta all’interrogativo nei riguardi degli episodi di violenza, anche i più barbari: “Perché Dio non interviene?”. Perché Dio è rispettoso della libertà dell’uomo, anche nei confronti della sua salvezza. Invita ma non impone!

Ma purtroppo, la comunione personale con Dio nella conoscenza e nell’amore è offuscata dal “peccato originale”, quando l’uomo accetta di seguire l’invito dell’antico tentatore: “Sarete come Dio” (Gen. 3,4-5), cioè “Sarete indipendenti da Dio; potrete fare tutto quello che vi piacerà”. “Potrete scegliere voi cosa è bene, cosa è male”. E’ l’atto con cui l’uomo si sottrae a Dio e cerca in sé e soltanto in sé la propria identità!

Ma immediatamente l’esistenza lontana dal creatore diviene una maledizione. E’ abbassato il livello della dignità umana, e da quel momento l’uomo entra in crisi, inizia la precarietà dell’esistenza, si introduce il disordine nelle relazioni umane rovinando i rapporti (cfr.: da Caino alla Torre di Babele).

Sono rovinati i rapporti con la donna: la violenza e il dominio nei rapporti sessuali riducono molte volte il fascino dell’ amore a semplice pulsione sessuale o a conquista di un oggetto. Anche il parto avverrà con dolore: “moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli” (Gen. 3,16b). La gravidanza, fonte di gioia e di vita, si trasforma in percorso di dolore!

Sono rovinati i rapporti con il cosmo e si instaura la conflittualità con la terra: “poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato: non devi mangiare, maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita” (Gen. 3,17). Sorge l’ostilità nei confronti del lavoro: “con il sudore del tuo volto mangerai il pane” (Gen. 3,18).

Per l’uomo comincia il periodo del limite, del dolore e della sofferenza; ma Dio promette di non abbandonarlo. Anche il corpo si trasforma in un peso, è destinato alla corruzione, deve affrontare l’assurdità del morire.

Ma l’amore e la fedeltà di Dio all’uomo continua con la venuta di Cristo. Mentre l’umanità viveva la tragedia del dolore e della sofferenza, il Messia annunzia che si sta attuando attraverso di Lui la salvezza. Infatti con la sua morte in croce ma soprattutto con la sua risurrezione l’uomo può nuovamente sperare.

La Sacra Scrittura, dunque, presenta un uomo che, nonostante la sua “fragilità”: è al vertice della creazione ed è superiore a tutte le creature, è ritenuto, come afferma il salmo 61, “poco inferiore agli spiriti celesti” poichè mediante la sua intelligenza può scrutare, dominare e trasformare l’universo; mediante la sua volontà libera può assoggettare a sè le nazioni; mediante i suoi sensi può gustare la bellezza e l’armonia della creazione; mediante la sua mano può tradurre in realtà fisica quello che pensa e desidera.

Hai fatto (l’uomo) poco meno degli angeli, di gloria e di onore Io hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani; tutto hai
posto sotto i suoi piedi, tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci che percorrono le vie del
mare” (Salmo 61, 8-9).

Ma l’uomo rimane sempre limitato per le conseguenze del peccato originale chegli  permette a fatica di cogliere cos’è bene e cos’è male. In altre parole possiamo affermare che I’ intelligenza è soggetta all’ignoranza, all’ errore e all’ accecamento; la volontà è debole; la libertà rischia condizionamenti di ogni sorte.

 

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