DIVORZIO BREVE. GALANTINO: NON E’ UNA CONQUISTA

Via libera dell’aula di Montecitorio alla proposta di legge sul divorzio breve che riduce i tempi dello scioglimento del matrimonio a 12 mesi in caso di contenzioso e a 6 mesi per le consensuali. I voti a favore sono stati 381, 30 i contrari, 14 gli astenuti. Il testo ora passa al Senato. Il testo accorcia i tempi accelera il divorzio: stop alla separazione di tre anni necessari sinora per chiederlo. Il termine scende a 12 mesi per la separazione giudiziale e a 6 mesi per la consensuale, indipendentemente dalla presenza o meno di figli. Se la separazione è giudiziale, il termine decorre dalla notifica del ricorso. La comunione dei beni si scioglie quando il giudice autorizza i coniugi a vivere separati o al momento di sottoscrivere la separazione consensuale. Il divorzio breve sarà operativo anche per i procedimenti in corso.

Il sì della Camera sul divorzio breve “non darà nessun contributo” alla riflessione. Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, non nasconde la sua preoccupazione e, a margine della presentazione di un libro, afferma: “Non credo si possa parlare di conquista, tanto meno definirla storica”.

 Una considerazione che monsignor Galantino fa soprattutto all’indomani dei dati Istat: “Una accelerazione per quel che riguarda il divorzio non fa che consentire una deriva culturale. Togliere spazio alla riflessione non risolverà. Il matrimonio e la famiglia restano il fondamento della nostra società. La fretta non porterà da nessuna parte”.

 Per il segretario generale Cei “il divorzio sprint non darà nessun contributo. Se l’alveo deve essere quello della fretta, del riflettere senza un confronto, allora il divorzio sprint non permetterà alla società di recuperare ciò di cui ha più bisogno”. Il presule parla soprattutto da uomo di Chiesa e dice: “Come prete incontro tante famiglie con problemi. Di questo passo, con il divorzio veloce quante famiglie si sarebbero sfasciate. E invece la riflessione, il più delle volte, mi porta a dire che farebbe prevalere il buon senso e porterebbe a risolvere i tanti problemi che comunque ci sono”.

Avvenire, 29 maggio 2014

 

 

 

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