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ECOLOGIA

UNA “SAGGIA” ECOLOGIA 

 «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra». Così si legge nel libro della Genesi. Questo aspetto del pensiero giudeo-cristiano sulla natura, non permetterà un futuro al nostro pianeta affetto da «global warming» cioè un riscaldamento e un inquinamento insostenibile. Inoltre, anche le risorse fondamentali, si stanno esaurendo. E la Chiesa pone divieti alle concrete proposte della «Deep ecology» per uno sviluppo mondiale sostenibile. Perché? Franco.
La questione ambientale, con forme meno apocalittiche di quelle presenti nel quesito, si è imposta negli ultimi decenni come conseguenza del rapido sviluppo dei Paesi industrializzati. Questo fattore, che influirà sull’equilibrio della biosfera, assume per l’umanità la caratteristica di sfida e suscita un ampio dibattito sui provvedimenti da adottare, ben consapevoli delle responsabilità nei confronti delle generazioni future.

Per questo, dobbiamo adottare una saggia impostazione ecologica anche nella quotidianità, fondata su stili di vita autodisciplinati e sobri per salvaguardare quel creato donatoci da Dio. «In principio Dio creò il cielo e la terra…» (Gn. 1,1), la luce e le tenebre, la terra e l’acqua, il giorno e la notte, i pesci, gli uccelli ed ogni tipo di bestiame…, definiti dallo stesso Creatore, «cosa buona» («e Dio vide che era “cosa buona”» (cfr Gn. 1, 10.12.18.21.25).
Nel meraviglioso disegno di Dio, tutto fu ideato per l’uomo, presentato nei primi capitoli del Libro della Genesi come l’unico individuo a cui il Creatore riservi attenzioni e privilegi particolari, essendo plasmato a sua immagine e somiglianza: «allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente» (Gn. 2,7). L’uomo, forgiato dal fango, non è in continuità con un dinamismo biologico inferiore, quello degli altri viventi, ma acquisisce dal soffio divino l’anima, la capacità d’introspezione e la superiorità sulle altre creature per servirsene responsabilmente. L’uomo è amato da Dio per se stesso, non essendo uno dei molti, ma il primo e il superiore a tutti, e per la sua salvezza, Cristo morì sulla croce. E tutto fu affidato alla sua intelligenza e alla sua responsabilità morale. Significativo è l’episodio dell’ «attribuzione del nome»: «Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi quello doveva essere il suo nome» (Gn.2,19).
Il Creatore, incaricò l’uomo di gestire la terra nominandolo suo «economo», o secondo la tradizione musulmana, suo «luogotenente», colui che opera in sua vece, non per dispotismo ma per glorificare lo stesso Dio. Commenta il Catechismo della Chiesa Cattolica: «La signoria sugli esseri inanimati e sugli altri viventi accordata dal Creatore all’uomo non è assoluta; deve misurarsi con la sollecitudine per la qualità della vita del prossimo, compresa quella delle generazioni future; ciò esige un religioso rispetto dell’integrità della creazione» (2415).

Oggi, nella discussione ecologica, trasformatasi per alcuni movimenti in ideologia, il canone della supremazia dell’uomo è capovolto, sfruttando evidenti strumentalizzazioni basate su catastrofi imminenti, paure diffuse, minacce derivanti dal sovraffollamento della terra; di conseguenza, per «salvare il pianeta», è indispensabile ridurre le nascite.

Argomenti irrilevanti per la problematica come abbiamo evidenziato in precedenza, ma convincenti nel diffondere un odio dilagante per l’uomo. Questa strumentale deriva fu denunciata anche dalla «Charta dei cristiani per l’ambiente», presentata ad Assisi il 5 giugno 2004, da 15 associazioni cristiane e 30 di ispirazione laica ed ambientalista. La Charta, nell’introduzione, sottolinea che «il tentativo della cultura ambientalista dominante è quello di capovolgere il mandato di Dio indicato dalla Genesi» (cfr http://www.portaledibioetica.it/documenti/003256/003256.htm).
Nell’operazione, l’uomo è ritenuto il peggiore dei nemici, descritto da alcuni ecologisti come il cancro del pianeta. Quindi, al mandato di Dio, si sta sostituendo la divinizzazione e l’adorazione della natura; di conseguenza, la crescita civile e lo sviluppo tecnologico e scientifico sono presentati come aggressioni alla terra. Una visione chiaramente riduttiva, non essendo inquadrata in un’interpretazione antropologica più ampia, che ponga al centro l’uomo di oggi e di domani.

Il mondo rimanda al mistero di Dio; per questo, il problema ecologico, coinvolge anche la religione, ed ogni riflessione e soluzione, dovrà abbracciare il filone che san Tommaso d’Aquino (1228-1274), il Dottore angelico, definiva di una «ritrovata amicizia» con Dio, degli uomini tra loro e con la natura. Il peccato originale generò fratture, odio e disordine morale nel sublime progetto di libertà e di equilibrio dei valori e delle forze, ideato da Dio. L’uomo, ponendosi come arbitro nella conoscenza del bene e del male, costituì un regno alternativo, quello di Satana, dove riscontriamo unicamente negatività ed inimicizie.

Per questo, il Regno di Dio, annunciato da Cristo, è armonia con Dio, degli uomini tra loro e con la natura; in altre parole: una «ritrovata amicizia».

Il “nome di Dio” fu profanato, occultato e combattuto nel corso della storia e anche oggi. Nei secoli scorsi con il paganesimo; ieri con marxismo e il comunismo; oggi con l’ateismo, il secolarismo e il relativismo. Ma unicamente dove Dio è riconosciuto ed onorato si diffonde l’ armonia degli uomini tra loro e con la natura.

Il “volto dell’uomo” nel tempo fu vilipeso, offuscato e insanguinato con la violenza, l’emarginazione e l’ingiustizia. Anche oggi nel mondo è tradito, travisato ed umiliato soprattutto nei più deboli, nei fragili, nei poveri e negli emarginati. Anche in questo caso, unicamente dove il volto dell’uomo, di ogni uomo e di tutto l’uomo, a prescindere dall’età, dall’etnia e dallo stato di salute è rispettato e venerato essendo il volto di Dio, sgorga l’armonia con la natura.

«Dio vide che erano cose molto belle». Le bellezze della natura, a volte sono danneggiate e distrutte dall’uomo, avendo adottato atteggiamenti errati nel rapporto con l’ambiente. Inquina l’atmosfera, produce il buco dell’ozono e l’effetto serra, utilizza pericolosi diserbanti, produce scorie radioattive, distrugge le foreste. E così, l’aria e l’acqua, due dei maggiori beni ambientali, oltre che scarseggiare, si mutano in fonti di malattie e di morte, mettendo a rischio la sopravvivenza degli uomini d’oggi ed aprendo incognite sulle probabilità vitali delle generazioni future. Non possiamo scordare, inoltre, gli azzardi compiuti nei confronti dell’ ecologia umana, causati dalla nefandezza della contraccezione, dalle tecniche di fecondazione artificiale o di ingegneria genetica che manipolano le sorgenti della vita e dalle biotecnologie sui vegetali che sollevano ampi problemi etici.

Esclusivamente l’ amicizia con Dio e la fraternità tra gli uomini consentiranno l’autentico rispetto della natura e dei beni, nella consapevolezza che l’ambiente è da custodirsi con la massima cura.

Dobbiamo trasformare l’ecologia da problema in opportunità di sviluppo e di crescita economica e civile, collocando a fianco dell’attuale politica ecologica l’aspetto antropologico.

Un «ecologia umana» ci suggerirà idonee soluzioni per il futuro!

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