Eutanasia: una definizione in tre punti
Per il Glossario di Bioetica, “morte dolce” ha finito coll’indicare il “dare la morte ad un soggetto con prognosi infausta”, anche se non è detto che “morte rapida” sia sinonimo di “morte dignitosa”
“Morte dolce”, che ha finito coll’indicare il “dare la morte ad un soggetto con prognosi infausta”, anche se non è detto che “morte rapida” sia sinonimo di “morte dignitosa”: si può intendere infatti come “morte dolce” la morte vissuta con coraggio e in compagnia dei cari; il dare la morte è un atto dirompente per il corpo sociale, a differenza della sospensione delle cure inutili da cui deve essere distinta.
Realismo
Letteralmente vuol dire “morte dolce”; nella accezione comune vuol dire “morte provocata (al fine di evitare gravi sofferenze)”, che mal si distingue dal suicidio assistito di una persona consenziente. Nel quadro dell’eutanasia rientra la sospensione delle cure mediche salva-vita, cioè il decreto di non rianimare se sopravviene un rischio impellente per la vita o di togliere le medicine e addirittura l’idratazione e l’alimentazione. Parliamo dunque di un’eutanasia attiva e di una passiva (o omissiva).