Chi ascolta la sofferenza dei figli?
Un dramma ben taciuto e mascherato che la società italiana sta vivendo è quello del divorzio famigliare in continua crescita dimenticando che i soggetti coinvolti il più delle volte sono almeno tre: marito, moglie e figlio/i, e questi sono coloro che subiscono le maggiori sofferenze a livello affettivo e psicologico ma l’egoismo dei genitori spesso le ignora.
Il divorzio, legalmente denominato “scioglimento del matrimonio” fu approvato in Italia il 18 dicembre 1970 con la legge n. 898. Nel 1974 fu indetto un referendum per abrogarlo ma la maggioranza della popolazione decise di mantenere in vigore la legge, e da allora, i numeri di separazione e di divorzio sono in continua crescita.
Nel 1995 per ogni 1.000 matrimoni si contavano 158 separazioni e 80 divorzi mentre nel 2013 si è arrivati a 311 separazioni e 182 divorzi per un totale, in un anno, di 88.797 separazioni e 53.806 divorzi. E il 72% delle separazioni e il 62,7% dei divorzi hanno riguardato coppie con figli avuti durante il matrimonio (Dati Istat).
Ora, alcune forze politiche, intendono rendere il divorzio ancora più facile approvando una legge definita “il divorzio breve” che potrebbe essere votata dalla Camera dei Deputati e dal senato entro la fine di maggio. La legge intende ridurre a un anno i tempi della separazione dai tre attuali, propedeutici all’ottenimento del divorzio. Sul tema del “divorzio breve” si è espresso contrariamente il cardinale A. Bagnasco, presidente della CEI nella Prolusione al Consiglio Permanente nello scorso marzo. “I tempi più lunghi tra la separazione e il divorzio sono in una funzione di aiuto, non vogliono essere una coercizione”. I tre anni oggi previsti per ottenere il divorzio “sono, da parte della società e dello Stato, una possibilità perché le persone coinvolte possano far decantare l’emotività, le situazioni di conflitto per un tempo di maggiore riflessione e di pausa in modo da affrontare con maggiore serenità un passo così grave”. “Accorciare questo tempo – ha proseguito il presidente della CEI – apparentemente può essere una maggiore considerazione della libertà degli individui ma sarebbe, dall’altra parte, una facilitazione ad una decisione così grave, non solo per i coniugi ma per il Paese intero”, perché “se due persone stanno insieme con un progetto comune – ha concluso – questo è molto importante per tutta la società e non è un fatto meramente privato”.
Agli “irresponsabili” che in Parlamento hanno proposto questo disegno di legge e agli altrettanti “irresponsabili” che lo voteranno, vogliamo proporre alcune riflessioni perché ben comprendano i drammi che il divorzio porta con sé.
1.Il divorzio non è un problema unicamente cattolico ma investe tutta la società civile, atei compresi. E’ un grosso equivoco rinchiudere “l’indissolubilità del matrimonio” nel solo ambito del cristianesimo poiché questo è un principio che può essere compreso da tutti anche solo mediante la ragione. Ogni matrimonio, celebrato con rito religioso o civile, comporta un “consenso libero degli sposi” che si promettono un amore esclusivo ed eterno di fronte a qualsiasi situazione e l’apertura alla generazione e educazione dei figli.
2. Il divorzio è una grave ingiustizia nei confronti dei figli e procura loro sofferenze affettive e psicologiche. Tra le centinaia di lettere sull’argomento che popolano il web ho scelto quella di Anna che ben descrive il suo dolore e il suo disagio.
“Ho 23 anni e i miei genitori sono divorziati da 10. Se ripenso a tutti questi anni devo dire che il divorzio di certo non ha migliorato la vita di nessuno di noi, anzi, di certo ha peggiorato la mia, ma quello era ovvio, ma non vedo la felicità neppure nella vita dei miei. Io e mio fratello, che ha un anno meno di me, non li consideriamo neppure dei genitori. Ci hanno rovinato la vita e lo fanno tuttora. Credete che la guerra tra loro, dopo tutti questi anni, sia finita? Sono ancora lì a farsi dispetti. E sempre attraverso me e mio fratello, perché pensate che siano abbastanza maturi da parlare come due persone civili? Ci hanno fatto passare l’inferno. Mio papà mi ha torturata. Dovevo sopportare ore e ore d’insulti verso mia mamma (e stare zitta) e dovevo portargli il conto delle spese e chiedergli l’assegno di mantenimento, ogni mese. E ogni volta non voleva pagare certe spese e allora si litigava. Io avevo 14 anni. Ma vi rendete conto? Come fanno dei genitori a caricare una ragazzina di certe responsabilità e poi venivano a piangere da me ed io dovevo consolarli. Quanto li detesto!E mia mamma non pensate che sia stata da meno… A lei devo riconoscere che ha fatto davvero un sacco di sacrifici per mantenerci perché mio papà non le ha mai dato nulla. Ma è uscita con un sacco di uomini finché non se n’è portata a casa uno e ci ha fatto una bambina. Ma dovevate vedere questo tipo; uno schifo d’uomo. Io e mio fratello ormai avevamo 19 e 18 anni e vivere con un estraneo, che passava le giornate a dormire non potevamo sopportarlo. Mio fratello allora è andato da mio papà che ha pensato bene di andare dal giudice e farselo affidare, per poi sbatterlo fuori di casa dopo un mese dalla sentenza, così lui figura di mantenere mio fratello ed io di essere sotto mia mamma. Il fatto è che mio fratello abita con noi e non ha mai ricevuto un euro dal mio grandioso papà ed io nemmeno, visto che lui doveva mantenere mio fratello. Con quella specie di compagno di mia mamma ho litigato furiosamente e ora se n’è andato. Mi sento terribilmente in colpa verso la mia sorellina, ma d’altra parte dovevo difendere mio fratello, che ormai non poteva più convivere con quell’uomo del cavolo. Io sono all’università. ho un appartamento in affitto e vado avanti con la borsa di studio. Mio papà e mia mamma mi danno 80 euro ciascuno per l’affitto, ma adesso sono tre mesi che mio papà magicamente si dimentica di versarmi il bonifico. Mio papà mi dà dieci euro di mancia quando vado a mangiare da lui, circa due domeniche al mese e pretende di ricevere il regalo a natale e al compleanno. Genitori miei fate schifo! Scusate il lungo resoconto”. (Da forum alfemminile.com).
Una lettera molto chiara che non necessita alcun commento ma solo serie riflessioni da parte di certi padri e madri.
Abbiamo, inoltre, anche delle ricerche internazionali che dimostrano questa sofferenza affettiva e psicologica.
-Una ricerca del 1993 di B. Elshtain, docente presso varie università americane e studioso del rapporto tra politica ed etica, mostra che negli Usa 3 suicidi su 4 in età adolescenziale coinvolgono ragazzini di famiglie divorziate (cfr. L. Pesenti, Appello laico per la famiglia, in “Il Domenicale”, 6-03-2004, pp. 1-2)
-La ricercatrice inglese dell’Istituto Civitas, R. O’Neill, ha rilevato che il 16 % dei bambini tra i 5 e 15 anni di età, che vivono in famiglie divorziate soffre di disturbi psichici, contro l’8 % dei loro coetanei che vivono con entrambi i genitori. Tali bambini, inoltre, hanno una probabilità tre volte superiore di ottenere cattivi risultati a scuola e il doppio dei rischi di contrarre malattie psicosomatiche.
-Anche crescendo la situazione non migliora. J. Wallerstein – J.M. Lewis – S. Blakeslee dimostrano in una ricerca che i figli dei divorziati soffrivano per il 50 % di depressione e fornivano prestazioni professionali non all’altezza delle loro capacità (cfr. J. Wallerstein – J.M. Lewis – S. Blakeslee, The Unexpected Legacy of Divorce, Hyperion 2000).
Dunque, è del tutto falso sostenere che quando i genitori non vanno d’accordo è meglio per i figli che essi divorzino; tenne che nei casi in cui i conflitti divengano molto forti.
3.Ma anche per gli uomini e le donne divorziate la situazione non sembra migliore; il divorzio fa male anche ai divorziati.
Dal Rapporto Caritas 2014 “False partenze” su povertà ed esclusione sociale emerge che oggi l’indigenza colpisce molti reduci dalla chiusura di un rapporto matrimoniale. Il 66,1% dei separati che si rivolgono alla Caritas dichiara di non riuscire a provvedere ai beni di prima necessità. Gli effetti negativi della separazione colpiscono anche l’ambito fisico (maggiori probabilità degli sposati di cadere nell’alcolismo e nelle altre dipendenze) e psicologico: il 66,7% accusa un più alto numero di sintomi rispetto alla pre-separazione giungendo anche al suicidio.
Anche per le donne la situazione non è migliore; ad esempio le donne divorziate hanno il doppio di probabilità di cadere in povertà rispetto a quelle sposate.
Da ultimo non possiamo dimenticare le dinamiche di violenza che innesca un divorzio con implicazioni penali. Dal gennaio 1994 all’aprile 2013 la cronaca ha registrato 1708 omicidi maturati in seguito a divorzi.
Che cosa ha causato questo boom di divorzi?
Innanzitutto l’attacco mediatico che da anni continua nei confronti della famiglia come pure stili e comportamenti discutibili.
– I nefasti modelli culturali di rapporti offerti dal contesto socio-culturale;
– la rinuncia al “sacrificio” che l’unione definitiva comporta;
– il martellante discredito dell’ “impegno definitivo”;
– la diffusa separazione tra matrimonio e procreazione;
– la figura che la donna ha dovuto assumere negli ultimi decenni: moglie, madre, lavoratrice;
– la figura del padre messa in discussione rispetto al passato;
– il concetto di amore sempre più romanizzato;
– la rinuncia di alcuni genitori all’educazione ai valori umani e cristiani, punti centrali di ogni programma pedagogico.
– l’esasperato individualismo che quotidianamente cresce nella nostra società.
Il Consiglio d’oro di papa Francesco: “Sposi, non andate a dormire senza prima aver fatto la pace”
Nell’Udienza Generale del 2 aprile 2014, papa Francesco ha parlato del sacramento del matrimonio, definendo gli sposi “icona dell’amore di Dio”, “sacramento che ci conduce nel cuore del disegno del Signore”. Uomo e donna creati per amare, nella loro unione realizzano questa vocazione a vivere insieme. “Per questo” ha continuato il Papa, “l’uomo lascia la sua casa, la casa dei genitori e va a vivere con sua moglie e si unisce tanto fortemente a lei che i due diventano – dice la Bibbia- una carne sola”.
E poi Francesco inizia a esprimere il suo punto di vista sul matrimonio. Prima di tutto parla della preghiera l’uno per l’altro che rende più forte il legame tra gli sposi; poi ricorda le tante difficoltà che s’incontrano “per il lavoro, i soldi che non bastano mai, i bambini che hanno problemi”. E poi scende al concreto, il Papa sa che si litiga in casa e che “alcune volte volano i piatti”. E qui riprende un consiglio già dato ad Assisi il 4 ottobre: “L’amore è più forte del momento nel quale si litiga e per questo io consiglio sempre: non finite mai la giornata senza aver fatto la pace”. “Sempre” perché non è necessario chiamare le Nazioni Unite che vengono a casa a fare la pace”. E allora l’importanza di un piccolo gesto, di una carezza che tutto cambia.
L’ultimo suggerimento del Papa è racchiuso in una triade: “permesso, grazie, scusa”. Tre parole “magiche”, dice il Papa ma quanto possano pesare! Pesano quando si è arrabbiati o stanchi dopo una giornata da lavoro. Però, “tre parole che si devono dire sempre, tre parole che devono essere di casa”. “ ‘Permesso’, per non essere invadente nella vita coniugale… ‘Grazie’ per quello che hai fatto per me. E siccome tutti sbagliamo, quell’altra parola che è un po’ difficile a dirla, ma bisogna dirla, è ‘scusa’”.
Tre parole che insieme alla preghiera e al fare pace a fine giornata rendono un matrimonio felice e allontana il fantasma del divorzio.