L’ “INDIFFERENZA” contro l’uccisione e la persecuzione dei cristiani

PERSECUZIONE DEI CRISTIANI

Ogni anno, centinaia di cristiani che non abiurano o rinnegano il Signore Gesù, sono uccisi e tanti altri soffrono molteplici discriminazioni e abusi. Ma sono “dimenticati” e “abbandonati” dalla comunità internazionale e forse anche da noi che spesso possediamo scarsa sensibilità a questi drammi.

 Numeri

Dai dati forniti dalla “World Watch List 2016”* di “Porte Aperte” (cfr.: www.porteaperteitalia.org) apprendiamo che la persecuzione dei cristiani nel mondo cresce in media di 2,6 punti all’anno. Oltre 7.100 cristiani uccisi nel 2015 contro i 4344 del 2014 e le chiese attaccate nel 2015 sono state 2400 contro le 1062 del 2014, quindi il doppio rispetto all’anno precedente. Il Rapporto evidenzia, inoltre, le violazioni della libertà religiosa in oltre 50 Paesi, tra cui Cina, Sudan, Corea del Nord, Nigeria, Pakistan, Iraq, Siria… Non possiamo scordare, infine, secondo i dati diffusi dalla Ong “Open Doors”, i 150 milioni di uomini e donne che nel mondo “soffrono” per la fede che professano. Ad esempio, 700mila sono fuggiti dalla Siria in 4 anni; il 70% dei cristiani ha abbandonato l’Iraq dal 2003; in Corea del Nord circa 70mila persone sono in carcere; nel Pakistan ogni anno 700 donne sono vittime di conversioni forzate all’islamismo.

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 I 3 colori diversi nella mappa servono per segnalare 3 gradi di persecuzione (in base al punteggio): Estrema (100-81), Molto Alta (80-61), Alta (60-53,4).

Concentrandoci sull’Africa, 16 Paesi della WWList 2016 sono africani e 7 figurano nelle prime 10 posizioni. Vogliamo ricordare la Nigeria dove in 12 regioni i cristiani sono trattati da  “cittadini di serie B”; il Kenya dove numerosi cristiani sono costretti ad abbandonare le aree a maggioranza musulmana; l’Eritrea, il Paese nel quale una moltitudine di cristiani si avventurano per fuggire nel deserto con tutti i rischi conseguenti. In questo Stato, inoltre, dalle 2000 alle 3000 persone sono state arrestate negli ultimi mesi e detenute in prigioni, subendo pesanti torture.

Le cause principale della persecuzione anticristiana sono “l’estremismo islamico” in 35 dei 50 Stati della lista, la notevole accentuazione del nazionalismo religioso e la “paranoia dittatoriale(Eritrea, Corea del Nord…).

 Un caso tra i molti: la donna cinese sepolta viva

In Cina, a Zhumadian, nella provincia dell’Henan,  lo scorso mese (il 14 aprile)  una donna, Ding Cuimei, è morta “sepolta viva” mentre con il marito (un pastore protestante) voleva ostacolare la demolizione della loro chiesa. La poveretta per arrestare le ruspe si era posta davanti alle chiesa, ma il manovratore non ha esitato a farla precipitare nella buca che ha poi riempito di terriccio. Il marito Nguyen Cong Chinh salvatosi, è stato condannato a 11 anni di carcere con l’accusa di “attentato all’unità nazionale”.

Dalle persecuzioni fioriscono le vocazioni

E’ il caso del Pakistan dove il 95% della popolazione è di religione mussulmana e la Chiesa cattolica è oggetto di persecuzioni religiose spesso a sfondo estremista; i cristiani hanno subito un attentato jihadista anche la sera di Pasqua. Non possiamo inoltre scordare che nel Paese aumentano i condannati anche a morte o all’ergastolo per “blasfemia”. Esempio emblematico è Asia Bibi, madre cattolica di cinque figli; è rinchiusa nel “braccio della morte” dal 2009 con l’accusa di blasfemia.

Dai dati forniti all’agenzia Fides da padre Inayat Bernard, rettore del Seminario di Lahore, apprendiamo che dall’inizio del 2015 ad oggi sono stati ordinati 23 sacerdoti e 15 diaconi saranno ordinati presbiteri nel 2016. Anche i seminari sono affollati: all’Istituto Nazionale di Teologia di Karachi studiano 79 seminaristi e 96 al Seminario San Francesco Saverio a Lahore.

“Persecuzione educata”

Accanto alle sanguinose e crudeli persecuzioni scoviamo anche quella che papa Francesco definì il 12 aprile 2016 nell’omelia della Messa celebrata nella cappella della Domus Sanctae Marthae: “persecuzione educata”. “Si presenta  – ha esposto  il Papa – travestita come cultura,  travestita di modernità, travestita di progresso”.  Si riconosce “quando viene perseguitato l’uomo non per confessare il nome di Cristo, ma per voler avere e manifestare i valori di figlio di Dio”. Più concretamente, il Papa ha ricordato ai presenti che “la vediamo tutti i giorni che le potenze fanno leggi che obbligano ad andare su questa strada e una nazione che non segue queste leggi moderne o almeno che non vuole averle nella sua legislazione, viene accusata, viene perseguitata educatamente”. È “la persecuzione che toglie all’uomo la libertà, anche della obiezione di coscienza! Dio ci ha fatti liberi, ma questa persecuzione ti toglie la libertà! E se tu non fai questo, tu sarai punito: perderai il lavoro e tante cose o sarai messo da parte”. Chi è per il Papa “il capo” della “persecuzione educata”? “ll capo della persecuzione educata – ha continuato Francesco – Gesù lo ha nominato: il principe di questo mondo. Lo si vede quando le potenze vogliono imporre atteggiamenti, leggi contro la dignità del figlio di Dio, perseguitano questi e vanno contro il Dio creatore: è la grande apostasia”. E la conclusione interpella tutti: “la vita dei cristiani va avanti con queste due persecuzioni. Ma anche con la certezza che il Signore ci ha promesso di non allontanarsi da noi: ‘State attenti, state attenti! Non cadete nello spirito del mondo. State attenti! Ma andate avanti, Io sarò con voi’ ”. “State attenti”, ci invita il Papa, al “totalitarismo culturale” per rimanere  liberi e non succubi della cultura dominante e preponderante che toglie il diritto ad esprimere le proprie idee nel nome dell’ “uniformità” e dell’ “allineamento dei valori” non solo religiosi ma anche umani propri della cultura e della tradizione di un popolo. Affermavamo alcune settimane fa: è in gioco la nostra libertà, quindi non “compriamo” nulla a “scatola chiusa” e non rinunciamo mai ad essere “uomini pensanti”.

 “L’indifferenza”: il primo atteggiamento da sconfiggere

La sera di venerdì 29 aprile l’acqua della Fontana di Trevi di Roma ha assunto il colore rosso, quello del sangue versato dai cristiani barbaramente uccisi. E questo gesto simbolico ha anche evidenziato il nemico “dell’indifferenza” che molti (Stati e cittadini) assumono nei confronti di questo dramma che continua anche nel XXI secolo.

Alcuni presenti hanno sottolineato questo inaccettabile e intollerabile comportamento.

Facciamo memoria, questa sera, del sangue dei martiri cristiani, versato per la violenza degli uomini e il peccato nel mondo. Come sostiene Papa Francesco, anche il silenzio e l’omertà sono peccato!” (Cardinale Mauro Piacenza).

Il Papa ci ricordava che l’indifferenza fa tanto male e tante vittime quanto le armi. Ebbene, noi spesso siamo impotenti di fronte alle armi, ma contro l’indifferenza possiamo fare qualcosa: siamo qui per dare una vicinanza seria a quanti stanno soffrendo” (Monsignor Nunzio Galantino).

Il silenzio sullo sterminio dei cristiani in Siria è una vergogna per tutta l’Europa e una perdita per tutta l’umanità” (Monsignor Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo).

E, infine, Alfredo Mantovani, presidente dell’ Associazione “Aiuto alle Chiese che soffrono” ha affermato: “Noi la domenica scegliamo magari la Messa più comoda, la più corta (e io aggiungo: “magari non ci partecipiamo proprio”) e non pensiamo che ci sono luoghi dove c’è chi fa chilometri a piedi solo per poter assistere a una Messa rischiando la vita”.

 Complici o voci denuncianti?

Di fronte alla tragedia di Auschwitz molti si chiesero: “Dov’era Dio ad Auschwitz e nell’ora dei diversi genocidi?” ma forse, l’autentica domanda dovrebbe essere: “Dov’era l’uomo ad Auschwitz e nell’ora dei diversi genocidi?”.

Lo stesso vale per le odierne uccisioni e persecuzioni dei cristiani: “Dove sono gli Stati e i singoli che invece di gridare il loro sdegno e la loro indignazione, preferiscono tacere?”.

 

*”La WORLD WATCH LIST elenca 50 paesi secondo l’intensità della persecuzione che i cristiani affrontano per il fatto di confessare e praticare attivamente la loro fede. E’ compilata da analisti di Porte Aperte specialisti della persecuzione, ricercatori ed esperti sul campo operativo e indipendenti all’interno dei vari paesi. I livelli assegnati sono basati su vari aspetti della libertà religiosa, nella fattispecie identificano principalmente il grado di libertà dei cristiani nel vivere apertamente la loro fede in 5 aree della vita quotidiana: nel privato, in famiglia, nella comunità in cui risiedono, nella chiesa che frequentano e nella vita pubblica del paese in cui vivono, a cui si aggiunge una sesta area che serve a misurare l’eventuale grado di violenze che subiscono” (dal Comunicato Stampa del 13 gennaio 2016 di Porte Aperte ONLUS).

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