Il tentativo di introdurre questa legge è stato respinto per la terza volta in 18 mesi dal parlamento di Belfast
L’Irlanda del Nord è l’ultimo bastione rimasto, nel Regno Unito, a difesa dei valori tradizionali. Se n’è avuta dimostrazione ieri sera, quando a Belfast l’Assemblea legislativa ha bocciato il disegno di legge sul matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Il same sex marriage, già approvato in Inghilterra, Galles e Scozia, si è arenato in aula parlamentare grazie alla resistenza condotta da due partiti di estrazione protestante, il Democratic unionist party e l’Ulster unionist party.
Ancor prima del voto, i due partiti hanno chiesto e ottenuto la petition of concern, una clausola usata in Irlanda del Nord ogni qual volta un disegno di legge rischia di minare la difficile convivenza tra le due comunità, cattolica e protestante. Attraverso questa clausola, una delle due comunità può ottenere il diritto di veto su una determinata legge al fine di evitare la prevaricazione – da un punto di vista politico, sociale, religioso – di una delle due fazioni sull’altra.
Così è stato per la legge sui matrimoni omosessuali, bocciata dalla componente protestante del parlamento nordirlandese e approvata, invece, dai deputati repubblicani e di estrazione cattolica. A proporre questa norma, del resto, era stato proprio il Sinn Féin, storica espressione politica dei cattolici nordirlandesi, nato nel 1905 come movimento indipendentista dal Regno Unito, cui a quei tempi apparteneva tutta l’isola d’Irlanda.
La posizione del Sinn Féin su questo tema non coincide, tuttavia, con quella della Chiesa cattolica. In una lettera aperta ai parlamentari dell’Assemblea legislativa, i vescovi nordirlandesi hanno scritto: “Il matrimonio per tutti mette a repentaglio un fondamento chiave del bene comune. Non siamo di fronte a una mera convinzione religiosa, ma anche di fronte a una questione logica. Tutti, religiosi e non religiosi, sanno che la famiglia è quella basata su una donna e su un uomo, che è il posto ideale per un bambino. Questo è un mattone fondamentale della nostra società”.
Mutuando quanto recentemente ribadito da papa Francesco all’Ufficio Internazionale Cattolico per l’Infanzia, i presuli hanno rammentato ai politici che il bambino “ha diritto di crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva”.
Indicazioni raccolte non dal Sinn Féin, ma dalla gran parte dei cittadini nordirlandesi a prescindere dall’appartenenza religiosa. Almeno, stando alle dichiarazioni di un importante esponente del Democratic unionist party, Mervyn Storey, che ha difeso il suo voto contrario al disegno di legge ricordando che “sin dagli albori della creazione” il matrimonio è l’impegno di unione tra un uomo e una donna che dura per tutta la vita. “Molti protestanti, molti cattolici, molte persone di altre confessioni non vogliono alcun cambiamento della definizione di matrimonio”, ha aggiunto il deputato.
Quello di ieri sera a Stormont (nome del Parlamento di Belfast) è stato il terzo tentativo vano, negli ultimi 18 mesi, di introdurre il matrimonio tra persone dello stesso sesso in Irlanda del Nord. Esattamente un anno fa, un disegno di legge analogo fu respinto con 53 voti contro i 42 favorevoli. Belfast resiste al “pensiero unico”.
ZENIT, 30 aprile 2014