Aborto bambino Down

L’immagine del bambino Down sopravvissuto all’aborto alla 23esima settimana, che piange e urla fino a spirare sul tavolo di una sala operatoria dell’ospedale “Sacra Famiglia” di Varsavia, rimarrà scolpita a lungo nella memoria polacca. Perché questa immagine è stata capace di svelarne un’altra, quella di un secolo, il XXI, plagiato dal progressismo efficentista. Quella della finzione di una democrazia senza verità, puntellata dai media internazionali che hanno subito messo a tacere le polemiche. Quella del debole che grida aiuto mentre viene scartato dagli aguzzini civilizzati dalla legge per perfezionare con ferocia la specie. Rendendo sempre più incomprensibile il concetto di carità, ormai archiviato dai cervelli occidentali fra le astrazioni senza carne.

Sembreremmo inevitabilmente condannati a sopravvivere immersi in un freddo perbenismo. Se non fosse per la sofferenza senza colpe. Chi, infatti, non ha sentito almeno un fremito di compassione nel pensare al piccolo handicappato che piange agonizzante? Nemmeno gli animali si lasciano più morire in questo modo. E così quello scarto giudicato inutile, in poche ore di vita, ha fatto più di quello che tanti “sani” (secondo gli standard neopagani) sanno fare in ottant’anni di esistenza. LEGGI

4 aprile 2016

VITA – Down sopravvive all’aborto, l’urlo che non si scorda