Adozioni coppie gay

“UN BAMBINO NON E’ UN CANE O UN GATTO DA NUTRIRE E BASTA, ALLOGGIARE E BASTA”

Alcuni giorni fa la Corte di Cassazione italiana ha rigettato il ricorso contro la sentenza della Corte d’ Appello, che aveva stabilito l’affidamento esclusivo di un ragazzo alla madre, convivente con una donna. Questa sentenza ha risollevato nei massmedia la drammatica questione dell’affidamento dei bambini alle coppie gay. Io sono totalmente contrario, e mi è venuto alla mente una frase che la scrittrice Oriana Fallaci scrisse nel testo l’Apocalisse: “Un bambino non è un cane o un gatto da nutrire e basta, alloggiare e basta”. Come è possibile arrivare a giustificare queste adozioni che sono totalmente ‘contro natura’ ”? Giuseppe.

 Per intitolare questa “pillola di saggezza”, come risposta all’interrogativo di Giuseppe, ho preso anch’io a prestito questa famosa fase di Oriana Falacci che riprenderò al termine all’interno del contesto in cui fu pubblicata. Ben comprendo, che questo titolo è alquanto gravoso, ma anche la tematica che esaminiamo è assai compressa e potrebbe influire negativamente sul futuro della nostra società e sulle giovani generazioni.

Quando si tratta tematiche riguardanti l’omosessualità è sempre doveroso richiamare il massimo rispetto che dobbiamo a queste persone come ci ricorda un documento del Magistero della Chiesa Cattolica. “Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali sono state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev’essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni” (CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Cura pastorale delle persone omosessuali, 1986, 10). (LEGGI)

 Per affrontare correttamente l’argomento dobbiamo separare la sentenza della Corte di Cassazione dalla problematica dell’adozione di un bambino da parte di una coppia omosessuale.

Alcuni giorni fa, la prima sessione civile della Corte di Cassazione, ha respinto con la sentenza 601/2013 il ricorso di un immigrato islamico, residente a Brescia, che si era appellato all’alta corte contro la sentenza della Corte d’Appello di Brescia che il 26 luglio 2011 aveva ordinato l’affidamento esclusivo del figlio alla madre. L’immigrato motivava il ricorso facendo notare che la sua “ex” era andata a vivere convivere con un’assistente sociale della comunità per tossicodipendenti dove la madre del bambino aveva trascorso un periodo per disintossicarsi. Di conseguenza, la famiglia in cui viveva il ragazzo, composta da due donne unite da una relazione omosessuale, non era idonea, sotto il profilo educativo, a garantire l’equilibrato sviluppo del minore. La Corte di Cassazione, che come unica regola e interesse, avrà avuto il bene del ragazzo, ha respinto il ricorso del padre, però con una motivazione che lascia alquanto perplessi. Per i giudici non è sufficiente il “mero pregiudizio” che sia “dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale ma va dimostrato”. Troviamo inoltre altri discutibili passaggi: “non ci sono certezze scientifiche o dati di esperienza” ma solo “il pre-giudizio” che dà “per scontato ciò che invece è da dimostrare, ossia la dannosità di quel contesto famigliare”.

La sentenza, ovviamente, ha scatenato reazioni opposte e strumentalizzazioni ideologiche e politiche, ad esempio, di chi ha voluto leggere nella sentenza ciò che non c’era. Ma ha pure accresciuto le preoccupazioni di tanti. La sentenza, anche se sarà applicata a quell’unico caso, potrebbe aprire le porte, come già chiedono molti esponenti politici del centro-sinistra ad un possibile riconoscimento giuridico, nel futuro, delle coppie di persone omosessuali con la conseguente possibilità di adozione di bambini, come già avviene in alcuni Paesi europei.

E’ un’anomalia legislativa che ci preoccupa non solo a livello cristiano ma anche umano perché, ancora una volta, è stravolta sia una costante dei nostri costumi, ma soprattutto la specificità della stessa natura umana e il fatto che i bambini hanno bisogno di un padre e di una madre. La diversità sessuale, uomo e donna, dimostra anche a livello educativo, che nessuna persona, possiede in sé “tutto l’umano”, presente, nella sua completezza, unicamente nell’unione maschile e femminile. Padre e madre sono complementari, e il bambino ha bisogno di questa complementarietà.

Ma vediamo alcune reazioni.

Il vescovo Domenico Segalini, presidente della Commissione per il Laicato, commentando la sentenza ha affermato: “La civiltà non si costruisce per sentenza”. “Non si può costruire una civiltà attraverso le sentenze dei tribunali. Non può essere la legge a stabilire quale sia il rapporto migliore con i genitori. Né tocca a un tribunale dire quale sia la situazione ottimale per un bambino. Credo di non offendere nessuno se dico che a questo bambino il meglio che l’umanità può dare sono un papà e una mamma” (Avvenire, 12.1.2013, pg.5).

Il famoso don Antonio Mazzi parla di “Pronunciamento contro natura”. “La Cassazione va contro natura perché è la natura stessa che richiede che un bambino viva con un padre e una madre. La corte dice che non ci sono ‘certezze scientifiche’ o ‘dati di esperienza’ per sostenere che un bimbo possa subire danni da una convivenza con una coppia gay? Ci sono secoli di natura che dicono che un bambino deve stare con un uomo e una donna”. (Avvenire, 12.1.2013, pg.5).

Questa è la visione della Chiesa Cattolica, ma molti laici l’hanno fatta loro.

Stupisce, invece, la posizione del senatore PD Ignazio Marino affermando che è stato “Sancito un principio di civiltà”. “La Corte di Cassazione ha sancito un principio di civiltà: dovremmo smettere di guardare a temi così importanti, come sono i diritti civili, con lenti del novecento. La conoscenza scientifica deve contribuire ad eliminare certi tabù e credo che le persone che si amano debbano, a prescindere dal loro sesso, avere gli stessi diritti”.

La sentenza della Corte di Cassazione, come pure il senatore Marino e molti altri, definiscono “mero pregiudizio” il fatto che sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino crescere all’interno di un’unione omosessuale, mentre questo rischio è già stato dimostrato più volte a livello scientifico.

Anche recentemente, un sociologo dell’Università del Texas, Mark Regnerus, ha condotto e pubblicato sulla rivista “Social Science Reserach” i risultati di una ricerca sui figli delle coppie omosessuali, dal titolo: “Più a rischio suicidio e malattie”.

Ecco alcuni risultati:

-Il 12% dei figli delle coppie omossessuali pensa al suicidio contro il 5% dei figli delle coppie eterosessuali;

-il 40% dei figli delle coppie omossessuali è più propenso al tradimento contro il 13% dei figli delle coppie eterosessuali;

-il 28% dei figli delle coppie omossessuali sono disoccupati contro l’ 8% dei figli delle coppie eterosessuali;

-il 19% dei figli delle coppie omossessuali ricorre alla psicoterapia contro l’ 8% dei figli delle coppie eterosessuali;

-il 40% dei figli delle coppie omossessuali contrae patologie trasmissibili sessualmente contro l’8% dei figli delle coppie eterosessuali;

Lo studio di Regnerus è stato giudicato come “la ricerca scientifica più ampia e più dettagliata a livello internazionale” ed è stato condotto direttamente sui figli maggiorenni delle coppie omosessuali. Anche il “New York Times” ha evidenziato positivamente la ricerca in base alle valutazioni di 18 esperti e docenti universitari che l’hanno definita “attendibile” e “rigorosa”.

E concludiamo, riportando le considerazioni della scrittrice O. Fallaci, da cui abbiamo tolto il titolo dell’articolo. “In una società, in qualsiasi angolo della Terra, in qualsiasi Paese, esclusa la Spagna di Zapatero, il matrimonio è I’unione di un uomo e di una donna. (…) Non capisco perché in una società dove tutti possono convivere liberamente cioè senza dar scandalo o essere considerati reprobi, gli omosessuali sentano I’ improvviso e acuto bisogno di sposarsi. (…) Spero che sia un’isteria temporanea un capriccio alla moda, una forma di esibizionismo o di conformismo, perché, se non lo è, si tratta d’una provocazione legata alla pretesa di adottare i bambini e sovvertire il concetto biologico di famiglia. Insomma un’intimidazione”.

Poi continua: “Le leggi dello Stato non possono ignorare le leggi della Natura. Non possono falsare le parole ‘genitori’ e ‘coniugi’. .Lo Stato non può consegnare un bambino, cioè una creatura indifesa e ignara, a genitori coi quali egli vivrà credendo che si nasce da due babbi o da due mamme e non da un babbo e da una mamma. E a chi ricatta con la storia dei bambini senza cibo e senza casa rispondo: un bambino non è un cane o un gatto da nutrire e basta, alloggiare e basta. E’ un essere umano, un cittadino, con diritti inalienabili. Ben più inalienabili dei diritti o presunti diritti di due omosessuali con smanie materne o paterne” (L’Apocalisse, Rizzoli, Milano 2004, pp. 222-224).

11 gennaio 2014

ADOZIONI COPPIE OMOSESSUALI

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