Andrea Tornielli

Tempi.it, 20 settembre 2017

Vatileaks 3. Burke: «Su Orlandi documento ridicolo. Da quando un falso può essere vero?»

Intervista a Greg Burke, direttore della Sala Stampa della Santa Sede. Le carte pubblicate da Fittipaldi sono un «falso fin dalla prima riga».

«Falso e ridicolo, lo abbiamo già detto e ribadito in un comunicato il giorno in cui i due quotidiani hanno pubblicato questo presunto “documento”, non c’è niente da aggiungere. Siamo arrivati a un livello bassissimo di giornalismo dove il vero o il falso non sono più importanti: se il documento è falso, è falso, mi pare essenziale». Il documento “patacca” è quello pubblicato lunedì scorso da repubblica.it come anticipazione del nuovo libro Gli impostori del giornalista dell’Espresso Emiliano Fittipaldi, lo stesso estratto riportato dall’edizione cartacea del Corriere della Sera.

«FALSO E RIDICOLO». «Falso e ridicolo fin dalla prima riga in cui si cita una “prefettura” dell’Apsa (Amministrazione patrimonio della santa sede, ndr), che non esiste», ribadisce a tempi.it Greg Burke, direttore della Sala Stampa della Santa Sede riferendosi a questa carta consegnata a Fittipaldi da una fonte in un bar del centro di Roma e titolata “Resoconto sommario delle spese sostenute dallo Stato Città del Vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi (Roma 14 gennaio 1968)”. Una sorta di nota-spese (quasi 500 milioni di lire, sprovvista di fatture o giustificativi) relativa agli anni 1983-1997 che vorrebbe attestare i costi della gestione del rapimento di Emanuela Orlandi, ripartiti in voci quali “allontanamento domiciliare” o “attività investigativa relativa al depistaggio”.

GLI ERRORI. Pur propendendo egli stesso per la farloccaggine dell’incartamento, Fittipaldi dichiara che si tratta di un «documento ben fatto, fosse un falso non ho mai visto un falso di questo tipo», «se è un falso è un falso di un interno che conosce bene questa vicenda». Ma che evidentemente non conosce l’”ecclesialese”: come ha spiegato il vaticanista Andrea Tornielli su Vatican Insider, si tratta di «un documento su carta semplice, senza intestazioni ufficiali, né timbri né firme manoscritte», a redigerlo sarebbe stato il cardinal Lorenzo Antonetti, presidente Apsa, indirizzandolo a «Sua Riverita Eccellenza» (anziché «Sua Eccellenza Reverendissima») i cardinali Giovanni Battista Re, allora Sostituto della Segreteria di Stato, e Jean Luis Tauran, peccato che il nome dell’allora “ministro degli Esteri” vaticano sia Louis. Il veterano della diplomazia curiale e già nunzio a Parigi «avrebbe dimenticato il francese?», chiede Tornielli, aggiungendo: «Per quale motivo nel 1998, con un’inchiesta della magistratura romana ancora in corso, i vertici della Santa Sede coinvolti (in questo caso la Segreteria di Stato) avrebbe chiesto all’Apsa un rendiconto completo delle spese dell’operazione, con fatture e pezze d’appoggio senza nomi in codice, aumentando così il numero delle persone informate sui fatti e le possibili fughe di notizie?». E ancora, «per quale motivo la Segreteria di Stato avrebbe gestito un’operazione del genere usando l’Apsa come ente pagatore, e non utilizzando invece i fondi riservati (Fondo Paolo VI) a sua disposizione per le emergenze?».

VATILEAKS 3? Resta il fatto, ed è la tesi di Fittipaldi, che il “documento” merita delle risposte in quanto proviene dall’archivio di monsignor Lucio Vallejo Balda, già segretario della Prefettura per gli Affari economici della Santa Sede e imputato di Vatileaks 2, processo seguito alla pubblicazione di due libri contenenti le carte top secret della commissione Cosea di cui era segretario: Via Crucis di Gianluigi Nuzzi, e Avarizia, appunto, di Fittipaldi, imputati nello stesso processo. «Il Vaticano ha fatto un passo avanti: se il giornalismo viene fatto rispettando tutte le regole deontologiche e ovviamente le notizie sono vere questo non può che essere l’esito», «è un giorno importante per tutta la comunità dei giornalisti», aveva commentato Fittipaldi il giorno del loro proscioglimento. Lo stesso Fittipaldi che intervistato da askanews sul documento ammonisce: «Vero o falso che sia secondo me dà inizio a una nuova stagione di fughe di documenti riservati, è un Vatileaks 3». «Ma chi lo dice? – commenta Burke a tempi.it –. Anche questa è una novità del giornalismo, dove il falso assume importanza e ha pure una presunzione di verità». Della verità sul mistero mai chiarito di Emanuela Orlandi per ora non resta quindi che un presunto documento, un giornalismo a caccia di verità accreditate su carteggi plausibilmente falsi e depistanti, e il riacuirsi del dolore immenso della famiglia Orlandi, alla quale, afferma Burke citando il comunicato della Santa Sede, «la Segreteria di Stato ribadisce la sua partecipe solidarietà».

Caterina Giojelli

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