B. Haring

 “APPUNTI DI PASTORALE DELLA SALUTE” (2) – LA SALUTE, IL CONTESTO SOCIETARIO E NOI.

Dove siamo.

Dopo aver brevemente definito il concetto di “Pastorale della Salute”, prima di offrire delle indicazioni concrete, vogliamo esaminare come oggi “la salute” è avvertita nel contesto societario, memori della indicazione di monsignor G. Bonicelli, arcivescovo emerito di Siena, che in una “Lettera pastorale” alla sua diocesi ammoniva: “Non dobbiamo dimenticare che la realtà complessa non richiede più attività, ma più pensiero, più contemplazione, più discernimento”.

 Salute e malattia, oggi.

 Salute

“La vita e la salute fisica sono beni preziosi donati da Dio” (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2288). Dunque, la salute, è un elemento basilare dell’esistenza, un dono di Dio e un valore da “curare” e da “custodire”. Ma attenzione: il “bene salute” non è assoluto ma relativo, o meglio dobbiamo contestualizzarlo nel progetto globale della vita: “Se la morale richiama al rispetto della vita corporea, non ne fa tuttavia un valore assoluto. Essa si oppone ad una concezione neopagana che tende a promuovere il culto del corpo, a sacrificare tutto, a adorare la perfezione fisica ed il successo sportivo” (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2289). Inoltre, la salute, è sempre circondata da “limiti” con i quali è indispensabile convivere: fragilità, sofferenza, dolore… Ma, il deterioramento della salute e il moltiplicarsi delle fragilità, non annullano la sacralità e la dignità della vita umana. La salute non coinvolge unicamente il corpo ma “l’unitotalità dell’uomo”, e per tutelarla è primario vegliare anche sulle componenti psicologiche, sociali e spirituali, affiancando ed intersecando il vocabolo “salute” con quello di “salvezza” essendo strettamente concatenati e possedendo le stesse coordinate. Non a caso, i due termini, dispongono della stessa radice comune: “salus” cioè totalità, pienezza e realizzazione. Inoltre, nei primi secoli della storia, salute e malattia, erano ritenute condizioni trascendenti, soggette alla benevolenza o malevolenza delle divinità. Il vocabolo “salute” è dinamico, trasformandosi nelle varie epoche a seguito di elaborazioni storico-culturali. Negli ultimi decenni, la percezione della salute, ha assunto accezioni più ampie, assumendo rinnovate connotazioni, trasformandosi da semplice “assenza di malattia” a visioni che ostentano lo stretto rapporto con gli stili di vita e lo sviluppo personale e sociale. Così la definì l’ “Organizzazione Mondiale della Sanità” (OMS): “La salute è un completo benessere fisico, mentale e sociale, e non la mera assenza di malattia”. Ma la definizione è “utopistica” particolarmente nei termini: “completo benessere” e va integrata con la visione personalistica, comunitaria e sociale dell’uomo. E’ di supporto la Nota “La pastorale della salute nella Chiesa Italiana” che afferma che la salute: “Non si rapporta unicamente a fattori fisici ed organici, ma coinvolge le dimensioni psichiche e spirituali della persona, estendendosi all’ambiente fisico, affettivo, sociale e morale in cui la persona vive ed opera” (n. 6). Di conseguenza: “Un rapporto profondo è avvertito tra salute, qualità della vita e benessere dell’uomo” (n. 6). Dunque, nella società contemporanea, il “concetto di salute” ha modificato caratteristiche e finalità rispetto al passato, giungendo ad un “sistema” che pone accanto alla salute “la prevenzione” e il coinvolgimento totalmente della collettività. La salute “allargata”, che potremmo anche denominare “ben-essere”, interessa elementi individuali e societari della persona essendoci un rapporto vitale tra salute, autorealizzazione e pienezza dell’esistenza. Perciò, l’argomento, va esaminato nel contesto della “visione olistica dell’uomo”, dato che ogni evento riguardante la vita o la società può trasformarsi “in pericolo” per la salute: dalla minaccia di una malattia alla perdita del lavoro, da una delusione sentimentale alla morte di una persona cara. Il bioeticista P. Cattorini aggiunge un ulteriore elemento alla discussione: “la libertà”, definendo la salute: “benessere o equilibrio psico-fisico, che rende possibile una positiva qualità del vivere ed un agile esercizio della libertà” (Modelli di medicina. Crisi e attualità dell’idea di professione, Vita e Pensiero, pag. 82). La salute, “liberata” dal dominio egemonico della medicina ed aperta ai vari saperi, rivela che questa è un “progetto complesso” che l’uomo deve assumere come un compito da realizzare e da concretizzare responsabilmente. La “salute” non è unicamente un sentirsi, ma prevalentemente “un esserci”; una presenza nel mondo con gli altri per realizzare attivamente le spettanze della propria vocazione. Questa visione di salute, paradossalmente diverge dal pensiero dominante e più diffuso nelle società post-moderne che mirano primariamente “all’apparire”, identificando la salute prevalentemente con una forma fisica favorevole e con l’ invidiabilità del corpo, che per alcuni, è idolo e contemporaneamente ostacolo. Nelle strade, cartelloni pubblicitari, promettono benessere; nelle farmacie molteplici prodotti assicurano l’eterna giovinezza, e le città sono invase da palestre, centri massaggio e beauty center. Ma quando il corpo invecchia e si imbruttisce, gli uomini e le donne privi di certezze, cultura e idoneità critica, si abbandonano alla ribellione e alla disperazione. La salute del corpo, dunque, è un dono ragguardevole come ricordava il Libro del Siracide: “Non c’è ricchezza migliore della salute del corpo” (30,16a), ma non può porsi come finalità primaria ed esclusiva dell’esistenza. Immediatamente, l’antico autore, aggiunge: “E non c’è contentezza al di sopra della gioia del cuore” (30,16b). Per concretizzare parzialmente questa ampia visione non possiamo trascurare “i percorsi educativi e formativi”, poichè le colonne portanti della salute, accanto al progresso della medicina sono lo stile di vita e i valori, dunque è essenziale anche il coinvolgimento morale ed etico. Un’ aforisma popolare afferma: “quando abbiamo la salute, abbiamo tutto!”. Ed è vero! Ma questa saggia deduzione spesso è contraddetta da stili di vita e comportamenti nocivi.

Malattia

Ciò che preclude la realizzazione degli obiettivi evidenziati va ricondotto alla malattia che “non è più configurabile come semplice patologia, rilevabile attraverso analisi di laboratorio, ma è intesa anche come malessere esistenziale, conseguenza di determinate scelte di vita, di spostamento di valori e di errate gestioni dell’ambiente materiale umano” (La pastorale della salute nella Chiesa Italiana, n. 6). Pertanto, anche il concetto di malattia, è stato modificato e rettificato. Abbraccia le molteplici dimensioni della persona come già nell’antichità richiamava il poeta e retore romano D. Giovenale: “mens sana in corpore sano”. Inoltre, anche la malattia, oltrepassa l’aspetto personale estendendosi al sociale, investendo contemporaneamente sia le dimensioni del singolo, sia le scelte e l’agire della collettività. Una particolare attenzione merita la “salute mentale”. L’argomento è ampio e complesso, coinvolgendo le patologie psichiatriche una folla di soggetti affetti da molteplici sintomi. Dai dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità le persone con sofferenze mentali, più o meno gravi, raggiungono a livello mondiale un miliardo, cioè circa un quinto della popolazione del pianeta. In Europa questi “fragili” rappresentano il 27% degli adulti; in Italia oltre due milioni. I dati sono confermati dall’ampio consumo ed abuso di farmaci “da sostegno”: sonniferi, antidepressivi, tranquillanti… E le proiezioni indicano un incremento nei prossimi decenni di questi disagi superiore alle patologie cardiovascolari e tumorali. Il fenomeno coinvolge prevalentemente i Paesi ricchi, e i fattori scatenanti sono genetici, psicobiologici, ambientali e sociali. Vari soffrono, con modalità diverse, un “disagio psichico” procurato prevalentemente dal contesto societario concorrenziale, antagonista e conflittuale. Ma su questo il silenzio è assoluto!

Tre piste di riflessione.

Prima: Salute e salvezza: un binomio inscindibile

Per il cristianesimo salute e salvezza, si intersecano. La salvezza, a volte, la demandiamo esclusivamente all’aspetto spirituale, riferendola al “dopo-vita” mentre, ogni domanda di salute, è sempre anche una richiesta di salvezza, poichè il sofferente sollecita di essere sciolto dal limite finale e radicale della morte, essendo presente nella persona una unità duale di anima e di corpo, che interagiscono profondamente. La salvezza, dunque, coinvolge sia la “fede” che le “opere”, cioè la quotidianità. Ogni azione, pur esprimendo rilevanze temporali, contemporaneamente è anche un’ opera di salvezza, perciò i beni dell’esistenza,  compresa la salute, va valutata nella prioritaria relazione con Dio. J. Maritain, asseriva che l’uomo perviene all’ oblatività sociale nel trascendersi, sostenuto dalla fede nel Trascendente (Nove lezioni sui primi fondamenti della filosofia morale, Morcelliana, pg. 262). J. Ratzinger nell’opera “Introduzione al cristianesimo (ed. Queriniana) sottolineava che la spiritualità della vita, della risurrezione, della comunione con Dio e con l’umanità, troverà pienezza nel futuro e non nel passato, in un arricchimento di beatitudine proporzionale al progredire dell’unione dell’uomo con Dio in Cristo risorto e con gli altri uomini (pp. 184-186). Ciò dimostra che il concetto di salvezza assume un ampio significato, abbracciando la totalità dell’uomo. E, anche i miracoli di Gesù, pur intervenendo sulle realtà fisiche, possedevano un’ ampia valenza spirituale che si concretizzava nella remissione dei peccati poiché il Messia, a tutti i sanati, donò salute e salvezza!

Seconda: La prevenzione

Un atteggiamento fondamentale nei riguardi la salute è la sua salvaguardia che si concretizza nella “prevenzione”, memori del detto “prevenire è meglio che curare”, superando la convinzione che possiamo procacciarci la salute unicamente con l’assunzione dei farmaci. “Se tutta la medicina si pone come scopo la salute, solo la prevenzione ha come caratteristica specifica la tutela di questo bene e impegna ciascuno a essere soggetto attivo del proprio benessere” (Predicate il Vangelo e curate i malati, n. 15). Inoltre, la prevenzione, allontana cause e fattori che mettono a rischio l’amore che dobbiamo ai noi stessi secondo l’insegnamento del Signore Gesù: “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Mt. 22,39). Dalla prevenzione e dalla cura della nostra salute, scaturirà anche la qualità della nostra prossimità!

 Terza: Salute come risposta ai “cercatori di felicità”.

Molti, non accusano “patologie particolari”, ma hanno sentore di essere “malati”, affaticati di fronte alla vita e di conseguenza manifestano scarso amore per la loro esistenza come affermò papa Benedetto XVI citando “una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della verità e del bene, in ultima analisi della ‘bontà della vita’(Lettera alla diocesi di Roma sul compito urgente dell’educazione, 21 gennaio 2008). Considerando i malesseri esistenziali, l’insoddisfazione e la tristezza che accompagnano i giorni di molti che mostrano l’ “oggi” insignificante come lo era il giorno di “ieri”, si ripete la situazione riportata nel Libro del Qoèlet: “Vanità delle vanità, dice Qoèlet, vanità delle vanità, tutto è vanità.  (…) Perché chi ha lavorato con sapienza, con scienza e con successo dovrà poi lasciare i suoi beni a un altro che non vi ha per nulla faticato. Anche questo è vanità e grande sventura. Allora quale profitto c’è per l’uomo in tutta la sua fatica e in tutto l’affanno del suo cuore con cui si affatica sotto il sole? Tutti i suoi giorni non sono che dolori e preoccupazioni penose; il suo cuore non riposa neppure di notte. Anche questo è vanità! (1,2; 2,21-23).

Come recuperare la salute globale e di conseguenza il ben-essere? Come la salute può divenire portatrice di felicità? La salute è “totale armonia con se stessi”, quindi la “convergenza” di stili di vita, di atteggiamenti e di vissuti interiori che supportano il singolo ad esistere “con la sapienza e saggezza del cuore” (cfr.: Sal. 90). E il “saggio” è soddisfatto di ciò che possiede, si rallegra delle realtà semplici e genuine, nota il bene, il bello e il buono anche velato, tollera i contrasti e i disagi con fortezza e fermezza, ascolta, è fedele alla verità e alla giustizia con una coerenza che non conosce compromessi essendo esigente prima con se stesso e poi con gli altri. L’esempio lo offre il Signore Gesù, che da “uomo”, visse in totale armonia con sé stesso manifestando un eccellente equilibrio e una acuta chiarezza di idee, una vigorosa volontà e indipendenza dai giudizi altrui, una notevole sensibilità d’animo e la meraviglia per le cose piccole, per i gesti sinceri, per la bellezza del creato, per gli spazi infiniti del cielo, per gli elementi della natura, per il sorriso e la tenerezza dei bambini che spesso si trasformavano nei personaggi e negli argomenti delle sue parabole e dei suoi insegnamenti. Queste affermazioni di B. Haring ben riassumono quello che abbiamo tentato di trasmettere: “Una visione completa della salute umana suppone la migliore armonia possibile tra le forze e le energie dell’uomo, la spiritualizzazione più avanzata possibile dell’aspetto corporale dell’uomo e l’espressione corporale più bella possibile dello spirituale. La vera salute si manifesta come autorealizzazione delle persona pervenuta a quella libertà” (La forza terapeutica della non violenza. Per una teologia pratica della pace, Paoline, pg. 67).

Anche questa è “Pastorale della Salute”!

(fine parte seconda)

13 ottobre 2017

“APPUNTI” DI PASTORALE DELLA SALUTE (2) – La salute, il contesto societario e noi.

 “APPUNTI DI PASTORALE DELLA SALUTE” (2) – LA SALUTE, IL CONTESTO SOCIETARIO E NOI. Dove siamo. Dopo aver brevemente definito il concetto di “Pastorale della Salute”, […]