“Come Presidente del popolo italiano, Lei è stato scelto per fare gli interessi della Nazione anche se ciò dovesse significare andare contro le decisioni del Parlamento.
Una delle prerogative della sua carica é quella di non firmare leggi che possano danneggiare il popolo italiano e di rinviarle alle Camere affinché vengano ridiscusse. In passato questo è già accaduto. A maggior ragione dovrebbe accadere adesso.
La legalizzazione delle DAT introdurrebbe infatti in Italia la brutale pratica dell’eutanasia, leggittimandola sempre e comunque (art.1 comma 5): oltre alle terapie, sarà possibile rifiutare anche alimentazione e idratazione che terapie non sono, essendo invece sostegni vitali necessari a ogni essere umano, sano o malato che sia. Le persone moriranno per fame e per sete. Una morte atroce. In più, verrà introdotta un tipo di eutanasia omissiva per i pazienti stabilizzati non in fase terminale.
La legge non prevede neanche l’obiezione di coscienza per i medici né per le strutture sanitarie. Dunque, anche gli ospedali cattolici saranno costretti ad adeguarsi. Quale Paese che voglia dirsi ancora civile può costringere i suoi medici a porre fine a una vita anche se questo dovesse andare contro la sua coscienza?
Infine, non soltanto i pazienti adulti ma anche i minori potranno essere uccisi, così come accaduto al piccolo Charlie Gard. Con questa legge, infatti, saranno i genitori, i tutori o altri ad avere diritto di vita e di morte sui minori incapaci.
La prego Presidente, come cittadino italiano le chiedo di non firmare questa cattiva legge. Gli italiani gliene saranno estremamente riconoscenti”. (Testo di Samuele Maniscalco –Responsabile Campagna Generazione Voglio Vivere)
LA RISPOSTA IN QUESTE TRE RIFLESSIONI DEL BIOETICISTA E BIOLOGO PROF. DON ROBERTO COLOMBO
Prima riflessione. Legge sulle Dat. La trappola del suicidio medicalmente assistito
Seconda riflessione. Papa Francesco, la legge sulle Dat e il gioco di prestigio dell’eutanasia
Terza riflessione. Legge sulle Dat, l’errore di mettere la medicina al servizio della morte