Cyberbullismo

Il bullismo? Al primo posto tra i rischi web. Poi il sexting

ROMA – Quanta consapevolezza sui rischi del web tra i ragazzi e quale le differenze tra nord e sud? Qualche risposta è arrivata dal rapporto ‘Web reputation e comportamenti online degli adolescenti in Italia‘ a cura del Co.Re.Com Lombardia, Lazio e Campania in collaborazione con le Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, La Sapienza e Lumsa di Roma e Federico II di Napoli.

Dallo studio, i cui risultati sono stati presentati durante un convegno a Montecitorio, emerge che i rischi più diffusi sul web sono il bullismo, sia offline che online (27,8%) seguito dal sexting (20,1%) e dall‘abuso dei dati personali con percentuali variabili a seconda delle sue diverse forme (da un minimo di 4,3% ad un massimo di 24%).

IL BULLISMO CORRE SU FB, WHATSAPP, INSTAGRAM ED SMS

Nello specifico, il bullismo offline è ancora più diffuso del cyberbullismo, che comunque interessa tutte le piattaforme di social network: il 39,6% delle vittime lo ha sperimentato su Facebook, il 31,7% su WhatsApp, il 14,3% con chiamate e sms sul proprio cellulare e l’8,1% su Instagram.

ATTENZIONE A DIVENTARE ‘AMICI’ DI GENTE MAI VISTA

Tra le pratiche comunicative online più rischiose messe in atto nell’ultimo anno, il 59,9% degli intervistati ha cercato nuovi amici sui social network, poco meno della metà (45,7%) ha aggiunto alla propria lista di contatti persone che non avevano incontrato faccia faccia o inviato loro informazioni personali (30,9%).

I GIOVANI CONOSCONO I RISCHI E A VOLTE SI FRENANO PER PAURA

Più in generale, i giovani intervistati si dimostrano abbastanza consapevoli dei rischi di una cattiva gestione della propria reputazione online, ricorrendo a pratiche ‘correttive’ relative alla gestione della propria lista di contatti con la cancellazione di amici o contatti non più desiderabili (60,4%) e agendo in via preventiva con la decisione di non pubblicare qualcosa per paura che possa danneggiare la propria immagine (36,2%) o di pubblicare messaggi in codice che solo alcuni amici possono capire (25,1%).

A SCUOLA SI COMINCIA A PARLARNE

Sempre secondo lo studio, le esperienze negative su internet portano i ragazzi ad adottare una combinazione di strategie per ridurre lo stress emotivo e psicologico, rispetto alle quali la mediazione e la prevenzione scolastica inizia ad acquisire un certo peso: un terzo degli intervistati dichiara di aver ricevuto consigli dai propri insegnanti su come comportarsi con i propri contatti online (32%) e su cosa fare nel caso in cui qualcosa li turbasse o infastidisse su internet (32,7%).

Tra le varie regioni infine, le differenze più significative si osservano per quanto riguarda la percentuale di giovani che dichiara di non essere stata vittima di cyberbullismo (64% Campania, 68,3% Lazio e 70,7% Lombardia), rispetto a chi ha dichiarato di non conoscere nessuno a cui è capitato un episodio legato al cyberbullismo: 54,5% dei giovani campani, 60% dei laziali e 63,1% dei lombardi.

IL MIUR: “FINALMENTE ABBIAMO DATI SU CUI LAVORARE”

 “Lo scenario che che emerge da questo rapporto è preoccupante- ha dichiarato il sottosegretario al Miur, Gabriele Toccafondi durante il convegno di ieri alla Camera- l’aspetto positivo è che finalmente possiamo lavorare su dei dati dopo che per troppo tempo non si era fatto nulla. Dobbiamo far comprendere ai ragazzi che il virtuale è reale e non lontano da noi. L’atteggiamento negativo del bullo in un contesto virtuale è destinato ad amplificarsi e ad essere ancora più nocivo”.

di Ugo Cataluddi, giornalista professionista

www.dire.it, 16 novembre 2017

 

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