Donazioni

La legge sul Terzo Settore

L’Italia reale, che vive al di fuori dei labili confini tracciati dal Prodotto interno lordo, merita un surplus d’attenzione, per non essere soltanto lo spettatore passivo di un’altalena di cifre che in concreto significano poco o niente.

Se ai decimali di speranza, che inchiodano la crescita italiana allo zero virgola, si potesse aggiungere la valutazione del lavoro che migliaia di volontari svolgono ogni giorno in Italia, avremmo certamente un’impennata di fiducia. E se dal fuorviante e stracitato Pil riuscissimo a togliere le macchie della droga e della prostituzione che ne inquinano il calcolo, capiremmo meglio cosa significa il benessere in un paese civile. L’Italia reale, che vive al di fuori dei labili confini tracciati dal Prodotto interno lordo, merita un surplus d’attenzione, per non essere soltanto lo spettatore passivo di un’altalena di cifre che in concreto, come sosteneva l’economista Giorgio Fuà, significano poco o niente.

Questo mondo, fatto di famiglie, imprese, lavoratori, soggetti forti e deboli, studenti e persone con una carica di umanità e spirito di servizio verso le aree del bisogno, svolge un’azione di supplenza che tampona da tempo le carenze dello Stato. Il passo avanti della legge sul Terzo Settore, approvata in questi giorni al Senato, è un segnale incoraggiante per chi da anni sollecita il riconoscimento giuridico di un impegno in crescita (per fortuna) nel nostro Paese. Un impegno sul quale vale la pena investire di più, agevolando donazioni, defiscalizzazioni, la nascita di imprese con imprinting sociale. Liberando dall’onere dell’Iva chi offre aiuti economici per realizzare scuole, ospedali, asili destinati a una comunità (no profit/no Iva).

LEGGI

5 aprile 2016

VOLONTARIATO/TERZO SETTORE – Il valore economico del bene