Legge 40/2004

 La Corte Costituzionale italiana conferma il divieto di utilizzare per scopi scientifici gli embrioni non impiantati durante la fecondazione artificiale. La pronuncia della Consulta ribadisce la sovranità del legislatore in questa materia e lascia in piedi la Legge 40 che stabilisce come gli embrioni possano essere sottoposti solo a sperimentazioni finalizzate alla loro crescita e non alla loro distruzione.

Intervista con il dott. Antonio Spagnolo, genetista, direttore dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica di Roma.

R. – Sicuramente si sposta più in là la questione della sperimentazione sull’embrione, ma non ci sono delle affermazioni chiare che indichino che l’embrione è tutelato, che l’embrione ha un valore e che quindi in futuro la sperimentazione non possa essere fatta. Siamo, quindi, leggermente contenti per il fatto che non ci sia stata una sentenza che avrebbe smantellato ulteriormente, pezzo per pezzo, come sta avvenendo, la legge 40, ma almeno su questo punto non ci sono stati motivi per ritenere giustificato il ricorso che è stato fatto. D’altra parte, la sperimentazione sull’embrione, se può essere fatta, va fatta soltanto quando è in gioco il bene di quell’embrione stesso.

D. – Quindi la posizione dell’Italia rimane a tutela della vita sin dalle sue origini. E’ una posizione legale, ma anche scientifica?

R. – La legge 40 aveva fatto queste affermazioni: aveva riconosciuto il divieto della sperimentazione sull’embrione, basandosi proprio sul valore che ha l’embrione, e la necessità quindi di non strumentalizzarlo per la sperimentazione. Rimane quindi come valore della legge, che non è scalfito per così dire dai ricorsi pretestuosi che sono stati presentati.

D. – Come vede il futuro della tutela dell’embrione come vita nascente in Italia e in Europa?

R. – Purtroppo, non sono molto ottimista, perché sempre di più le pressioni che vengono fatte spingono ad abbattere questa ultima barriera. Tuttavia credo vengano prese iniziative per mostrare, da un lato, la irragionevolezza del ritenere l’embrione diverso da ogni essere umano e, dall’altro, per mostrare che non c’è bisogno di sperimentare sull’embrione, per raggiungere determinati risultati. Questa infatti è una delle motivazioni dei fautori delle sperimentazioni: non possiamo fare a meno di sperimentare sull’embrione per curare le malattie, per fare progressi scientifici. Invece, le ricerche che continuano a essere fatte, cioè quelle di produrre per così dire cellule con caratteristiche simili a quelle dell’embrione, ma che non provengono dall’embrione, sono la strada che dovrebbe essere perseguita.

Giancarlo La Vella

Radio Vaticana, 23 marzo 2016

24 marzo 2016

BIOETICA – La Corte Costituzionale boccia la sperimentazione sugli embrioni

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