Matteo Renzi

IL PD sventola la bandiera dell’eutanasia

Hanno approvato la legge sul biotestamento, cioè la via italiana all’eutanasia. E’ una legge “bandiera”, voluta dalla sinistra innanzitutto, perché sia i renziani che gli ex-pd di Grasso hanno un disperato bisogno di dimostrare al popolo della sinistra, di essere veramente di sinistra. E quelli di sinistra, si sa, sono per i “diritti civili”: diritto a sposarsi ed avere figli con l’utero in affitto per le coppie omosessuali, diritto a morire per tutti, ma in particolare per le persone fragili, per disabili, depressi, anziani, e così via. Queste le riforme di cui il popolo italiano, secondo loro, sente l’impellente bisogno.

A dire la verità c’era pure lo ius soli da votare, in teoria, ma quello si guardano bene dal farlo: sanno già che lì si perdono voti anche a sinistra, e quindi hanno manovrato per metterlo alla fine della lista dei provvedimenti da approvare, per essere certi di non fare in tempo prima delle elezioni. I grillini si sono affiancati volentieri, perché pure loro devono portare a casa qualcosa, e nel guazzabuglio piuttosto confuso delle loro idee, il biotestamento non ci sta male.

La legge è pessima. E’ scritta talmente male che non potrà essere applicata, e questo potrebbe essere addirittura divertente. Per esempio le disposizioni anticipate di trattamento (DAT) si possono scrivere senza aver consultato nessuno, sotto pesanti condizionamenti, in un momento di sconforto: nessuno può controllare, perché non c’è bisogno nemmeno che siano controfirmate da un medico. Basta andare in comune, all’anagrafe, con un foglietto e dire all’impiegato:  “mi chiamo Pinco Pallo, questa è la mia carta di identità che lo prova, queste sono le mie DAT, eccole, le conservi come meglio crede”. L’impiegato deve solo controllare che la persona che firma sia effettivamente chi dice di essere, e basta. Ovviamente non può controllare il testo delle DAT, in cui potrebbe essere scritto di tutto (anche roba tipo “vorrei essere curato con funghi allucinogeni”).

Questo testo del tutto incontrollato e incontrollabile viene depositato in un registro comunale, e da lì se ne perderanno le tracce: potrebbe restare lì, o finire in un registro regionale (se la Regione è fra le pochissime che ha attivato il fascicolo sanitario elettronico), o anche altrove. Un registro nazionale non c’è, e non è previsto dalla legge. Per revocare le DAT si fa allo stesso modo, ma se c’è urgenza allora ecco controlli e verifiche: si deve cercare un medico qualsiasi – il primo passante laureato in medicina – e due testimoni – due passanti qualsiasi. Poi però nessuno sa cosa ci fa tutta questa gente con la revoca, visto che non viene detto dove deve essere portata, e da chi dovrà essere conservata.

Potremmo continuare a lungo, perché la legge è tutta così. Ma non è divertente. Perché se chi l’ha scritta non si è minimamente preoccupato di come farla funzionare, ha però scritto con chiarezza che se uno chiede l’eutanasia all’italiana, cioè la sospensione di idratazione e alimentazione, il medico deve eseguire. E non c’è l’obiezione di coscienza: lo dovranno fare anche i medici del Gemelli, dell’ospedale Bambino Gesù, per capirci.

Sappiamo già cosa succederà. Qualcosa di molto simile alle unioni civili. Subito dopo l’approvazione della legge i tiggì e i giornaloni si riempiranno di persone che, diranno “finalmente, è tutta la vita che aspettavo questo momento”, e leggeranno il loro biotestamento davanti alle telecamere. Giornalisti e presentatori si commuoveranno. Zelanti reporter filmeranno i primi depositari mentre vanno in comune a consegnare le loro DAT. Renzi rivendicherà anche questa importante riforma, e si farà fotografare mentre va a messa. Poi, dopo qualche mese, non se ne parlerà più, e dopo altri mesi le DAT si conteranno: 44 in tutto, come i gatti di una famosa canzone per bambini. Già. Perché laddove leggi come questa sono state approvate, le percentuali di chi ha fatto le DAT sono dal 4 al 5 % degli aventi diritto.

Ma nel frattempo, l’esistenza stessa della legge consentirà la modifica dei protocolli medici, e la sospensione dei sostegni vitali sarà una delle opzioni possibili, specie per disabili o anziani, anche se non in fin di vita. Cominceranno i contenziosi per i minori (la legge riguarda anche chi non ha fatto le DAT, perché regola il consenso ai trattamenti sanitari per tutti, e ricordiamo che si ribadisce esplicitamente che idratazione e alimentazione sono trattamenti) e saranno i giudici a decidere se “staccare la spina”, non i genitori né i medici. Cambierà la mentalità corrente, cambieranno gli orientamenti di dottori, giuristi, e la scelta di vivere e di morire si equivarranno. Scompare, quindi, il favor vitae. Basteranno pochi anni. Ricordo che nella Gran Bretagna di Charlie Gard suicidio assistito e eutanasia sono vietati, ma le Advanced decisions ci sono (al 4% di copertura della popolazione).

Tutto questo per sventolare una bandiera rossa a fine legislatura.

Il 4 marzo si vota. Ci ricorderemo di questi due bei regali della legislatura: matrimonio gay e eutanasia all’italiana. Si, ci ricorderemo, come abbiamo fatto il 4 dicembre 2016 per il referendum costituzionale.

Assuntina Morresi

L’Occidentale, 14 dicembre 2017

15 dicembre 2017

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