GIOCHI D’AZZARDO
Gli italiani sono i cittadini che in Europa pagano più tasse; un lavoratore dipendente lavora oltre sei mesi l’anno, quasi sette, per versarle; il “guadagno” per il suo operare lo percepisce unicamente dalla metà del settimo mese. In molti, giustamente si offesero, per una frase pronunciata nel 2007 dall’ex ministro delle finanze Tommaso Padoa-Schioppa: “Le tasse sono una cosa bellissima, un modo civilissimo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili quali istruzione, sicurezza, ambiente e salute…”. E’ lo stesso che definì infelicemente “i giovani bamboccioni”. Dunque, la protesta per l’ingente onere fiscale, è più che legittima anche perché tutto ciò opprime e deprime “l’economia reale”, e di conseguenza, la ripresa, è molto bassa nonostante i proclami di Matteo Renzi.
Ma noi italiani, siamo anche cittadini paradossali o meglio “strambi”. Da una parte protestiamo e dall’altra contribuiamo a rimpinguare le casse statali con “elargizioni libere” partecipando ai giochi d’azzardo, oppure scommettendo sulle lotterie, sul lotto, sull’enalotto, sul totogol, sul totip, sul supernalotto, oppure sul “win for live” e sul Gratta&Vinci. E i “luoghi” per “elargire liberamentezioni”, dalle agenzie di scommesse alle sale gioco, dai casinò alle slot machine, particolarmente diffuse nei quartieri con maggior disagio sociale, dai bar a tabaccai, sono sempre affollati. Anche il gioco d’azzardo “on-line” è in notevole aumento ed è alquanto maggiormente. Si esordisce con un “bonus gratuito”, ma poi, travolti dal gioco, alla fine del mese la carta di credito è prosciugata. E la pubblicità, costante e martellante, aggrava ulteriormente il problema plagiando particolarmente i più fragili.
Nei primi otto mesi del 2015 gli italiani hanno “erogato liberamente” 56 miliardi di euro che equivale ad una manovra finanziaria di medie dimensioni. Da notare, 8 miliardi in più rispetto allo stesso periodo del 2014. Alcuni organi di informazione hanno evidenziato che le entrate per lo Stato dai vari “giochi” nel 2015 sono state minori rispetto agli anni precedenti; il motivo non è la riduzione dei giocatori ma la defiscalizzazione concessa ai concessionari.
Recenti leggi hanno intimato che il numero delle slot machine si riduca del 30% in quattro anni; in realtà sono aumentate del 10,6% in quattro mesi, salendo a 418.210. Negli ultimi sei anni, mentre fra la popolazione si è incrementata “la soglia della povertà”, l’affare-azzardo si è ingrossato del 350%. La ricaduta sociale di questo fenomeno che possiamo anche definire in alcuni casi “ludopatia” è devastante per i singoli, che spesso perdono il lavoro, interrompono i rapporti familiari, sono preda di dipendenze che portano anche al suicidio.
I giochi d’azzardo, non sono fenomeni nuovi, ma si accentuano nei periodi di crisi economica. Scaraventano “sul lastrico” migliaia di persone e di famiglie che “bruciano” le proprie risorse e i propri risparmi e, di conseguenza spesso, sono costretti a rivolgersi “agli strozzini”. E’ la cronaca quotidiana: vite rovinate, famiglie disperate, padri e madri che rubano il denaro risparmiato per i figli… Testimonia una donna-madre: “Sono una mamma quarantenne, ho iniziato a giocare 8 anni fa. Non mi mancava niente, ma volevo avere di più. Uscivo alle 21 e tornavo alle 4; se vincevo mi sentivo bene, perfino più bella. Ma in tutto ho perso 60mila euro. Il fondo l’ho toccato quando mi sono giocata i soldi che dovevano servire a pagare le vacanze con mio figlio. Per coprire il buco staccai un assegno dal blocchetto di mio padre, a sua insaputa” (Avvenire 8 marzo 2013, pg. 4).
Il primo inganno in cui molti cadono stà nel nome, perché con “il gioco”, quello d’azzardo, non ha nulla a che fare, ma la promozione e la propaganda commerciale si avvale di questo vocabolo mettendo in moto errori cognitivi e meccanismi di pensiero ingannevole. Un esempio è la pubblicità del “Gratta&Vinci”, accompagnata da questa frase: “Ti piace vincere facile”. Ma la facilità sta nel giocare non nella vincita!
Negli ultimi anni, lo stato psicologico della persona ossessionata dal gioco, e di conseguenza la dipendenza che sviluppa, è stata classificata anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come una patologia definita “ludopatia”. Per il Centro Nazionale Ricerche in Italia sono presenti 3 milioni di giocatori di cui 800mila a rischio patologicio. Come riconoscere questo rischio? Afferma Daniela Capitanucci, presidente di And Varese: “Quando il gioco d’azzardo modifica in qualche modo, anche piccolissimo, una tua decisione allora è già un campanello di allarme. Stai sicuro che prima o poi ti ritroverai nei guai”. La patologia fu riconosciuta e ratificata dalla Gazzetta Ufficiale del 10 novembre 2012: “chi soffre di gioco compulsivo ha diritto ad essere curato ed assistito al pari dei soggetti con altre forme di dipendenze patologiche”. Però, non fu stanziato un budget, mentre in Svizzera “i costi del fenomeno” sono coperti dalle varie aziende promotrici dei giochi.
Lo Stato, nei confronti di questo nuovo dramma sociale, ha responsabilità etiche e morali assai accentuate, ma i tentati per emarginare questo dramma sono scarsi e frammentari. Si ha l’impressione che l’ interesse preminente sia il gettito fiscale e non il bene comune. Anche l’affermazione spesso ripetuta negli spot pubblicitari: “gioco responsabile” con cui pilatamente ci si tutela è, secondo gli psichiatri, una frase menzognera poichè il problema è “il gioco” non “la persona”.
La responsabilità morale riguarda anche i produttori, i distributori e i gestori delle “sale” anche quelle bingo o del piccolo bar dove è presente anche solo una slot machine, come pure di tutti coloro che difendono e diffondono l’azzardo.
Da cristiani e da cittadini dobbiamo prendere coscienza di questa “piaga sociale” che come un virus che si sta diffondendo assai rapidamente.
Invitiamo “i giocatori” ad una ponderata e profonda riflessione sulle reali possibilità di vincite essendo non minime ma infinitesimalmente minimali. Rivolgiamo anche un appello a chi si riconosce “dipendente dal gioco” a farsi sostenere. Ad esempio, nella sale gioco, sono affissi avvisi con numeri di telefono dei servizi a cui rivolgersi quando si avverte la “frenesia da azzardo”.