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Il caso di tre attività dello stato di Washington arriva davanti alla Corte suprema. Con il supporto di 43 parlamentari e diverse associazioni di categoria.

Per capire cosa può succedere a una famiglia e alla sua attività commerciale quando la libertà religiosa e di coscienza viene negata dalla legge, bisogna seguire il caso di Greg Stormans, farmacista americano residente a Olympia, nello stato di Washington, che martedì ha concesso un’intervista alla Catholic News Agency (Cna).

IL RIFIUTO. «Crediamo che la vita sia preziosa e che cominci dal concepimento. Vogliamo promuovere la vita e la vera salute, non la morte né nient’altro che sia in contrasto con le nostre convinzioni». Per questa sua certezza, e per essersi rifiutato di obbedire al regolamento statale approvato nel 2007 che impedisce ai farmacisti l’esercizio dell’obiezione di coscienza rispetto a farmaci abortivi come la “pillola del giorno dopo” o la EllaOne dei “cinque giorni dopo”, Greg e la sua famiglia hanno dovuto ridimensionare un’attività portata avanti per quattro generazioni e subire minacce e boicottaggi. Anziché abbassare le saracinesche della farmacia, gli Stormans però hanno scelto di dare battaglia per difendere la propria libertà, avviando un procedimento legale contro lo Stato di Washington.  LEGGI

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