ARMI. Con 1,25 miliardi di fatturato il nostro Paese resta leader europeo nell’export di armi. Tra gli acquirenti, Paesi in guerra e regimi repressivi. L’Osservatorio: “Serve una risposta del Governo”

Papa Francesco lo ha ribadito più volte. In ultimo, lo ha fatto nel Centro accoglienza richiedenti asilo (Cara) di Castelnuovo di Porto, durante l’omelia della Messa del Giovedì Santo. A proposito delle stragi di Bruxelles, ha accusato che “dietro quel gesto ci sono i fabbricatori, i trafficanti delle armi”.

Li ha definiti in un’Udienza generale del giugno 2014 “mercanti di morte”, e in altra occasione anche cinici imprenditori che contribuiscono al Pil. In un’omelia a Santa Marta del novembre scorso rilevò infatti che la guerra gonfia le tasche: “Facciamo armi, così l’economia si bilancia un po’, e andiamo avanti con il nostro interesse”.

A guardare l’ultimo rapporto dell’Opal (Osservatorio permanente sulle armi leggere di Brescia), appare evidente come le considerazioni del Pontefice siano tutt’altro che peregrine. Rielaborando dati Istat ed Eurostat riguardo le esportazioni sia di armi di tipo militare (destinate agli eserciti) sia di armi e munizioni comuni (armi per difesa personale, sportive, nonché destinate alle forze di sicurezza pubbliche e private), l’Opal ha registrato un fatturato di 1,25 miliardi per le sole aziende italiane nel 2015.

Il nostro Paese si conferma così leader europeo in questo settore, malgrado il leggero calo rispetto all’anno precedente, quando il fatturato derivato dall’export di armi fece registrare la cifra di 1,3 miliardi, seconda soltanto al record del 2012.  LEGGI

7 aprile 2016

SOCIETA’ – Italia, dove proliferano i ” mercanti di morte”