Paola Binetti

TESTAMENTO BIOLOGICO/ La legge su vita e morte diventa merce elettorale

C’è qualcosa di ambiguo in questa accelerazione impressa dalla maggioranza alla legge sul Bio-testamento, come se fosse davvero una priorità nel Paese, ignorando tutti gli altri problemi che stanno esplodendo nel Sistema Paese, a cominciare dalle famiglie italiane, in cui l’inverno demografico si fa sempre più pesante, i problemi di salute sempre meno gestibili, soprattutto se sono a carico dei malati cronici e dei disabili, e gli anziani, in misura crescente, sono sempre più soli e privi delle risorse necessarie per un invecchiamento dignitoso. Eppure la priorità imposta dalla maggioranza parlamentare è tutta concentrata sul come accelerare la fine dei malati che si trovano a un bivio drammatico: chiedere risorse aggiuntive per affrontare le proprie difficoltà oppure chiedere di morire per non essere più di peso per sé e per gli altri.

Improvvisamente il testamento biologico è diventato la cartina di tornasole per distinguere cattolici progressisti da cattolici popolari, non esitando neppure a strumentalizzare le parole del santo Padre che chiedeva cure palliative di alta qualità e un’assistenza improntata alla maggiore umanità possibile. Da un lato ci sono laici convinti che il principio di autodeterminazione sia sufficiente a dar ragione delle proprie scelte, qualunque esse siano, e dall’altro lato ci sono coloro che invece scelgono la strada del confronto e della condivisione con il loro medico, scelgono una vera alleanza terapeutica e non un individualismo esasperato. Da un lato i Self Made Man della nuova generazione e dall’altro quelli che non temono di mostrare la propria fragilità, perché contano sull’aiuto reciproco che ci rende tutti più umani.

Sembra proprio che il baratto tra Bio-testamento, da accelerare e ius soli, da rimandare, si sia consumato nell’area della maggioranza, con la complicità del M5s e di alcune frange di Mdp, perché certi di ottenere con più facilità il consenso popolare. Lo ius soli evocherebbe timori per la propria sicurezza; è letto in una chiave immediatamente collegata ai fenomeni migratori tutt’ora ben lungi dall’essere adeguatamente gestiti. Il testamento biologico invece, raccontato semplicemente come una battaglia di libertà: ognuno faccia quel che vuole, appariva più facile da far passare come vittoria di una sinistra che sta contando i magri successi di questa legislatura. Ma forse l’oggetto del contendere è il consenso all’inserimento di nuovi soci nell’area Renziana, che in cambio chiedono una prova di fedeltà. Per esempio le Dat…. Se voti le Dat sei affidabile e puoi entrare nel grande disegno della sinistra di governo; se non le voti, sei decisamente out, perché sei dipinto come una persona contraria alla libertà individuale e tristemente schierata dalla parte del dolore e della sofferenza. In altri termini sei uno a cui il dolore degli altri importa ben poco.

Sembrano tutti convinti che la modernità si misuri dalla auto-referenzialità, in un gigantesco selfie in cui si rispecchiano la paura di soffrire e la paura di essere abbandonati. Non a caso in questi giorni, con un sincronismo perfetto, esplode sulla stampa la vicenda di Marco Cappato, colpevole di aver messo la propria solidarietà al servizio del dolore e dell’insopportabile sofferenza di Dj Fabo. Colpevole di che, si chiede lui? In realtà sono piuttosto un martire della giustizia che non sa cogliere il mutamento dei tempi! Ma fortunatamente, per lui, il parlamento sembra accogliere la sua visione della vita, ribaltando valori e procedure seguite fino a oggi.

Fa impressione pensare che per secoli i medici abbiano fatto riecheggiare nel giorno della loro laurea il giuramento di Ippocrate e tra pochi giorni ne capovolgeranno l’ottica: dare la morte è cosa e buona e giusta, e non farlo richiama sanzioni tutt’altro che irrilevanti su chi si sottrae alla volontà indiscussa del paziente. A lui tutto è possibile; al medico invece no, gli resta la libertà di accogliere o meno le richieste del paziente, ma forse non può neppure provare ad argomentare le sue ragioni con il paziente. Potrebbe essere accusato di accanimento, non terapeutico, ma ideologico: magari è un medico di area cattolica e non gli sembra giusto far morire i malati, anche se loro stessi lo chiedono. Sa che in molti chiedono di morire, ma intendono tutt’altro: vogliono vivere, ma chiedono garanzie di assistenza sul piano sanitario e di sostegno sul piano sociale.

Marco Cappato è sotto giudizio, in attesa di assoluzione, con possibile candidatura nelle prossime elezioni, perché le sue battaglie, come tutte quelle dei radicali, sono presentate sempre e solo come battaglie di civiltà: l’aborto, la liberalizzazione delle droghe, l’utero in affitto, ecc. Sono i nuovi diritti che sconfinano nella cultura della morte, perché di questo si tratta; si sconfigge in radice la cultura della vita, che proprio per restare viva, avrebbe bisogno di essere nutrita con aiuti seri alle famiglie, con un supporto pieno alla ricerca scientifica, con un’applicazione completa della legge sulle cure palliative. Ma queste non sono sembrate battaglie di civiltà: per cui il bonus bebè è stato dimezzato; alle famiglie regolarmente unite in matrimonio non si riconosce nessun bonus di nessun tipo e forse si imporrà una tassa sulla fedeltà, in modo da incentivare le unioni di fatto a tempo determinato… Passerà la legge sul bio-testamento perché il Pd ha bisogno di portare a casa una vittoria di stampo elettorale, che guardi a sinistra per contenere la possibile emorragia di voti innescata dalla discesa in campo di Grasso. La si vuole approvare nonostante si tratti davvero di una brutta legge che non si vuole emendare per evitare il rischio di vederla tornare alla Camera e quindi affossarla.

Ridotta ai minimi storici la libertà del medico ed esaltata fino alla morte la libertà del paziente, si punta a modificare radicalmente il paradigma della relazione di cura in Medicina. Meno male che la legislatura a giorni finirà! Perché altrimenti avremmo visto anche altre leggi spinte dal vento della propaganda elettorale. Rimaniamo spiazzati da questo processo che disegna una china che scivola sempre più velocemente verso la morte di una cultura e non solo di una persona. Nelle prossime ore al Senato si compirà l’ennesimo misfatto, l’approvazione di una brutta legge destinata a passare senza nessun emendamento che migliori il testo. Ci piace pensare che nella prossima legislatura spirerà un’aria diversa e tutti i temi etici saranno trattati con ben altra dignità e con maggior rispetto per la vita e per il bene comune.

Paola Binetti

Sussidiario.net, 6 dicembre 2017

6 dicembre 2017

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