Psicologia economica

Avvenire.it, 9 ottobre 2017

Il Nobel a Thaler, per un’Economia che ci tratta da esseri umani

Premiato lo studioso americano che ha esplorato la psicologia economica con le teorie della razionalità limitata, dell’equità e dell’assenza di autocontrollo.

Quello consegnato a Richard Thaler è un Nobel contro l’economia disumana. Disumana non in senso etico o morale, ma da un punto di vista di metodo: l’economia che pretende di avere la stessa purezza scientifica della matematica e per riuscirci sceglie di ignorare che al centro delle sue ricerche ci sono persone, non numeri. «Credo che l’impatto più importante delle mie ricerche – ha detto Thaler rispondendo ieri ai giornalisti – sia il riconoscimento del fatto che gli agenti economici sono umani e i modelli economici devono incorporare questo dato».

Ricco di senso dell’umorismo, il premio Nobel per l’Economia aveva spiegato in maniera più efficace la base delle sue ricerche in un’intervista concessa un paio di anni fa alla Bbc: «Gli economisti hanno una strana idea della gente. La gente su cui basano i loro studi è molto intelligente, più intelligente del più intelligente degli economisti. Forse anche più intelligente di quanto il più intelligente degli economisti pensi di essere. È gente senza problemi di autocontrollo o emozioni. Gente che non lascerebbe mai una mancia in un ristorante in cui non intende tornare. La maggior parte della gente che conosco io non è così, ma la scienza economica ha dedicato i suoi ultimi sessant’anni a studiare queste creature immaginarie che io chiamo econ, cioè homo oeconomicus».

Thaler, 72enne professore dell’University di Chicago, ha voluto studiare le dinamiche economiche smettendo di fingere che la gente sia diversa da come è in realtà e quindi iniziando a includere nelle analisi la dimensione irrazionale dell’essere umano. È uno dei pionieri della finanza o economia comportamentale, campo di studi che combina psicologia ed economia. Un ambito che era già stato premiato dagli accademici svedesi con il Nobel per l’Economia vinto nel 2002 dallo psicologo israeliano Daniel Kahneman in coppia con l’economista americano Vernon Lomax Smith.

È chiaro che un’economia che considera l’aspetto irrazionale degli esseri umani rende tutto più complicato. Considerare la variabile umana nella scienza economica consente però di fare previsioni e disegnare modelli che si avvicinano maggiormente alla realtà. Una realtà dove, per prendere un altro esempio che si incontra negli studi di Thaler, nella loro testa gli esseri umano si fanno una sorta di “contabilità mentale”, trattando le singole scelte economiche in maniera distinta l’una dall’altra, senza considerare gli effetti generali che queste decisioni possono avere sulle loro finanze. Oppure una realtà dove la gente dà alle cose un valore più alto quando già le possiede e più basso se se le deve comprare, negando così il mito del “mercato perfetto”.

Nell’economia “umana” di Thaler il sistema è pieno di soggetti che sbagliano, facendo scelte non economicamente sensate. È la realtà che ognuno di noi può vedere nella sua vita quotidiana. Dove, per rubare un altro esempio al premio Nobel, può sembrarci sensato perdere 10 minuti per cambiare negozio e risparmiare 10 euro su una radio che ne costa 45 ma non faremmo lo stesso sacrificio per risparmiare gli stessi 10 euro su una televisione che ne costa 500. Si fanno un sacco di errori e infatti Thaler ha chiamato Misbehaving, cioè «comportarsi male», il suo libro più importante, in cui ripercorre la storia e disegna le basi dell’economia comportamentale.

Nell’unico suo testo tradotto in italiano, Nudge: la spinta gentile scritto con Cass Sunstein, Thaler mostra come in molti casi piccoli ma costanti incentivi possano aiutare le persone ad esercitare un maggiore autocontrollo, resistendo alle tentazioni che le portano a fallire gli obiettivi di lungo termine che si sono date. Con un po’ di aiuto, insomma, ci si può comportare (economicamente) meglio. E fare funzionare il sistema economico in maniera più simile a quello che vorrebbero i teoreti del mercato perfetto.

Pietro Saccò

Avvenire.it ,10 ottobre 2017

Nobel dell’economia a Thaler: spingere avanti il bene

«Se prendete qualsiasi manuale avanzato di economia scoprirete che gli economisti hanno una visione piuttosto particolare degli esseri umani: sono tutti molto bravi in matematica, hanno lo stesso livello di autocontrollo di un Gandhi e, socialmente, sono dei perfetti farabutti. Però queste non sono proprio le persone che incontriamo tutti i giorni». Iniziava così, qualche anno fa, una conferenza di Richard Thaler, professore a Chicago e insignito ieri del premio Nobel per l’economia 2017 per i suoi contributi all’economia comportamentale. «Ho passato gli ultimi quarant’anni della mia vita a studiare gli esseri umani – continuava durante quella conferenza – per imparare a distinguerli da quelle strane creature degli economisti».

Con il suo lavoro Richard Thaler, in un dialogo costante con la psicologia cognitiva, ha contribuito in maniera fondamentale a costruire una visione dell’agente economico più realistica e accurata. Una visione fondata in particolare su tre “limitazioni”: della razionalità, dell’autocontrollo e dell’egoismo. Cosa significa concretamente? Cosa vuol dire, in pratica, che gli agenti economici, cioè tutti noi, quando prendiamo decisioni siamo “limitati”? Vuol dire per esempio, che tendiamo a non risparmiare quanto dovremmo in vista del pensionamento. Preferire la proverbiale gallina oggi, sta creando generazioni di anziani poveri. Vuol dire però anche che, siccome non siamo solo autointeressati, ma anche interessati a princìpi di giustizia ed equità, tenderemo a punire le imprese che aumentano i prezzi in coincidenza con un aumento improvviso della domanda e non invece se aumentano i costi. Provate a pensare a come reagireste se a causa del terremoto e dell’aumentata richiesta di particolari beni – come generatori elettrici, stivali di gomma, guanti e picconi – le imprese iniziassero a vendere quegli stessi beni a un prezzo maggiorato. Benché il gioco di domanda e offerta preveda, infatti, un aumento del prezzo, noi reagiremmo, sulla base di un principio di giustizia, in maniera indignata verso chi si approfitta dei più vulnerabili.

Un’altra conseguenza delle nostre “limitazioni” ha a che fare con la differenza tra disponibilità a pagare e disponibilità ad accettare. Immaginate che sia scoppiata un’epidemia di una terribile malattia mortale; esiste un vaccino che riduce il rischio di morte fino a uno su mille. Quanto sareste disposti a pagare per questo vaccino? Immaginate ora che vi chiedano di fare da cavia per la sperimentazione di questo stesso vaccino e che questo implichi un rischio di morte pari a uno su mille. Quale cifra minima richiedereste per compensare un simile rischio? In entrambi i casi ciò che è in gioco qui è la vostra salute, ma nel secondo caso si vorrebbe in media ricevere una cifra cinquanta volte superiore rispetto al primo caso. Se devo vendere una bottiglia di vino che possiedo, voglio ricevere un prezzo molte volte superiore a quelle che sarei disposto a pagare per acquistare la stessa bottiglia di vino se non ce l’avessi.

Questi e molti altri esempi studiati da Thaler non rappresentano casi sporadici o errori di valutazione, ma distorsioni sistematiche delle nostre scelte, e quindi ripetute e prevedibili. Il fatto che tali distorsioni siano sistematiche e quindi prevedibili ha costituito il fondamento di uno degli sviluppi più recenti delle ricerche di Thaler (assieme al giurista di Harvard, Cass Sunstein), forse quello più rilevante per il grande pubblico, il cosiddetto nudging. Visto che le persone sbagliano quando devono scegliere, perché non creare situazioni che le facciano sbagliare, ma nel loro stesso interesse? È possibile progettare degli situazioni di scelta nelle quali pur salvaguardando la libertà dei decisori, le scelte migliori, dal punto di vista della salute, delle finanze e del benessere in generale, appaiano preferibili e quindi più probabili?

Quando andate a prelevare al bancomat e vi si chiede se volete lo scontrino, se il pulsante per il ‘sì’ è a sinistra, lo si schiaccerà molto meno spesso che se fosse a destra, facendo in questo modo risparmiare un sacco di soldi alla banca. Questa è l’idea del nudge e del nudging, della spintarella, voi potete sempre chiedere lo scontrino, ma spostando il ‘sì’ a sinistra, la situazione di scelta viene modificata in modo tale da scoraggiare quella richiesta.

Queste tecniche vengono utilizzate da anni in Inghilterra ( Thaler è stato consulente di David Cameron), negli Usa (Sunstein ha collaborato con l’amministrazione Obama) e in molti altri Paesi avanzati, per promuovere politiche che spingano i cittadini a scelte sempre più orientate al benessere individuale e sociale, anche se non sempre in maniera trasparente e consapevole. John Maynard Keynes era solito dire che i politici moderni, anche se non lo sanno, sono tutti influenzati da qualche economista sconosciuto morto cento anni prima. Ecco, Richard Thaler da oggi non è più uno sconosciuto e perché il suo lavoro iniziasse a influenzare la politica c’è voluto molto meno tempo.

Vittorio Pelligra

9 ottobre 2017

Premio Nobel dell’Economia a Richard Thaler

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