Sciopere dei mezzi pubblici

La “pillola di saggezza” di questa settimana trae origine da alcuni fatti vissuti la scorsa settimana. Venerdì scorso mi trovavo a Roma ed è stata indetta una giornata di sciopero dei mezzi pubblici (la terza in quaranta giorni). Ho dovuto raggiungere l’Università Lateranse a piedi dalla stazione Termini (circa quattro chilometri) poichè le “fasce di garanzia” sono state rispettate solo in parte e il percorso del bus era intasato da un traffico  molto sostenuto, perciò si procedeva a “passo d’uomo”. A mezzogiorno un’altra “sorpresa”.

Un sms mi annunciava che tutti i treni pomeridiani della compagnia “Italotreno” erano stati cancellati per uno sciopero del personale NTV  ed io avevo prenotato (alla cifra di 79 euro) alle 19.00 il viaggio di ritorno a Milano.  Incredulo e sbigottito della “poca serietà” di questa compagnia che due giorni prima mi aveva venduto il biglietto pur sapendo dello sciopero, senza avvisarmi, e con la quale risparmi, nonostante quello che annuncia la pubblicità, solo “pochi euri”, con fatica ho trovato un biglietto sulla Freccia rossa al costo di 85 euro.

I forti disagi che questi scioperi hanno provocato a me e a migliaia di persone mi inducono a proporre alcune riflessioni al mondo politico, specialmente alle varie Cirinnà e ai molti Scalfarotto, che pur riempendosi la bocca di “diritti dei cittadini” o di “discriminazioni” improvvisamente sono ammutoliti, anche se lo sciopero è un chiaro attentato ai diritti del singolo di poter svolgere le sue attività quotidiane e una forma di discriminazione nei riguardi dei cittadini.

Sono perfettamente consapevole che lo sciopero è un “diritto del lavoratore” sancito dall’articolo 40 della nostra Carta Costituzionale. Ma il fatto che è previsto dalla Costituzione non rende lo sciopero automaticamente “eticamente corretto” o un “dogma” che non possa essere modificato, soprattutto quando provoca forti disagi a cittadini non colpevoli delle varie situazioni. Penso non solo agli scioperi dei mezzi di trasporto ma ai blocchi stradali o ferroviari e alle agitazioni nella sanità.

Prima riflessione: IL DIRITTO E I DIRITTI

Lo sciopero è una “irresponsabile” rivendicazioni di diritti individuali o di categoria svincolato da ogni normativa etico-morale  poiché penalizza  il più debole, cioè il cittadino. Nel caso dei trasporti limitandone il movimento o sottoponendolo a maggiori rischi, ad esempio per l’intenso traffico, e in della sanità prolunga la sofferenza e l’ansia e nel caso l’esame venga posticipato di molto per le lunghe lista d’attesa, può peggiorare anche di molto la salute.

Ai vari scioperanti l’antico detto: “Ricordati che i tuoi diritti finiscono dove iniziano i miei”. Inoltre, l’esaltazione disperata dei diritti, è disgregatrice della convivenza sociale dimenticando i doveri dell’ “io personale” verso il “tu comunitario”.

Una forma di sciopero che non nuocerebbe il cittadino è quello definito “bianco”; il non far pagare per quella giornata il biglietto del mezzo o il tiket per la prestazione. Anche in questo caso l’Azienda avrebbe dei danni notevoli.

 Seconda riflessione: LE RESPONSABILITA

Lo sciopero, il più delle volte, è una manifestazione esasperata per ottenere “ciò che è dovuto”; cioè aumenti salariali o condizioni ambientali che salvaguardino la sanità fisica dei lavoratori e la loro integrità morale. Quindi, una forte responsabilità morale, accanto a quella degli scioperanti, l’assumono anche i “responsabili” delle varie Aziende non dando al lavoratore  “la giusta remunerazione” che è lo strumento più importante per realizzare la giustizia nei rapporti di lavoro. “Il giusto salario è il frutto legittimo del lavoro”, quindi commette grave ingiustizia chi non lo dà in equa proporzione o nel tempo debito. Serve perciò che tutte le trattative siano guidate da questa visione, oltre che mettere in atto  altre modalità per il superamento dei conflitti.

L’invito a tutti è di porre alla base di ogni contrattazione, oltre la giusta remunerazione, anche il “bene comune” dimenticando i molteplici interessi delle amministrazioni o delle categorie. La responsabilità nei riguardi del “bene comune”  non prescinde dalla ricerca del proprio benessere ma postula contemporaneamente l’esigenza di valutare l’altrui interesse come il proprio.

Terza riflessioni: LE CONSEGUENZE

Ormai, il cittadino è stremato dalle continue “angherie” che subisce in tutti i settori: dai trasporti alla indegna e odiosa burocrazia. Sui social network monta in continuazione “la rabbia”, oppure leggiamo: “Centinaia di passeggeri esasperati stamani hanno occupato i vagoni di un convoglio della metro A di Roma che si era fermato perché il macchinista aveva aderito allo sciopero del trasporto pubblico. Gli utenti si sono rifiutati di scendere mentre dall’altoparlante venivano invitati a ‘evacuare i treni, le stazioni e fermate’ La situazione, secondo alcune testimonianze si è fatta incandescente tanto che sono dovuti intervenire vigilantes e forze dell’ordine. Il convoglio è poi ripartito finendo la corsa, come previsto, al capoline” (Fonte: Ansa.it)

Brutti segnali, è tempo di fermarsi prima che succeda l’irreparabile come avvenne due anni fa negli uffici della regione umbra.  Allora, nessuno potrà dire, “non ce lo aspettavamo”!.

3 luglio 2015

QUANDO LA RIVENDICAZIONE DEI MIEI DIRITTI DANNEGGIA QUELLI DEGLI ALTRI: IL CASO DELLO SCIOPERO

La “pillola di saggezza” di questa settimana trae origine da alcuni fatti vissuti la scorsa settimana. Venerdì scorso mi trovavo a Roma ed è stata indetta […]