Rumorose proteste di gruppi pro-aborto contro la presenza nell’organismo comunale nato per dar voce a tutte le donne dell’associazione per la promozione della vita umana. «Un brutto clima».
È scioccante che il reparto di Ostetricia-Ginecologia dell’Ospedale di Urbino sia considerato “un faro” e una “eccellenza” per le modalità “efficienti” con cui, in collaborazione coi consultori locali, vengono soppresse vite nascenti con l’aborto chimico tramite pillola RU486.
Un aborto farmacologico al passo coi tempi è possibile, anche nelle Marche. Il reparto di ginecologia e ostetricia dell’Ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno, infatti, ha iniziato a somministrare i farmaci abortivi fino alla nona settimana di gestazione, come previsto dalle Linee di indirizzo ministeriali dal 2020, che fino ad ora non risultano applicate in questa Regione. Lo rende pubblico Pro-choice rete italiana contraccezione aborto
I dati della relazione annuale trasmessi dal ministero della Salute al Parlamento certificano un aumento della pratica, soprattutto tra le giovani donne e tra le straniere. Cosa sta succedendo.
Alla Mangiagalli di Milano i medici hanno salvato una bimba operandola due volte per asportarle una massa tumorale: una prima volta ancora in utero a 26 settimane, e poi ancora dopo un parto prematuro.
Una riflessione inedita sulla solennità che conclude il tempo di Natale per nutrire lo sguardo di chi lavora per «la civiltà della verità e dell’amore».
Le rilevazioni del Guttmacher Institute certificano che il numero degli aborti registrati nella prima metà del 2024 ha raggiunto quota 587mila, il 12% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta di cifre che, se confermate nel semestre successivo, porteranno a un nuovo record dopo quello segnato nel 2023 quando ne vennero contati oltre un milione.
Si tratta di un atto amministrativo di 23 pagine con cui l’Emilia Romagna ha dato il via libera all’aborto farmacologico – ma sarebbe meglio dire chimico, dato che «farmacologico» fa pensare ad una cura, ma la gravidanza non è affatto una malattia – a domicilio.
«Sono stata comprata e venduta. Tutte le formule per abbellire la cosa non servono a nulla». Queste le parole pronunciate da Jessica Kern, nata da utero in affitto, che testimoniano che il bambino è la prima e principale vittima di tale prassi, oltre che esserlo le stesse donne, il cui corpo viene usato ad uso e consumo, come delle vere e proprie schiave, per i desideri di avere figli a tutti i costi da parte di altre persone.
Dall’1 gennaio di quest’anno la fecondazione artificiale fa parte dei Livelli essenziali di assistenza, perciò i suoi costi ricadranno su tutti i contribuenti. Ma la Pma offende la dignità della persona; e i suoi danni, per donne e bambini, sono ben documentati.