Lettera aperta di don Maurizio Patriciello
Una nota del segretario del Papa santo, mentre esprime solidarietà al dolore della famiglia di Emanuela, parla di “accuse farneticanti, false dall’inizio alla fine, irrealistiche e risibili”
Riproposte nel talk show di La7, DiMartedì, testimonianze già screditate che accusano san Giovanni Paolo II delle peggiori nefandezze collegate alla sparizione di Emanuela Orlandi. E anche il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, rilancia voci calunniose quanto inattendibili sul Papa polacco.
Le parole a Tempi del vescovo emerito di Reggio Emilia-Guastalla a proposito delle accuse al papa santo. Si tratta di «offese e illazioni senza fondamento»
Il cardinale Stanislao Dziwisz ha preso l’iniziativa di difendere la memoria di San Giovanni Paolo II dalle “ignobili insinuazioni” che senza nessun fondamento tentano di coinvolgerlo nella drammatica vicenda di Emanuela Orlandi sulla quale incredibilmente il promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi ha deciso di indagare basandosi sulle dichiarazioni – totalmente assurde – del fratello della ragazza.
Il caso Orlandi, la ragazza residente in Vaticano, di cui non si hanno più notizie dal pomeriggio del 22 giugno 1983, è ritornato di grande attualità per una serie di eventi giudiziari e no. L’apertura di un’indagine da parte del Vaticano, annunciata ai primi di gennaio 2023, e la successiva istituzione di una Commissione d’inchiesta parlamentare sono i due fatti che attengono alla ricerca della verità da parte vaticana e da parte italiana. Sono trascorsi 40 anni, ma il tempo per accertare che cosa è realmente accaduto a Emanuela Orlandi, non può mai venire a scadenza. Anzi, più il tempo passa e più stringente, oltre che moralmente impellente, diventa la ricerca della verità.
Mattarella alla Giornata mondiale per la consapevolezza sull’autismo (02.04.23)
Molte delle pubblicazioni che commentano i Vangeli domenicali non riservano alla Pastorale Sanitaria quell’importanza suggerita dal Magistero e dall’azione costante della Chiesa, per cui nelle omelie è spesso lasciata a margine e priva di riferimenti sistematici. Il commento al Vangelo di Matteo presente nell’Anno Liturgico A vuole colmare questa lacuna.
Con la Pasqua “celebriamo il fatto” che il Signore Gesù, ucciso alcuni giorni prima, poiché ritenuto “colpevole” di aver proclamato la verità e compiuto la missione salvifica che il Padre gli aveva affidato, è risorto