«Stiamo per sperimentare la fine della pandemia come fenomeno sociale», scrive il politologo Yascha Mounk, autore del bestseller «Popolo vs Democrazia», sulla rivista The Atlantic.
Se due persone hanno bisogno contemporaneamente di essere ricoverate in terapia intensiva e se è libero un solo posto letto, cosa fare? A chi tra i due pazienti dovrebbe essere dato questo letto? Secondo il principio morale di efficacia o di proporzione, si dovrebbe dare il posto letto al paziente che ha più probabilità di sopravvivenza: se hai una sola cartuccia da sparare, utilizzala al meglio. In questo modo non si sceglie di far morire un paziente, ma si cerca la salvezza almeno di un paziente, non potendo salvarli entrambi e tollerando la morte di uno dei due (avevamo già indagato il tema più di un anno fa). La Corte costituzionale tedesca si è pronunciata su questa ipotesi in relazione alle persone disabili.
La Siaarti, che riunisce i medici specialisti in terapia intensiva, spiega che «la relazione con il paziente non può ridursi» a «una semplice “presa d’atto” della volontà del paziente, quale che sia».
«Il sistema delle quarantene è tutto da rivedere ed è giusto averlo rimesso in discussione. Stiamo correndo un pericolo grave». È incalzante e ha un tono accorato Pier Luigi Lopalco, epidemiologo, docente all’Università del Salento. «Siamo in pieno caos», ragiona da addetto ai lavori, da tecnico che per anni ha lavorato nei dipartimenti di prevenzione e sa bene cosa sta accadendo. Milioni di italiani bloccati a casa in isolamento e quarantena, pur non accusando sintomi. Gli operatori dei centri addetti al tracciamento dei contatti «stritolati dalle segnalazioni».