Ogni giorno la chiusura di ristoranti e di esercizi commerciali, oppure l’azzeramento dei redditi per chi svolge un lavoro autonomo o a partita Iva, diventa un’ultima trincea che crolla, nella disperazione o nella rabbia. La lotta tra più garantiti e meno garantiti esiste. Non c’è niente di sorprendente che la politica ne rifletta le conseguenze.
Non si può sapere, oggi, quanto ancora si dovrà avere a che fare con il Covid e con le sue implicazioni che, ormai è chiaro, riguardano la salute intesa nella sua totalità, ma risulta evidente l’esigenza di un intervento tempestivo da parte delle istituzioni per tutelare il diritto alla salute psicologica che appare ancora appannaggio di pochi ma invece è una necessità che riguarda molti.
Lo scorso aprile, durante la prima ondata di Covid-19, David Quammen era stato chiarissimo: “Siamo nella condizione di poterci attendere altri spillover”. Nel corso di una lunga intervista concessa in esclusiva a InsideOver, il noto giornalista scientifico statunitense aveva spiegato che sì: là fuori, oltre al Sars-CoV-2, c’erano altri virus. Molti dei quali ancora più pericolosi e pronti a passare dagli animali all’uomo dopo aver subito una trasformazione.
Curare e guarire a casa il covid e far scendere il numero dei ricoveri si può. Mentre il Paese s’infila nel gorgo del vaccino con tanto di caccia all’untore al virologo Crisanti, ex gloria nazionale, caduto in disgrazia in poche ore perché “reo” di aver espresso la sua motivata opinione sul vaccino che non sarà una panacea, i dati che arrivano dal Piemonte dimostrano che bisogna investire tutti gli sforzi sul covid at home.