Una commedia tra risate e riflessioni amare che racconta la storia di due coppie che stanno per lasciarsi, ma che saranno invece costrette a vivere forzatamente sotto lo stesso tetto a causa del Lockdown.
La politica del figlio unico e le sue devastanti conseguenze sono al centro di questo film in cui a parlare ci sono le sconcertanti rivelazioni – oltre che di Nanfu Wang, una delle registe – di altri testimoni, quali attivisti, funzionari statali e giornalisti, che ancora oggi lottano per il diritto di crearsi una famiglia.
Alla vigilia di Natale, Serge è l’unico medico di emergenza disponibile a Parigi. Nel giro delle visite a domicilio si imbatte nel giovane Malek, un fattorino in bicicletta che effettua consegne a domicilio ma che per una serie di vicende sfortunate deve “curare” anche i malati e tra loro nasce una collaborazione.
Il film racconta la storia di un parroco di quarant’anni di un paesino tra le Alpi. Il religioso molto ottimista aiuta tutti coloro che giungono nella sua parrocchia con un passato burrascoso. Il film si ferma in particolare a descrivere Adamo un latitante romano che con l’aiuto del sacerdote metterà in discussione la sua vita precedente e tutto ciò in cui ha creduto finora.
Simone Segre è un chirurgo di origine ebraica che vive a Trieste. Un giorno è chiamato a soccorrere una vittima di un incidente stradale, ma vedendo sul suo petto tatuata una svastica non gli presta soccorso e l’uomo muore. Il medico roso dai sensi di colpa rintraccia la famiglia a cui offre cospicui aiuti, anche all’adolescente Marcello che scopre però essere un fervente neonazista.
Attraverso il ritratto dei quattro amici, il regista recita un mea culpa collettivo per i cinquantenni di oggi, suoi coetanei. Lo fa seguendo con passione e trepidazione le loro complicate esistenze e le loro emozioni tormentate e contradditorie, spesso ingannevoli. Il film non annoia mai, ma lascia l’amaro in bocca perché, quando ormai invecchiati i quattro si ritrovano a riflettere sul passato, dopo percorsi tortuosi e segnati dal dolore.
Un film ungherese del 1984 ispirato all’opera teatrale “La tragedia dell’uomo” di Imre Madách. I personaggi principali sono Lucifero, Eva e Adamo che in sogno viaggia nei momenti decisivi della storia umana. Lucifero cerca di convincere Adamo che la vita è senza senso e lo sarà sempre di più. Adamo invece accetta la vita anche se spesso fatica a comprenderne il significato. Ogni uomo può identificare la sua esistenza nelle riflessioni di Adamo e far proprie le parole di Dio con le quali termina il film: “Uomo lotta e abbi fiducia.”
Il film è ispirato alla straordinaria vita del noto artista francese Marcel Marceu che durante la Seconda guerra mondiale si è unito alla Resistenza francese per salvare le vite di migliaia di bambini e ragazzi rimasti orfani a causa del nazismo.
Il film racconta una storia che mette insieme i temi sociali del lavoro dell’accoglienza e dell’emarginazione. Giuseppe è un vedovo sessantenne che gestisce un bar e una stazione di servizio in Puglia. Bikira ha 20 anni, da poco sbarcata dall’Africa. Giuseppe la assume come cameriera ma i due si innamorano e si sposano creando grosso scandalo nel paese.