Furti e atti di vandalismo con statue decapitate, l’ultima a Poitiers. Ma il problema è ignorato dai media mainstream e dalla politica
Il nuovo rapporto sulla persecuzione e il nostro vecchio cinismo.
Dall’inizio dell’anno c’è già una lunga lista di chiese distrutte, statue della Madonna decapitate, ostie profanate. E tutto nel silenzio dei media e connivenza delle autorità. In Francia si registra un caso al giorno, in America Latina restano impuniti anche i casi di omicidio dei preti.
Rapporto Open Doors sulla persecuzione dei cristiani nel mondo, pubblicata l’edizione 2022 della World Watch List (WWList), l’elenco dei 50 Stati in cui i cristiani sono più duramente colpiti. Con la presa del potere dei Talebani, l’Afghanistan diventa il caso di repressione religiosa più grave, scavalcando per la prima volta anche la Corea del Nord comunista. L’islam, in generale, è il maggior persecutore di cristiani. I regimi e i movimenti islamici, infatti, sono responsabili in otto degli 11 paesi in cui la persecuzione dei cristiani è classificata estrema e complessivamente in 38 dei 50 paesi della World Watch List. Anche la Cina fornisce un modello funzionante di repressione, copiato da altri regimi.
Secondo un giudice del lavoro i manager del Croydon University Hospital hanno applicato solo alla suora-infermlera le linee guida che impediscono ai dipendenti di indossare collane.
Due casi emblematici di utilizzo di una legge che ben poco ha a che vedere con la tutela della libertà di religione: entrambi sono in carcere da anni
Mahroon era uscita di casa per fare degli acquisti nel quartiere, quando il vicino musulmano di 45 anni, già sposato con due figli, l’ha sequestrata. Sono mille i casi ogni anno
In Polonia e Ungheria, le opposizioni, spalleggiate dall’Ue, lanciano una campagna preventiva. L’Ungheria, per la sua legge contro la pedofilia, su cui si terrà un referendum, è accusata di discriminare gli LGBTI, la Polonia di diseducare i bambini nelle scuole dove sono vietate le lezioni di ONG pro aborto e gender.
Settantanove attacchi violenti contro la Chiesa. Quello governato da Amlo, tra record di produzione di droghe sintetiche e violenza, è diventato «il paese più pericoloso per esercitare il sacerdozio in America Latina»