Con 179 voti a 145, i “pari d’Inghilterra” hanno respinto un nuovo tentativo di legalizzare la morte medicalmente assistita. Mentre si annuncia un altro progetto di legge si discute di cure palliative
Parallelamente alla bocciatura della legalizzazione del suicidio assistito, si è deciso di dare un esplicito diritto legale alle persone in fin di vita affinché possano accedere all’assistenza sanitaria e alla cure palliative (esigibili da tutti). Una possibilità che rappresenta una prima volta dalla nascita del sistema sanitario nazionale NHS.
Per Valérie Faucher, responsabile medico e membro del consiglio di amministrazione del Centro universitario integrato di salute e servizi sociali (CIUSSS) di Saguenay–Lac-Saint-Jean, questo aumento è dovuto al fatto che l’aiuto medico alla morte «è ormai accettato da una parte ampia della popolazione e non è più tabù»; inoltre «è praticato da un numero sempre più alto di medici».
Le Dat consentono già di interrompere qualsiasi trattamento terapeutico e di sostegno vitale, ma se il Ddl Bazoli verrà approvato si estenderà la possibilità del suicidio assistito a tante categorie ritenute “improduttive” e “costose”. Lo Stato, così, aiuterà i fragili a sentirsi più fragili. E il ruolo del medico ne uscirà ulteriormente stravolto.
Nella sua Carugate, in Brianza, lo straordinario spettacolo musicale sull’avventura di Massimiliano Tresoldi, risvegliato dopo 10 anni di “silenzio”. Dando a tutti una lezione di gioia e di vita piena
I fautori di eutanasia e suicidio assistito hanno sempre presentato casi in condizioni disperate, ma l’obiettivo – com’è evidente nel Ddl Bazoli – è quello di includere tantissime persone ben lontane dalla malattia terminale. La maggior parte degli anziani si trova nella condizione richiesta dal Ddl. E i protocolli e le procedure non danno alcuna garanzia.
IL SUSSIDIARIO – ALAIN DELON SCEGLIE L’EUTANASIA/ L’ultimo copione di chi non sa accettare la realtà
Alain Delon ha scelto l’eutanasia. Pronto a recitare fino all’ultimo e fare da testimonial della dolce morte. Ma è una scelta di chi rifiuta la realtà
Samantha D’Incà, la donna trentenne rimasta in coma dopo un intervento chirurgico, è stata “lasciata andare” per volontà della famiglia. Il padre, nominato amministratore di sostegno, ha deciso di interrompere le cure e l’alimentazione, poi di somministrare la sedazione profonda. In meno di una settimana Samantha è morta. Ma non era moribonda, poteva vivere.