C’è sempre attenzione per chi chiede l’eutanasia, ma disinteresse per la battaglia quotidiana di tutte quelle persone (e le loro famiglie) che lottano in condizioni difficili, dimenticate dallo Stato. Parliamone
IL SUSSIDIARIO – SUICIDIO ASSISTITO/ “Mario, chiedevi senza saperlo un abbraccio che non è arrivato”
È morto Federico Carboni (Mario), il primo malato che ha fatto ricorso al suicidio assistito in Italia. Ma non siamo i padroni della vita, né nostra né altrui
È morto “Mario”, ossia Federico Carboni, primo caso di suicidio assistito autorizzato in Italia. Una vicenda paradigmatica per vari aspetti, dal rovesciamento dell’ordine naturale stabilito da Dio alla strumentalizzazione della sofferenza per portare avanti processi rivoluzionari e iniqui. Mentre migliaia di famiglie continuano, nel silenzio, a prendersi cura dei loro cari.
Federico Carboni è stato il primo italiano ad aver chiesto e ottenuto l’accesso al suicidio medicalmente assistito, reso legale dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019 sul caso Cappato-Antoniani. La procedura è stata resa possibile in virtù del contributo dell’Associazione Luca Coscioni.
MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO DI MANFREDONIA-VIESTE-SAN GIOVANNI ROTONDO MONS. FRANCO MOSCONE IN OCCASIONE DELL’INCONTRO PROMOSSO DALL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE MEDICI CATTOLICI (AMCI): “CONTRO L’EUTANASIA PER NON RINUNCIARE AD AMARE” [CENTRO DI ACCOGLIENZA “S. MARIA DELLE GRAZIE” DI SAN GIOVANNI ROTONDO (FOGGIA) 25 MAGGIO 2022]
L’incredibile storia di Kat (nome di fantasia), trentenne affetta dalla sindrome di Ehlers-Danlos, alla quale lo Stato ha offerto l’eutanasia al posto delle cure. «Vorrei vivere, ma se non posso curarmi non mi resta che morire»
Secondo il dossier, infatti, se nel 2003, il primo anno di applicazione della legge, le persone uccise mediante eutanasia furono 235, nel 2010, giunsero a 953. Nel 2015, le persone soppresse furono 2022. E lo scorso anno, si è toccato il vertice di 2699 vittime. «Ovvero un decesso su 40 in Belgio».
Mentre il Paese ricorda l’anniversario della sua legge sulla morte volontaria (la prima al mondo insieme a quella bekga) l’opinione pubblica assiste indifferente alla fine annunciata d’un noto artista
È necessario chiarire che “inguaribile” non è sinonimo di “incurabile”: anche qualora una persona viva una condizione di malattia inguaribile è sempre possibile continuare a prendersi cura di lei, fino alla fine. È la logica delle cosiddette “cure palliative” che non rappresentano una resa davanti all’ineluttabilità di una malattia irreversibile, bensì un accompagnamento costante della persona malata per arrecare sollievo alle sue sofferenze
Il dibattito sul fine vita è in continua evoluzione e prosegue a intrecciarsi con una pluralità di interrogativi etici, scientifici, sociali e culturali.