La scorsa settimana la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha emesso una sentenza sul caso Lings vs Danimarca (ricorso n. 15136/20). Il ricorrente, Svend Lings, era stato condannato dai tribunali danesi per aver provocato un suicidio assistito. Ha fatto ricorso contro questa decisione, sostenendo che fosse “una violazione del suo diritto alla libera espressione”. La Corte ha respinto all’unanimità la sua domanda.
Nel caso riguardante il medico danese Svend Lings, la Cedu ha giudicato legittimo il divieto al suicidio assistito, senza però considerarlo assoluto. Già nelle precedenti sentenze la medesima corte aveva desunto un diritto (seppur con limitazioni) all’aiuto al suicidio interpretando in modo arbitrario l’art. 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
In Canada il governo progressista di Justin Trudeau sta lavorando per dare la possibilità di morte medicalmente assistita a chi è affetto da una malattia mentale. Un’ipotesi che ha già suscitato numerose polemiche, soprattutto da parte di medici ed esperti.
Eppure in Canada si vuole proseguire su questa strada e questo potrebbe portare, già a marzo 2023, ad aprire definitivamente l’eutanasia e dunque l’assistenza medica per la morte per malattie mentali come depressione, disturbo bipolare, disturbi della personalità, schizofrenia, disturbo da stress post-traumatico.
Il 25 aprile ricorrono i 20 anni dall’introduzione della «morte a richiesta per legge». Pressioni per allargare le previsioni della norma
Cresce ancora il trend delle morti per eutanasia in Olanda, un baratro che non pare abbia fondo.
Una vita umana, un individuo, quando finisce, non può essere sostituito. È qualche cosa di unico e insostituibile, e la tutela della sua unicità e insostituibilità dovrebbe essere la prima preoccupazione per tutti, fin dove e fin quando è possibile.
La verità è che non solo la vita in generale, ma la nostra stessa vita ci appare come un enigma, che nessuno sembra in grado di sciogliere e che la scelta (sia quella individuale sia quella sociale) a favore della morte ci porta con durezza di fronte alla domanda più radicale che un essere umano possa porsi: quella sulla propria identità, che, ci piaccia o no, è una identità unica e irripetibile.
E’ ripresa alla Camera dei Deputati la discussione sul “Testo Unico sul Suicidio Assistito” anche se, per il momento, non si intravvedono accordi di massima. Lo esaminiamo, mostrando tutte le criticità; per questo va bloccato.