Mentre il Paese ricorda l’anniversario della sua legge sulla morte volontaria (la prima al mondo insieme a quella bekga) l’opinione pubblica assiste indifferente alla fine annunciata d’un noto artista
È necessario chiarire che “inguaribile” non è sinonimo di “incurabile”: anche qualora una persona viva una condizione di malattia inguaribile è sempre possibile continuare a prendersi cura di lei, fino alla fine. È la logica delle cosiddette “cure palliative” che non rappresentano una resa davanti all’ineluttabilità di una malattia irreversibile, bensì un accompagnamento costante della persona malata per arrecare sollievo alle sue sofferenze
Il dibattito sul fine vita è in continua evoluzione e prosegue a intrecciarsi con una pluralità di interrogativi etici, scientifici, sociali e culturali.
L’opinione della prof.ssa Assuntina Morresi
Quando si parla di cure palliative si entra in un campo dove regna la neolingua e i cultori della morte (eutanasisti) seminano confusione a piene mani.
L’intervista di Interris al giurista Alberto Gambino, prorettore all’Università europea di Roma e presidente dell’associazione Scienza & Vita
Howard Breen, attivista ambientalista di 68 anni, vuole farla finita con l’iniezione letale prima che sia l’apocalisse climatica a ucciderlo. A marzo potrebbe ottenere ciò che vuole
Legale dal 2013 per i malati terminali, la “morte a richiesta” viene ora semplificata eliminando l’obbligo del doppio colloquio in presenza per valutare la sussistenza delle condizioni di legge
In sette anni il paese nordamericano è passato dal sì al suicidio assistito per i malati terminali all’omicidio di stato per i troppo fragili, i depressi e i “poveri” (ora pure in chiesa)
In Belgio la Commissione per il controllo e la valutazione dell’eutanasia ha pubblicato i dati sull’eutanasia relativi al 2021, da dove emerge l’ennesima crescita drammatica di numeri e casi.