La terza riflessione è un omelia del cardinale Angelo Comastri, già arciprete della Basilica di San Pietro, proposta il 15 marzo 2020
La seconda Lectio magistralis che proponiamo è “Dov’è Dio nella pandemia?” pronunciata il 12 ottobre 2021 da Mons. Bruno Forte arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto.
Relatore: don Mauro Gagliardi, professore di teologia dogmatica del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum di Roma.
Rispettare le regole non è facile, lo sappiamo. Eppure non possiamo farne a meno, altrimenti precipiteremmo nell’anarchia…e sarebbe un casino. Qual è il segreto per riuscirci? La risposta di don Alberto: “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti” (Gv 14, 15).
Guarda il breve video per non dimenticare il 25 dicembre “il festeggiato”. Leggi
La terza virtù cardinale che esaminiamo nel nostro itinerario di Avvento è la carità, fondamentale per il cristiano come ricordava l’apostolo Giovanni: “Se uno dicesse: ‘Io amo Dio’, e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv. 4,20).
La speranza è fondamentale nel contesto ma esistenziale ma anche nel cammino di fede. Affermava lo scrittore, poeta e saggista francese Charles Péguy: “Dice Dio: ‘La fede che preferisco è la speranza. La fede non mi stupisce (…). Ma la speranza, ecco quello che mi stupisce’. E sperare è difficile”.
Il periodo dell’AVVENTO per il cristiano è il “tempo forte” dell’attesa e della preparazione del Natale. Quattro settimane in cui il discepolo del Signore Gesù è invitato a assumere atteggiamenti e modalità idonee per accogliere nel proprio cuore, la notte di Natale, il “festeggiato”. La nostra proposta per questo Avvento 2021 è di riflettere sulle tre “virtù teologali”: fede, speranza, carità.
Accompagnare un famigliare malato o gravemente disabile nel periodo terminale della vita affinché “muoia con dignità” è un atto d’autentico e reale amore!
Il cristianesimo fornisce speranze e ragioni al timore della morte, poiché autorizza il credente a giustificare la morte come parte integrante di un cammino infinitamente più vasto; essa, non annulla la persona, ma la trasfigura mediante il perdurare dell’esistenza in tempi e in spazi differenti dagli attuali.