BIOTESTAMENTO – Le domande aperte. Libertà di coscienza patrimonio “laico”

L’obiezione di coscienza è un punto cruciale che la legge sul biotestamento ha messo in evidenza, non essendo prevista né per le persone né per le strutture sanitarie. È un punto di cui su una larga parte de media non ci si cura più di tanto perché si pensa che si tratti di una richiesta che viene solamente dai cattolici (medici, operatori sanitari, istituzioni), che a essa si appellano per contrastare una legge sgradita. Invece è una questione che riguarda davvero tutti.

A cominciare da chi dice di avere a cuore dignità e libertà. Quando ne parliamo proprio questo dovremmo mettere in luce, smarcandoci dalla cornice che vede la difesa dell’obiezione di coscienza come una battaglia settaria che sarebbe mossa da una ottusa e dannosa testardaggine. Siccome sappiamo che una comunicazione efficace è sempre inclusiva, ecco allora quattro spunti per sostenere quello che è un diritto umano fondamentale e per parlarne in termini che facciano sentire coinvolti tutti. Innanzitutto è utile notare che l’obiezione di coscienza è un valore anche laico perché il rispetto e la difesa della vita sono un valore ‘trascendentale’, umano prima ancora che religioso, morale, culturale, politico.

Se per un credente la vita è sacra, per un vero laico essa esprime un diritto assoluto, quindi svincolato da ogni obbligo di tipo giuridico. È opportuno anche evidenziare come l’obiezione di coscienza in questo caso tuteli la libertà e la giustizia, perché garantisce le due espressioni della libertà (quella del malato e quella del medico) e il principio secondo il quale ‘non faccio all’altro quello che non vorrei fosse fatto a me’. In questo senso tutela anche quell’autodeterminazione che viene invocata così spesso al giorno d’oggi. Inoltre l’obiezione di coscienza fonda i diritti umani perché insegna che lo Stato non è l’ultimo depositario del Bene. Se vogliamo davvero promuovere i diritti umani non possiamo derogare neppure in particolari situazioni.

Chi nega l’obiezione di coscienza di fatto assolutizza un diritto che diventa talmente forte da piegare la coscienza stessa di una persona, annullandone un altro diritto fondamentale. Infine, l’obiezione di coscienza garantisce l’uguaglianza in ordine al Bene: ciascuno può contribuire con la propria coscienza, responsabilmente, al bene comune. Nel comunicare su un valore così prezioso proviamo allora a ricorrere più spesso a parole positive, semplici e familiari in quanto costantemente utilizzate (libertà, giustizia, uguaglianza, diritti, dignità) per dire quale enorme significato vi stia dietro. E per far comprendere cosa rischiamo – tutti – se lo cancelliamo.

Martina Pastorelli – Catholic Voices Italia

Avvenire.it, 3  gennaio 2018