Per la prima volta anche un tribunale italiano decide che se una madre non rimuoverà le immagini del figlio 16enne da Facebook dovrà risarcirlo con una somma di 10mila euro.
Torna a esprimersi un tribunale, sulla questione delle foto dei figli minori postate dai genitori sul web. E lo fa con un giudizio perentorio, destinato a cambiare le carte in tavola anche nel nostro Paese sulla scia di quello che sta avvenendo altrove, dalla Francia agli Stati Uniti: non solo vanno infatti cancellati dai social network «immagini, informazioni e ogni dato relativo» a un minore quando sono pubblicati dai genitori senza il suo consenso e soprattutto quando sono lesivi della sua reputazione. Ora c’è di più: se i genitori non procedono alla cancellazione dei vari post incappano nel pagamento di una somma di denaro fino ai 10mila euro.
Lo ha deciso, sciogliendo la riserva alcune settimane fa, il giudice Monica Velletti della prima sezione del tribunale civile di Roma che ha accolto la richiesta avanzata dal tutore di un 16enne imponendo alla madre il divieto di diffondere sui social «notizie, dati, immagini e video» del figlio sanzionandola a livello pecuniario in caso di inottemperanza a un ordine di rimozione di successivi post.
Perseguitato dalla madre
La decisione del tribunale capitolino riguarda una vicenda a dir poco incredibile, di cui protagonista è proprio il ragazzo, da tempo in aperto conflitto con la madre che – dopo la separazione dal padre – ha cominciato a postare in maniera quasi compulsiva foto e racconti inerenti la situazione familiare e in particolare la vita del figlio, accusandolo di essere un «malato mentale» e paragonandolo addirittura a un «assassino».
Una situazione insostenibile per il minore, è spiegato nella sentenza di 9 pagine depositata il 23 dicembre scorso, che ha chiesto ai giudici la possibilità di proseguire gli studi all’estero, in un college negli Stati Uniti, al fine di «stare lontano dall’attuale contesto sociale, nel quale tutti i compagni sarebbero a conoscenza delle sue vicende personali, rese note dalla madre con uso costante e sistematico dei social network». Nella sentenza i giudici scrivono che «la massiccia presenza mediatica (sui social network, ndr) della vicenda del minore giustifica il turbamento dello stesso e la resistenza a proseguire gli studi in un contesto nel quale particolari della propria vita personale, sono ampiamente noti».
Le leggi tutelano già i minori: ecco quali
Soltanto qualche mese fa, precisamente a settembre, era toccato al tribunale di Mantova esprimersi sull’argomento: allora venne ordinato a una madre di non inserire le foto dei figli e di rimuovere quelle già pubblicate dal momento che il padre (anche in quel caso da lei separato) non era d’accordo. E numerosi sono i casi che negli ultimi anni hanno visto proprio i tribunali intervenire in tutela dei piccoli, richiamando i genitori al dovere di tutelarli anche (e soprattutto) sul web.
La legge italiana d’altronde parla chiarissimo. Carta costituzionale a parte (che, va ricordato, consacra la tutela dei minori quando sancisce che la Repubblica italiana «protegge l’infanzia e la gioventù»), l’utilizzo delle loro immagini è regolamentato dalla legge sul diritto d’autore del 1941, dal codice civile e dal più recente decreto legislativo 196/2003 in materia di trattamento dei dati personali (vedi qui il recente appello del Garante sull’argomento). E in tutti i casi, richiede un esplicito consenso o dei diretti interessati o di chi li tutela. A ciò si aggiunge che proprio i minori godono di una tutela rafforzata data dall’articolo 16 della Convenzione sui diritti del fanciullo approvata a New York il 20 novembre 1989 e ratificata in Italia nel 1991.
Viviana Daloiso
Avvenire.it, 8 gennaio 2018