“Siamo contro l’eutanasia in ogni forma, la posizione ufficiale della Chiesa è nota”, ha dichiarato a Catholic News Service il vescovo ausiliare della diocesi di Malines-Bruxelles, Jean Kockerols.
Il prelato è intervenuto settimana scorsa subito dopo la pubblicazione da parte dell’agenzia della Chiesa cattolica belga (Cathobel news agency) di un articolo che accusava la Commissione di controllo e valutazione dell’eutanasia istituita dalla legge belga per vigilare sugli abusi.
Dunque, Kockerols dopo aver chiarito che il problema è nell’accettazione dell’omicidio e del suicidio assistito di Stato, che produce una mentalità relativista, per cui non conta più il bene o il male, ma la volontà della persona (sia anche quella di farsi uccidere), ha fatto notare anche che la norma non viene applicata come previsto. Secondo i vescovi infatti non c’è alcun controllo né paletto della legge che sia rispettato, visto che la commissione non vigila, permettendo a chiunque lo richieda di essere ucciso.
Che ad ottenere l’eutanasia siano ormai tutti non è una sorpresa, ma la logica conseguenza di una norma che se nel 2002 (quando fu introdotta in Belgio) si riferiva ai soli “moribondi” era evidentemente destinata ad applicarsi ad ogni caso (oggi in Belgio è permessa anche per altre malattie non terminali e per i bambini). Infatti, nel momento in cui si legifera su una menzogna come l’autodeterminazione dell’uomo, introducendola come principio normativo, non c’è davvero più argine giustificabile teoricamente.
Detto questo, se l’ipocrisia va svelata, come ha fatto il vescovo parlando di norma totalemente ingiusta, la Chiesa belga denuncia anche gli abusi al fine di porre un freno. Nell’articolo si legge quindi che “è scioccante che, a 15 anni dalla sua creazione, la commissione non ha indirizzato neppure un singolo fascicolo ai pubblici ministeri o condannato un solo medico”. In poche parole, la commissione “agisce come giudice e giuria e non adempie al suo ruolo. Non sta estendendo l’applicazione della legge, ma la sta violando”. Si dovrebbe almeno avere il coraggio di aprire ad ogni forma di eutanasia su richiesta, senza fingere di ammetterla solo entro certi paletti, in modo da chiarire al mondo il vero fine di queste norme: eliminare chi è improduttivo, chi è depresso, chi disprezza la vita. E quindi estirpare diabolicamente la carità che lotta per amore della vita: che se vuoi toglierti di mezzo chi sono io per giudicarti? Chi per frenarti?
Ma a descrivere il vero volto di queste leggi sono i casi reali e concreti come quello richiamato dalla Chiesa di una donna di 38 anni, che affetta da una forma di autismo e depressa dopo la rottura con il fidanzato, chiese di essere ammazzata dallo Stato. Così è stato e nessuno è stato perseguito: a denunciare il caso nel 2016 erano stati i parenti della donna. Di fronte ad un potere così feroce e ad una legge che ha mostrato tutte le sue implicazioni malvage (muoiono oltre 2000 persone all’anno fra cui malati psichiatrici non terminali), la Chiesa belga ha quindi capito che deve educare, opponendosi alla norma senza compromessi.
Anche perché l’esito del silenzio o del tentativo di cercare il male minore in un male assoluto ha avuto come esito non solo la confusione ma le dichiarazioni favorevoli all’eutanasia della congregazione dei Fratelli della carità, che gestisce 15 ospedali del Paese (5.000 posti letto): «Noi prendiamo seriamente in considerazione la sofferenza insopportabile e disperata dei nostri pazienti, così come le loro richieste di eutanasia. Dall’altro lato, vogliamo proteggere le vite e assicurare che l’eutanasia sia praticata solo se non c’è altra possibilità di fornire una ragionevole prospettiva di cura per il paziente», ha comunicato lo scorso aprile l’ordine belga.
Kockerols ha quindi concluso così: “Anche se per ora ci sono poche possibilità di cambiamenti legali, la Chiesa può lavorare a livello morale e pastorale con il personale medico e sostenere le voci critiche”, aggiungendo che i vescovi insieme hanno “discusso di un’applicazione più severa delle regole della Chiesa nei confronti di chi supporta l’eutanasia”.
Benedetta Frigerio
La Nuova Bussola Quotidiana, 16 gennaio 2018