L’Alto commissariato delle Nazioni Unite, Acnur, misura e documenta con regolarità e precisione i flussi migratori illegali verso l’Europa.
Contrariamente a quanto si raccomanda in Italia – “i temi dell’emergenza e dell’immigrazione devono essere separati, metterli insieme è l’errore più catastrofico che si può fare” diceva il Ministro dell’interno Marco Minniti presentando lo scorso ottobre il Piano nazionale per l’integrazione dei immigrati – per l’Acnur costituiscono effettivamente una emergenza. I dati relativi si trovano infatti alla pagina “Emergenze” del sito web dell’agenzia Onu, insieme ad altre nove situazioni di crisi: cinque in Africa (Burundi, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Nigeria, Sudan del Sud), tre in Medio Oriente (Yemen, Siria e Iraq) e una in Asia, quella dei Rohingya, in Myanmar.
Secondo l’Acnur nel 2017 sono arrivati in Europa via mare 171.332 emigranti illegali, oltre il 47% in meno rispetto al 2016, anno in cui gli sbarchi sono stati 362.753 (nel 2015 avevano superato il milione). Quasi il 70% dei nuovi arrivati attraversando il Mediterraneo è approdato in Italia dove invece nel 2016 gli arrivi, pur con un incremento del 18% rispetto al 2015, avevano rappresentato circa il 50% del totale europeo.
In termini percentuali si è registrato un calo di sbarchi in Italia del 34% circa, quasi tutto dovuto alla significativa riduzione del flusso verificatasi negli ultimi cinque mesi dell’anno, da quando cioè, come è noto, il governo italiano ha adottato dei provvedimenti per controllare le discutibili attività di soccorso nel Mediterraneo di alcune organizzazioni non governative e ha avviato una collaborazione con le autorità libiche. Ancora maggiore è stato il calo dei minori non accompagnati: 15.731, il 13% del totale, ma diminuiti di circa il 40% rispetto al 2016 quando erano stati 25.846, pari al 14% degli arrivi. In totale si stima che dal 2014 siano sbarcati in Italia quasi 67.000 minori. Tuttavia, secondo il Ministero del lavoro, al 31 luglio 2017 risultavano presenti sul territorio nazionale solo 17.864 minori. Di tutti gli altri si erano perse le tracce.
I paesi di provenienza degli immigrati illegali sono stati sostanzialmente gli stessi che nel 2016: al primo posto la Nigeria e, tra i primi 10, altri sei paesi africani – Costa d’Avorio, Guinea Conakry, Marocco, Gambia, Mali, Eritrea – due mediorientali – Siria e Iraq – e uno asiatico, il Bangladesh. Seguono altri stati quasi tutti dell’Africa sub sahariana occidentale. Mancano ancora dati esatti, ma come negli anni precedenti nel 2017 oltre l’85% degli emigranti che hanno attraversato il Mediterraneo alla volta dell’Europa erano giovani di età inferiore a 34 anni, di sesso maschile, prevalentemente in viaggio da soli.
Le variazioni rilevanti riguardano i richiedenti asilo e il numero di richieste accolte. Hanno ottenuto lo status di rifugiato 6.578 immigrati, vale a dire il 5,6% dei nuovi arrivati (nel 2016 le richieste accolte erano state il 2,7%, 4.940 su 181.045 sbarchi) e l’8,4% delle richieste esaminate che sono state 77.562 (nel 2016 ne erano state esaminate 90.473 e approvate il 5,4%). Ma la variazione più sorprendente, su cui riflettere, riguarda la percentuale dei richiedenti asilo. Nel 2016 su 181.045 arrivi le richieste di asilo erano state 123.482: il 68,2% degli immigrati illegali aveva dichiarato di essere un profugo in fuga per la libertà e la vita. Nel 2017, con 119.363 arrivi, le richieste di asilo sono state 116.389: quindi il 97,5% degli immigrati si sono dichiarati profughi.
Gli sbarchi nel 2018 continuano. I dati più recenti coprono il periodo dal 1° al 19 gennaio. Il portale del Ministero dell’interno riporta a quella data 1.821 arrivi, 1.267 dei quali dalla Libia. Nello stesso periodo del 2017 gli sbarchi erano stati 2.393, 2.226 dei quali dalla Libia. Si è pertanto registrato un calo di quasi il 24%, che sale al 43% se si considerano soltanto gli arrivi dalla Libia. L’Acnur per il medesimo periodo calcola invece 2.305 arrivi in Italia via mare. Altri 1.284 immigrati illegali hanno raggiunto le coste della Spagna e 1.072 quelle della Grecia: in tutto 4.661 persone.
L’andamento dei flussi nel 2017 prova se non altro che l’immigrazione illegale si può contenere e addirittura fermare. Come riconosceva lo stesso ministro dell’Interno, proprio mentre definiva “cattivi maestri” i politici che promettono di fermare gli sbarchi e sosteneva che i flussi non si risolvono con “un approccio di carattere tecnico”, tra i fattori efficacemente intervenuti a ridurre le partenze dalla Libia c’è l’attività più serrata della guardia costiera libica che, grazie anche alle motovedette e alla formazione fornite dall’Italia, ha intercettato in poche settimane più di 16.000 persone (il ministro forniva questi dati all’inizio di ottobre). Altrettanto utile è risultato l’impegno del governo del Niger, paese africano attraverso il quale passa una delle rotte migratorie più battute, che, in cambio di un finanziamento dell’Unione Europea pari a 600 milioni di dollari, ha accettato di intensificare i controlli sul proprio territorio e ai confini con la Libia con il risultato di una riduzione del 35% degli ingressi in Libia dal Niger.
Anna Bono
La Nuova Bussola Quotidiana, 21 gennaio 2018