Una sentenza della Cedu ha condannato la Lituania per aver ordinato il ritiro di una campagna pubblicitaria che usava le immagini di Gesù e Maria.
Com’era quella frase di Sant’Agostino? “Inhorresco et inardesco”. Mi chiedo se userebbe queste parole e come agirebbe dinanzi a una sentenza della Corte europea dei diritti umani (Cedu) come quella che è stata emessa ieri. Riassumo: un’azienda lituana ha pubblicizzato i vestiti di sua produzione facendoli indossare a un Gesù e a una Madonna usati come testimonial a loro insaputa. Ci furono proteste. L’esito fu l’ordine di ritirare quei manifesti perché i simboli religiosi non sono res nullius, come rottami alla deriva in mare. Il loro sfruttamento commerciale è offensivo per chi crede. La ditta lituana ha fatto ricorso alla Corte del Consiglio d’Europa. La quale ha dato ragione in nome della libertà d’espressione all’industria tessile e condannato la Lituania.
Il tribunale – più precisamente – ha sentenziato che le autorità locali non hanno “raggiunto un giusto equilibrio tra la protezione della morale pubblica e i diritti delle persone religiose da una parte, il diritto alla libertà d’espressione dell’azienda dall’altra”. Le posizioni da esse espresse, ha motivato, “dimostrano che hanno dato priorità totale a proteggere i sentimenti delle persone religiose, senza prendere in considerazione in modo adeguato il diritto alla libertà d’espressione della compagnia”. Vilnius, quindi, dovrà risarcire con 580 euro l’azienda.
Questa è la massima giustizia? Inhorresco et inardesco. Non ho nessuna voglia di passare per bigotto o per fondamentalista, ma, come disse incompreso il Papa, “se insultano mia madre, ti do un pugno”. Un pugno no, neanche una parolaccia, ma una forma di resistenza civile e democratica, è un dovere persino di amore. La libertà di espressione non può equivalere a facoltà di mercificare ciò che da ogni parte in Europa dice la nostra identità profonda.
A suo tempo l’Italia riuscì, grazie alla mobilitazione delle migliori intelligenze giuridiche, tra cui quella di Joseph Weiler, a vincere in ultima istanza (la Grande Chambre) e a correggere il Tribunale di Strasburgo che vietava di esporre il crocifisso in aule di scuola e di giustizia. La ragione ci dà ragione. Impariamo a farla valere, senza arrenderci con rassegnazione da mezze porzioni…
Aggiungo un argomento poco giuridico forse, ma molto sostanziale. Madonna e Gesù Cristo non sono meri simboli religiosi, ma persone storiche, hanno discendenti, che siamo noi. E anzi vivono adesso in mezzo a noi. Guai a chi li tocca, violentando la loro volontà, rivestendosi come pupazzi.
Mi rideranno dietro. Ci saranno cattolici che diranno che il problema è un altro. D’accordo. Intanto, inhorresco et inardesco.
Renato Farina
Il Sussidiario.net, 31 gennaio 2018