I colpi dei killer hanno ferito gravemente un altro prete ed altre tre persone che erano nell’auto. Il duplice omicidio vicino Iguala dove nel 2014 sono spariti 43 studenti.
I sacerdoti, Germán Muñiz García, Iván Añorve e Rogelio erano partiti da Juliantla dove domenica avevano animato la festa della Vergine della Candelora e all’alba di ieri, si erano messi in auto insieme a tre amici in direzione Taxco de Alarcón. Come riferisce al quotidiano Avvenire Lucia Capuzzi, all’altezza di Iguala, una vettura rossa ha sbarrato loro la strada ed un commando armato li ha crivellati di colpi.
Gravissimo il terzo sacerdote ferito
Padre Germán e padre Iván, che si trovavano davanti, sono stati i primi a morire, come ha confermato il vescovo della loro arcidiocesi di Chilipacingo-Chilapa, mons. Salvador Rangel Mendoza. Padre Germán, originario di Acapulco, era parroco di Mezcala, mentre padre Iván esercitava il proprio ministero nella parrocchia della Sacra Famiglia, nel comune di Las Vigas. Gli altri quattro passeggeri sono feriti: padre Rogelio è grave ed è ricoverato all’ospedale di Taxco.
Appello dell’arcidiocesi
L’arcidiocesi ha rivolto un appello alle autorità perché si faccia luce sui barbari omicidi. L’ennesimo in una nazione che l’anno scorso ha battuto il record di violenza, con 80 assassinii al giorno. L’aumento vertiginoso si è mantenuto nel 2018: gennaio si è chiuso con 1.562 vittime, due all’ora.
“Salto di qualità” dei clan che controllano il narcotraffico
La narco-guerra in corso fra gruppi criminali, riporta Avvenire, ha registrato, nell’ultimo anno, un “salto di qualità” probabilmente anche in vista delle prossime elezioni presidenziali di luglio. Lo Stato del Guerrero, dove sono stati uccisi i sacerdoti, è uno degli epicentri della guerra per il controllo del narcotraffico: là si concentrano le coltivazioni di oppio per soddisfare la crescente domanda di eroina negli Usa. Proprio a Iguala furono fatti scomparire, il 26 settembre 2014, i 43 studenti. Da allora, la situazione è tutt’altro che migliorata.
I clan che controllano il narcotraffico, si accaniscono con particolare ferocia contro quei settori che possono costituire un’alternativa al loro dominio del terrore. Tra cui, appunto, i sacerdoti. Il che spiega – precisa Lucia Capuzzi – il tragico paradosso per cui il Messico, una delle nazioni con il maggior numero di cattolici al mondo, sia anche, negli ultimi anni, quella con più preti e operatori pastorali ammazzati: quattro nel 2017, secondo il rapporto di Fides. Molti di più quelli minacciati.
Vatican News, 6 febbraio 2018