«Egli ha preso le nostre infermità» è il titolo del messaggio dei vescovi lombardi per la Giornata del malato 2018.
Agli enti sanitari di ispirazione cristiana, i vescovi lombardi chiedono «di essere all’avanguardia nell’ambito delle scelte bioetiche per la vita, evitando risolutamente sia le derive dell’accanimento terapeutico che dell’eutanasia» e del «suicidio assistito». Così si legge nel messaggio della Conferenza episcopale lombarda (Cel) per la 26ª Giornata mondiale del malato (11 febbraio 2018) intitolato Egli ha preso le nostre infermità (Matteo 8, 17). Nello stesso testo, in riferimento alla riforma della sanità intrapresa dalla Regione Lombardia e a quella del terzo settore promossa a livello nazionale: «Ci auguriamo vivamente che le riforme in atto – scrivono i vescovi – non penalizzino in alcun modo gli enti che nascono da iniziative di popolo, ispirate alla gratuità e alla carità, impegnate a promuovere il bene delle persone, in particolare quelle maggiormente svantaggiate sia dal punto di vista sociale che economico».
«Senza voler chiedere privilegi per nessuno – prosegue il messaggio – crediamo che una priorità vada data alle persone fragili e svantaggiate, soprattutto quando sono povere e non possono permettersi cure costose. Il grado di civiltà di una società si vede dalla capacità di attenzione effettiva a coloro che soffrono nel corpo e nello spirito e non hanno i mezzi per potersi permettere cure adeguate». Una priorità che è parte costitutiva della storia, dell’identità e del ruolo attuale degli enti sanitari e socio-sanitari di ispirazione cattolica. La «centralità della cura offerta ai poveri» è infatti da sempre nel loro dna e vi deve rimanere, assieme alla «centralità della relazione di cura», alla «qualità della ricerca» («finalizzata all’affermazione della dignità della persona, del suo valore inalienabile e sacro») e alla capacità di affrontare, nella fedeltà al Vangelo, le «nuove e radicali domande di carattere etico» poste dallo sviluppo delle scienze biomediche, con le sue «possibilità entusiasmanti».
Di fronte alle recenti «Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento», la Cel fa sue le parole del cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei: «Ci preoccupa la salvaguardia della speciale relazione tra paziente e medico, la giusta proporzionalità delle cure – che non deve mai dar luogo alla cultura dello scarto –, la possibilità di salvaguardare l’obiezione di coscienza del singolo medico e di evitare il rischio di “aziendalismo” per gli ospedali cattolici», disse Bassetti nella prolusione al Consiglio permanente del 22 gennaio scorso.
Ecco, dunque, la raccomandazione alle strutture cattoliche di essere «all’avanguardia nella medicina palliativa» e nella «promozione di hospice», di avere «un’attenzione particolare nella cura della disabilità fisica e psichica, degli anziani non più autosufficienti e di coloro che si trovano nello stato di coma vegetativo», di promuovere la «qualità della vita spirituale» del malato e dei familiari e di operare «in un quadro di gestione amministrativa corretta e verificabile da tutti».
Il messaggio, dopo aver ricordato i passi del Vangelo (la parabola del buon samaritano e quella del giudizio universale, alla base delle opere di misericordia corporale) «iscritti profondamente nella tradizione del nostro popolo», affronta i mutamenti di scenario (come «la nuova antropologia della salute e della malattia») per ribadire con forza il valore ecclesiale degli enti di ispirazione cristiana e la loro originale, irrinunciabile partecipazione alla missione evangelizzatrice. Il loro ruolo, dunque, «non si esaurisce» nella «supplenza nei confronti dello Stato». I vescovi chiamano «tutta la comunità cristiana» all’«attenzione» verso chi è nel bisogno e verso gli enti che se ne prendono cura, incoraggiando il volontariato, la carità e la «buona prassi» del sostegno economico, in particolare per gli enti che assistono i poveri.
Lorenzo Rosoli
Avvenire.it, 10 febbraio 2018