Anche per il piccolo Isaiah Haastrup è arrivata la morte, ieri, al King’s College di Londra, dove era ricoverato per la grave invalidità causata da un parto drammatico.
Anche per il piccolo Isaiah Haastrup è arrivata la morte al King’s College di Londra, dove era ricoverato per la grave invalidità causata da un parto drammatico. Morte procurata dai medici – come per Charlie Gard, come sta per esserlo per il piccolo Alfie Evans – dopo che la Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo ha dichiarato inammissibile il ricorso dei genitori, che chiedeva di continuare il trattamento salvavita.
Il 6 marzo la Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo aveva dichiarato inammissibile il ricorso dei genitori, che chiedeva di continuare il trattamento salvavita e di ribaltare così il verdetto dell’Alta Corte britannica, secondo il quale il supporto vitale per il piccolo andava interrotto.
In entrambi i casi i genitori erano ricorsi ai giudici non sapendo come evitare che la decisione dei medici di non prolungare trattamenti che ritengono ormai inutili entrasse nella fase operativa. Ma per i genitori di Alfie e Isaiah, un ricorso bocciato dopo l’altro, i margini di manovra e di speranza si assottigliano. I giudici londinesi della Corte d’appello che si sono pronunciati su Alfie, ricoverato in un ospedale di Liverpool, hanno ribadito l’argomento già espresso nella sentenza di primo grado: cartella clinica alla mano, Alfie sarebbe in condizioni irrecuperabili e dunque anche la ventilazione e la nutrizione assistite sarebbero una forma di accanimento. Continuare a vivere – è la loro tesi per respingere la richiesta di appello – non è «nel miglior interesse» del bambino, affermazione paradossale se si pensa che la sua conseguenza è il distacco del respiratore e dunque la morte.
Avvenire.it, 8 marzo 2018