7 pensieri negativi che rubano la felicità… e come liberarsene

By 9 Marzo 2018Spiritualità

 

Il rapporto tra corpo e anima è qualcosa che intuiamo tutti e di cui ha scritto già il filosofo greco Aristotele, che parla dell’influsso delle passioni sul corpo, della tristezza e della fatica che provoca il male.

Il nostro corpo è come una spiaggia. Sulla sabbia restano le impronte di tutto ciò che ci accade nell’anima: le onde, l’alta e la bassa marea, i passi di ogni persona… Tutto resta registrato. Boris Cyrulnik, prestigioso neurologo e psichiatra francese che conosce bene la sofferenza umana perché come ebreo e figlio di ebrei ha subìto la persecuzione nazista nella II Guerra Mondiale, ha scritto che “tutte le nostre emozioni si inscrivono a livello del corpo”.

Lo afferma anche, in modo più divulgativo, Preston Ni, professore del Foothill College della Silicon Valley (California, Stati Uniti) e conferenziere sulla comunicazione da oltre 25 anni. Nel suo libro How to Let Go of Negative Thoughts and Emotions (Come Liberarsi dei Pensieri e delle Emozioni Negativi) ha pubblicato un elenco di pensieri negativi che impediscono alla persona di essere felice, lista apparsa sulla rivista Psychology Today.

Preston afferma che “molteplici studi hanno rivelato che gli atteggiamenti negativi cronici possono influire sulla salute, la felicità e il benessere”.

È allora meglio stare attenti a questi tipi di pensieri negativi:

  1. Il linguaggio autodistruttivo

“Non ce la faccio”, “Non valgo”, “non mi andrà bene”…, sono frasi cariche di negatività che spesso paralizzano al di là di quello che in realtà non siamo in grado di raggiungere. Ci poniamo delle barriere. È meglio chiedersi “Perché no?” e cercare di fare qualcosa. Almeno ci avremo provato.

Immaginiamo che cerchiate un lavoro. Un “Non ce la faccio” vi mette fuori gioco da molte offerte prima che vi conoscano in quell’impresa. Non permettete che accada. Datevi un’opportunità e presentate la vostra candidatura.

  1. “Pensate male e indovinerete”

Questa sembra “la misura di tutte le cose” per una persona che non ha fiducia. Se parlate in questo modo allontanerete molte persone che potrebbero influire positivamente sulla vostra vita. Siate voi stessi a scoprire se è valsa la pena di conoscere quella persona, o quanto è stato positivo intraprendere quel progetto.

Pensare male è l’atteggiamento codardo di chi fa il saggio a distanza.

Non bisogna lasciarsi trascinare dai pregiudizi pensando che tutto andrà male ancor prima di cominciare.

Non agire perché qualcuno augura un cattivo esito senza ragioni logiche è mettersi delle barriere mentali senza fondamento.

  1. Paragonarsi agli altri

Paragonarsi è una tentazione abituale, perché la persona è un essere sociale per natura ed è logico che conoscendo altri “prendiamo loro le misure” e traiamo conclusioni riguardo a quello che già conosciamo. Logicamente, tra “quello che già conosciamo” ci siamo noi stessi.

In questo paragone deve però prevalere l’obiettivo di conoscere meglio l’individuo.

Nella vita conosciamo persone migliori di noi (magari molte), e questo deve servirci non per fustigarci o invidiare, ma per ringraziare per il dono della loro amicizia (se è così) e imparare da loro.

  1. Ancorarsi al passato

La nostalgia e la malinconia sono emozioni da prendere a piccole dosi.

Bisogna concentrarsi sull’oggi e sull’ora. Non servono lamentele sterili né pensare che il passato fosse migliore.

Chi è ancorato al passato cerca la compassione altrui in modo egoista. Non si muove, e però vuole che tutti gli prestino attenzione.

Goethe ha lasciato una citazione magnifica sul valore da dare al passato: “Non insisterò sul passato. Prenderò decisioni oggi e andrò avanti”.

  1. Incolpare gli altri per le nostre disgrazie

In certi momenti della vita qualche persona ci ha fatto del male: un imprenditore che licenzia ingiustamente un lavoratore, un socio che truffa un altro socio, un collega che mente, un fratello che tradisce la fiducia della famiglia, un marito o una moglie che inganna…

Una disgrazia non potrà mai condizionare la vita al 100%. Bisogna trovare la via d’uscita da quella situazione.

Dobbiamo attivare il senso della vita e la responsabilità per andare avanti. L’atteggiamento, dice Victor Küppers nei suoi libri, è fondamentale.

  1. Non perdonarsi un errore

Tutti, assolutamente tutti, sbagliamo. Sapendo che la natura umana è imperfetta, che senso ha esigere di comportarsi come un dio?

Non perdonarsi è una sciocchezza, una dimostrazione di orgoglio. Bisogna saper analizzare l’errore, riconoscere a chi abbiamo fatto del male e chiedere perdono, e ovviamente perdonarsi.

A volte chi dice di non perdonare se stesso nasconde altre verità, come il fatto di aver paura che gli altri non lo perdonino, o il sentirsi umiliato davanti agli altri. Bisogna essere umili, e anche se socialmente siamo scesi di qualche gradino contiamo sulle nostre risorse e sugli altri per andare avanti, per quanto profondo sia il pozzo.

  1. Avere paura di fallire

La paura può paralizzare, ma non bisogna permettere che questo accada. È il timore di qualcosa che non è accaduto, e quindi è una paura infondata.

Saper ponderare le difficoltà è positivo, ma deve servirci per pensare con quali misure le vinceremo, mai per non agire.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

Doloros Massot

Aleteia, 19 febbraio 2018