Andrea Franzoso, che ha rivelato il malaffare ai vertici di Ferrovie Nord e, per questo, è stato costretto a lasciare l’azienda, ora gira l’Italia incontrando gli studenti
«I giovani hanno fame di cose vere, di parole autentiche». Andrea Franzoso, il «disobbediente» più famoso d’Italia (è lui che ha denunciato il malaffare ai vertici di Ferrovie Nord, accusando il presidente di spese pazze sulla pelle dei contribuenti) racconta la sua nuova vita. Dopo il periodo complicato e complesso delle indagini, dell’isolamento, della perdita del lavoro e infine del riscatto, con la pubblicazione del libro in cui racconta tutta la sua storia («Il Disobbediente», edito da Paper First), oggi Andrea, fra un video e l’altro (è diventato autore televisivo per Loft), gira le scuole d’Italia da Nord a Sud, chiamato da insegnanti, dirigenti scolastici e studenti.
In prima linea contro la corruzione
«Quando abbiamo presentato il mio libro al Senato – racconta Franzoso – c’era anche il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, che mi ha invitato a portare la mia testimonianza nelle scuole ». E così è stato. Un po’ per caso, un po’ sollecitato dalle parole di quel magistrato che ogni giorno si batte in prima linea contro la corruzione e l’illegalità. Da ottobre Andrea è già stato in decine di istituti superiori: licei, istituti tecnici e professionali, ma anche terze medie di città e provincia. «Quando racconto agli studenti la mia storia, sono tutti sempre molto attenti – prosegue – e in aula non vola una mosca: sono molto interessati e alla fine mi fanno un sacco di domande». Applaudono, si stringono intorno a lui per esprimergli la loro simpatia e l’ammirazione per ciò che ha fatto, si augurano di poter comportarsi anche loro così, in futuro. In molti, poi, lo cercano su Facebook e gli chiedono l’indirizzo email per potergli scrivere.
«I giovani cercano testimoni»
«Quando gli adulti accusano i giovani di essere apatici e indifferenti, mi domando se ci abbiano mai parlato: hanno mai provato ad ascoltarli, a conoscerli? I giovani sono le persone più serie che io conosca: con loro le chiacchiere valgono zero, vogliono i testimoni. Dite loro una parola vera, vissuta e incarnata, e vedrete con che occhi vi guarderanno, per non lasciarsi sfuggire neppure una sillaba. Ogni volta che li incontro, ricevo una carica di energia e di speranza. Sono più avanti di noi su molti temi». Sulla corruzione e il malaffare, sull’ambiente, sullo straniero e sul diverso, per esempio. «Vivono già con il compagno di classe dalla pelle nera o con gli occhi a mandorla, fanno i compiti con l’amica nata sull’altra sponda del Mediterraneo o in India, si innamorano fra coetanei di religioni diverse o provenienti da culture che fino a ieri sembravano lontane. Non ci fanno neanche più caso. I giovani vivono già in un mondo, il loro, che è più integrato del nostro ».
Andrea è stato a Reggio Emilia, a Biella, a Milano, a Savona, in Veneto, in Puglia, in Sicilia e in tante altre parti d’Italia. «Con gli studenti ho un dialogo molto aperto e franco – prosegue – spesso, poi, in privato mi scrivono quello che non hanno avuto il coraggio di dirmi in classe, davanti agli altri. Come un ragazzo, ad esempio, che mi ha scritto: «Bello ciò che ci hai raccontato, ma a casa mia mi insegnano l’opposto». Certo, non tutto è roseo: esistono anche realtà scolastiche in difficoltà, in periferie degradate, con ragazzi che vivono in condizioni di grave disagio familiare e si intruppano nelle baby gang». Andrea è felice di quello che raccoglie nelle scuole. La sua è diventata una vera e propria missione. Non ci sono però solo le scuole nel lungo e fitto calendario degli incontri e delle presentazioni del libro. Andrea ha potuto confrontarsi anche con persone adulte, in librerie, centri culturali e convegni a cui è stato invitato per la presentazione del suo libro.
«Mai dire: tanto le cose non cambiano»
«Mi hanno invitato persino i certosini di Serra San Bruno». Mai un’azienda, però. «Strano, vero?» ammicca Franzoso. Con i ragazzi è diverso. Quando parla di loro gli si illumina il volto. «I giovani non si rassegnano. Gli adulti non devono spegnere quella luce nei loro occhi. Non devono dire «tanto le cose non cambiano», che conta più essere furbi che onesti. I giovani hanno bisogno dei valori come dell’aria, hanno bisogno di credere che questo mondo lo possono cambiare, con il loro impegno, il sacrificio e la gioia».
Daniela Fassini
Avvenire.it, 24 febbraio 2018