«Vietare di uccidere è il solo argomento di natura che si oppone all’eutanasia. Non è ancora stato bene usato dagli oppositori». Lo ha detto in una intervista Jean-Marie Le Méné, Presidente della Fondazione Jérȏme Lejeune.
«L’unica risposta (ai fautori dell’eutanasia) è quella che consiste nell’opporsi all’atto di dare la morte. Bisogna rifiutare che la società dia alla medicina il diritto di dare la morte ai suoi pazienti. Cosa che è in perfetta contraddizione con la vocazione e la pratica dell’arte medica. Vietare di uccidere è il solo argomento di natura che si oppone all’eutanasia. Non è ancora stato bene usato dagli oppositori».
Con queste parole, Jean-Marie Le Méné, Presidente della Fondazione Jérȏme Lejeune, conclude un’intervista rilasciata qualche giorno fa a Le Boulevard Voltaire in risposta ai 156 deputati francesi che su Le Monde hanno lanciato un appello per la legalizzazione dell’eutanasia citando l’esempio della Legge Veil (legalizzazione dell’aborto).
Gli argomenti riproposti per legalizzare l’eutanasia sono gli stessi e potrebbero sembrare sorprendenti. Jean-Marie Le Méné li prende in esame uno ad uno iniziando dall’ostacolo morale che, afferma numeri alla mano, non esista più: infatti, l’89% dei francesi è favorevole all’eutanasia (dati riportati da La Croix, giornale cattolico). Altro punto: gli argomenti di giustizia: solo i francesi benestanti possono permettersi di andare all’estero per porre fine alla loro vita e questa ingiustizia deve finire. Argomenti di legalità: secondo dati recenti da 2000 a 4000 casi di eutanasia nascosta negli ospedali francesi. Cambiando le regole la pratica non sarà più illegale e rischiosa.
Ancora Le Méné continua nell’intervista enumerando altre situazioni come quelle riguardanti i problemi di coscienza, facilmente superabili perché l’eutanasia sarà a richiesta e non obbligatoria per i medici. Altro argomento riguarda il mondo dello spettacolo. Una persona di questo mondo che va all’estero per morire rende il tema sempre più popolare.
Ultimo aspetto quello riguardante il confronto con l’aborto. Come siamo stati capaci di votare il diritto all’aborto così potremmo votare anche quello riguardante il fine vita. Sembra che così non ci sia scampo, la strada è segnata e non diciamo, conclude il Presidente della Fondazione Lejeune, che ci sono le cure palliative. Anche i favorevoli all’eutanasia sono per le cure palliative. C’è solo una risposta contro l’eutanasia: opporsi a dare la morte! Il medico deve essere per la vita e basta!
E poi c’è anche l’altro grande capitolo dell’eutanasia “altruista” legata alla donazione degli organi, come dimostra il dibattito aperto in Belgio dove la fonte di organi da pazienti che scelgono l’eutanasia si dimostra sempre più importante.
L’Italia si è già messa sulla cattiva strada, speriamo che si fermi prima che sia troppo tardi.
Andrea Bartelloni
La Nuova Bussola Quotidiana, 8 marzo 2018