Quella della morte di Arnaud Beltrame, il tenente colonnello morto dopo essersi offerto di rimpiazzare un ostaggio nelle mani di un terrorista islamico, non è solo una storia di coraggio e di eroismo. È una storia di eroismo cristiano.
Quella della morte di Arnaud Beltrame, il tenente colonnello morto dopo essersi offerto di rimpiazzare un ostaggio nelle mani di un terrorista islamico, non è solo una storia di coraggio e di eroismo. È una storia di eroismo cristiano. Testimoniata da un sacerdote, un canonico dell’abbazia di Lagrasse, un’antica abbazia benedettina affidata ai Canonici della Madre di Dio, una comunità religiosa nata nel 1969, che l’hanno restaurata salvandola dalla rovina e che è oggi sede di una comunità viva e attiva, formata da più di trenta membri. Il canonico offre un quadro del percorso spirituale compiuto da Arnaud e dalla sua fidanzata Marielle; e offre anche una spiegazione più profonda dei motivi che hanno spinto Arnaud.
Niente obbligava Arnaud a compiere quel gesto; e infatti c’è stato sui social chi ha rimproverato ai suoi colleghi di averglielo permesso. Ma leggiamo qualche brano della testimonianza del sacerdote, che ha incontrato causalmente due anni fa il gendarme e Marielle “con cui si è sposato civilmente il 27 agosto 2016. Abbiamo simpatizzato rapidamente e mi hanno chiesto di prepararli al matrimonio religioso che avrei dovuto celebrare vicino a Vannes il 9 giugno prossimo”.
In questi due anni Arnaud, Marielle e il sacerdote hanno trascorso parecchie ore a lavorare su quelle che dovrebbero essere le basi della vita coniugale. Ne è nato un rapporto di grande amicizia: “Il 16 dicembre ho benedetto la loro casa e abbiamo completato il dossier canonico per il matrimonio. La bellissima dichiarazione di intenti di Arnaud mi è giunta quattro giorni prima della sua morte eroica”.
Arnaud e Marielle partecipavano regolarmente alla vita dell’abbazia, partecipavano alle messe, seguivano le conferenze e gli incontri. Erano parte di un gruppo di fede, Nostra Signora di Cana. Facevano parte della squadra di Narbonne. “Sono venuti ancora domenica scorsa”, dice il sacerdote. Il canonico descrive Arnaud come una persona estroversa, intelligente, sportiva e coinvolgente. La fede per lui era giunta in età adulta, verso i trentatré anni; era cattolico di nascita, ma la sua famiglia non era praticante. Nel 2008 ha vissuto una conversione improvvisa: “Ha ricevuto la prima comunione e la cresima dopo due anni di catecumenato, nel 2010. Dopo un pellegrinaggio a Sant’Anna di Auray, nel 2015, dove chiese alla Vergine Maria di incontrare la donna della sua vita, si è legato con Marielle, la cui fede è profonda e discreta. Il fidanzamento è stato celebrato a Pasqua 2016 nell’abbazia bretone d Timadeuc”.
Arnaud amava molto il suo lavoro e il suo Paese; e la conversione lo ha portato a scoprire le profonde radici cristiane della “Figlia maggiore della Chiesa”, come era un giorno definita la Francia. E infine si arriva al momento drammatico di Trèbes, quando il terrorista islamico, dopo aver già ucciso, prende una donna in ostaggio, e Arnaud si offre al suo posto. Lasciamo la parola al sacerdote: “Consegnandosi al posto degli ostaggi è probabilmente animato con passione dal suo eroismo di ufficiale, perché per lui, essere gendarme voleva dire proteggere. Ma sa il rischio altissimo che prende. Sa anche della promessa di matrimonio religioso che ha fatto a Marielle, che è già civilmente la sua sposa e che ama teneramente, ne sono testimone. Allora? Aveva il diritto di prendere un tale rischio? Mi sembra che solamente la sua fede può spiegare la “follia” di questo sacrificio che fa oggi l’ammirazione di tutti. Sapeva come ci ha detto Gesù, che “non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici”. Sapeva che se la sua vita apparteneva a Marielle, apparteneva anche a Dio, alla Francia, ai suoi fratelli in pericolo di morte. Credo che solo una fede cristiana animata dalla carità poteva chiedergli questo sacrificio sovrumano”.
Il seguito lo sappiamo. Il sacerdote ha potuto raggiungere l’amico in ospedale, vivo ma incosciente, dargli l’unzione degli infermi, e la benedizione apostolica in articulo mortis. Non può, come forse sarebbe stato desiderio di Arnaud e Marielle, unirli in matrimonio, perché Arnaud non era cosciente. Che altro c’è da dire? Forse la Chiesa potrà vedere in questo, come in altri casi, una testimonianza eroica di carità cristiana. Personalmente ce lo auguriamo. Tutto quello che possiamo dire è fare nostro un commento che abbiamo letto sul web: “E io davo la Francia per persa…”. No, finché ci sono persone come Arnaud Beltrame.
Marco Tosatti
La Nuova Bussola Quotidiano, 26 marzo 2018