Qual era l’amore più grande dello scrittore?
L’autore cattolico J.R.R. Tolkien è ben noto per il suo regno mitologico della Terra di Mezzo e la saga de Il Signore degli Anelli. Una ricerca del 1997 ha votato quest’opera come “libro del secolo”.
Pochi, però, hanno familiarità con il suo amore più grande, che gli ha dato una forza profonda nei momenti più difficili.
Per scoprire quale fosse dobbiamo aprire una lettera indirizzata al figlio Michael, che all’epoca aveva 21 anni e problemi sentimentali. Tolkien gli scrisse per condividere i suoi consigli sulle donne, ma riferì anche al figlio quale fosse il suo amore più grande:
Nell’oscurità della mia vita, tanto frustrata, metto davanti a te l’unica grande cosa da amare sulla Terra: il Santissimo Sacramento… In esso troverai romanticismo, gloria, onore, fedeltà e la vera via di tutti i tuoi amori sulla Terra.
Molti anni dopo, quando Michael aveva 43 anni, Tolkien ricevette una lettera dal figlio depresso che cercava consolazione. Sembra che Michael avesse scritto al padre della sua “fede calante” e avesse iniziato a dubitare se Dio o la Chiesa cattolica fossero veri. Questa fu la risposta di Tolkien:
L’unica cura per la fede che viene meno è la Comunione. Anche se sempre se stesso, perfetto, completo e inviolato, il Santissimo Sacramento non opera completamente e una volta per tutte in ciascuno di noi. Come l’atto di fede, dev’essere continuo e crescere con l’esercizio. La frequenza è uno degli effetti principali. Sette volte a settimana nutre più che sette volte a intervalli.
Tolkien andava a Messa tutti i giorni in una chiesa vicina, e il suo figlio maggiore John diventò sacerdote ed era accanto al padre sul letto di morte. Probabilmente gli diede l’estrema unzione e la Santissima Eucaristia mentre passava da questa vita a quella successiva.
Non sorprende che nella Terra di Mezzo di Tolkien ci fosse un tipo speciale di pane chiamato lembas, che sostenne Frodo e Sam mentre raggiungevano il luogo in cui si sarebbe concluso il loro viaggio.
Il lembas aveva una virtù senza la quale sarebbero morti da tempo. Non soddisfaceva il desiderio, e a volte la mente di Sam era piena di ricordi di cibo e della voglia di pane e carne. E tuttavia questo pane elfico aveva una potenza che aumentava man mano che i viaggiatori confidavano solo su di esso e non lo mescolavano ad altri cibi. Nutriva la volontà, e dava la forza per sopportare e tenere in piedi tendini e arti al di là delle capacità dei mortali.
Per Tolkien, l’Eucaristia era quel “pane” o “cibo per il cammino” che lo sosteneva in ogni prova. Se le sue storie possono essere tra le opere più popolari di tutti i tempi, non erano il suo amore più grande. Era Gesù, realmente presente nel Santissimo Sacramento, che Tolkien amava al di sopra di tutto.
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]
Philip Kosloski
Aleteia, 27 marzo 2018