Leader religiosi uniti in difesa della libertà religiosa e della circoncisione maschile. Si apre domani, alla Nordic House di Reykjavík, una Conferenza promossa dal Forum interreligioso d’Islanda per impedire che il Parlamento approvi la legge che chiede di rendere illegale la circoncisione maschile. Tra i partecipanti anche padre Heikki Huttunen e mons. Duarte da Cunha, segretari generali della Conferenza delle Chiese europee e del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa. Abbiamo sentito padre Jakob Rolland, portavoce del Forum interreligioso: “Molti sono spaventati, hanno come l’impressione che questa legge sia solo il primo passo verso un nuovo periodo di antisemitismo”.
Una conferenza alla Nordic House di Reykjavík sulla circoncisione maschile, promossa martedì 17 aprile dal Forum interreligioso d’Islanda, un gruppo informale di 17 organizzazioni religiose, ebrei, musulmani, cristiani. Un momento di dialogo e confronto per esprimere pubblicamente opinioni e preoccupazioni rispetto ai diritti umani e alla libertà di religione con riferimento a una legge fortemente contestata dai leader religiosi che si sta dibattendo al Parlamento dell’Islanda. Presentata da 7 parlamentari, la legge mira a rendere illegale la circoncisione maschile, pratica eseguita per motivi culturali e religiosi da ebrei e musulmani in diverse zone del mondo. La legge prevede addirittura fino a 6 anni di carcere per chi pratica la circoncisione senza motivi sanitari. Saranno presenti alla Conferenza relatori di spicco provenienti non solo dall’Islanda: sono rappresentanti religiosi ma anche medici, ostetrici e urologi. Tra i partecipanti figurano anche padre Heikki Huttunen, segretario generale della Kek (Conferenza delle Chiese europee), e mons. Duarte da Cunha, segretario generale del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa), segno dell’interesse con cui le Chiese europee stanno seguendo la vicenda islandese. “La maggioranza della popolazione e probabilmente anche del Parlamento sono a favore di questa legge”, dice al Sir padre Jakob Rolland, portavoce del Forum che promuove la Conferenza. “Se la legge dovesse essere approvata, l’Islanda diventerebbe il primo Paese nel mondo a vietare la circoncisione. Vuol dire che gli ebrei e i musulmani sono di fatto obbligati a lasciare il Paese”. La legge per essere approvata deve essere discussa in Parlamento almeno 3 volte. Al momento è stata discussa una volta e non sono state rese ancora note le date delle altre due discussioni.
Padre Rolland, che cosa vi preoccupa come leader religiosi?
L’Islanda è un’isola e c’è la tendenza a sentire soltanto una voce. Finora è stata ascoltata solo la voce di coloro che sono a favore della legge. L’organizzazione di questa Conferenza è per dare agli ebrei e ai musulmani la possibilità di far conoscere all’opinione pubblica, attraverso i media, le loro ragioni. La legge a nostro parere mette in questione i diritti umani e la libertà religiosa. Questo è il punto.
Ci può spiegare perché secondo voi questa legge è contro la libertà di religione?
Se una famiglia ebrea che vive in Islanda e deve – secondo la legge ebraica – fare la circoncisione al proprio figlio entro l’ottavo giorno, rischia addirittura una pena di 6 anni di prigione, se la legge passa. È una pena pesantissima che obbliga di fatto le famiglie ebree ad uscire dal Paese. Significa che viviamo in Islanda la stessa situazione del 1933 quando Hitler ha preso il potere in Germania. Molti sono spaventati, hanno come l’impressione che questa legge sia solo il primo passo verso un nuovo periodo di antisemitismo.
Che cosa ha spinto i parlamentari a presentare una legge sul divieto della circoncisione? Temono per la salute del bambino?
Non temono per la salute del bambino. Coloro che appoggiano questa legge, affermano che il progetto è a favore del diritto del bambino. Ritengono che non si può intervenire sul suo corpo senza una reale necessità medica, con una pratica dalla quale non è possibile tornare indietro e senza che questa decisione sia frutto di una sua scelta personale e coscientemente voluta. Ma la stessa Dichiarazione delle Nazioni Unite dice che il bene primario del bambino è quello di crescere nel suo ambiente familiare, culturale e religioso che assicura al bambino uno sviluppo armonioso e completo della sua personalità. Noi quindi riteniamo che se la legge dovesse passare, il danno recato al bambino può essere grave, perché si rischia di staccarlo dalla sua cultura, dalla sua famiglia, dal suo ambiente.
Che messaggio l’Islanda rischia di dare all’Europa?
Non soltanto all’Europa, ma al mondo intero. È sostanzialmente un attacco agli ebrei, perché per loro la circoncisione è un obbligo. Vuol dire che gli ebrei non sono persone grate in Islanda. Vuol dire che il Paese sta chiedendo un cambiamento nella pratica religiosa. Ma non è possibile forzare una persona a cambiare la sua religione con una legge. Il danno diplomatico sarebbe poi molto importante ed avrebbe anche ricadute economiche. Le persone circoncise nel mondo sono un terzo della popolazione. La circoncisione è praticata non solo per ragioni religiose, ma anche per motivi di salute. Soprattutto in Africa, ma anche negli Stati Uniti più dell’80% dei maschi sono circoncisi.
Che cosa sperate ora? Quali risultati concreti vi attendete dalla Conferenza?
Il risultato c’è già. Sono andato dal ministro degli Affari esteri dell’Islanda per presentare la Conferenza e la lista dei partecipanti e lui, due giorni dopo, ha pubblicato una Dichiarazione molto forte per chiedere ai parlamentari di pensare due volte prima di approvare questa legge, considerando soprattutto l’immagine dell’Islanda nel mondo. Per noi è già un successo.
Chiara Biagioni
SIR, 16 aprile 2018