Un “genio del computer”, una “ragazza popolare” e un “bel cervello”.
Quando si leggono le vite dei santi, a volte si può rimanere scoraggiati perché non se ne trova neanche uno che ci assomigli anche solo lontanamente. Può sembrare che solo sacerdoti, suore e monaci possano diventare santi.
Nulla, però, è più lontano dalla verità, come sottolinea chiaramente Papa Francesco nella sua esortazione Gaudete et exsultate.
Per essere santi non è necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi. Molte volte abbiamo la tentazione di pensare che la santità sia riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto tempo alla preghiera. Non è così. Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova.
I giovani in particolare sono in grado di diventare santi, anche se spesso pensiamo che sia impossibile. Il loro zelo e la loro energia, se convogliati nella direzione giusta, possono cambiare il mondo.
Ecco tre adolescenti che provano come la santità sia possibile per chiunque e come Dio usa i doni e i talenti giovanili per la sua maggior gloria.
Beata Chiara Badano
Chiara era una ragazza popolare con molti amici. Amava praticare sport, cantare, ballare e uscire con i suoi coetanei. A 17 anni è rimasta paralizzata e ha offerto tutto a Dio, dicendo: “Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch’io”. È morta di cancro a 18 anni dicendo: “Siate felici perché io lo sono”.
Servo di Dio Carlo Acutis
Carlo amava l’informatica e usava il computer per diffondere la fede. Una delle sue esperienze informatiche più significative è stata la catalogazione di tutti i miracoli eucaristici del mondo. Diceva: “Più Eucaristie riceveremo e più diventeremo simili a Gesù e già su questa terra pregusteremo il Paradiso”. È morto di leucemia a 15 anni.
Serva di Dio Anna Zelíková
Anna era una semplice adolescente che amava teneramente Gesù. Ha scritto: “La vera bellezza è nascosta nella fedeltà nelle piccole cose. Ho sempre desiderato compiere gesti d’amore grandi ed eroici, ma quando ho visto che non ne ero capace ne sono rimasta addolorata. Ora trovo grande eroismo proprio nelle piccole cose, e quindi non ho il minimo rimpianto per il fatto di poter fare o meno qualcosa”. È morta di tubercolosi a 17 anni.
Philip Kosloski
Aleteia, 13 aprile 2018